«Da settimane la Rai è ferma nella palude. Da settimane assistiamo a un ignobile mercato delle vacche per i ruoli apicali e per le direzioni. Si tratta sulle poltrone mentre il pavimento della casa sta per crollare». A puntare il dito in questi termini è l'esecutivo dell'Usigrai.
«Si parla di privatizzazione - con i peana di certi quotidiani che percepiscono finanziamenti dal fondo per il pluralismo alimentato dal canone Rai - per non affrontare, invece, il vero problema: la legge che decide la governance della Rai, consegnata dalla riforma Renzi - continua l'Usigrai - nelle mani dell'esecutivo di turno. Discussioni strumentali pur di non applicare l'European Media Freedom Act che impone agli stati membri che a nominare gli amministratori del servizio pubblico non sia il governo. Regolamento europeo che impone anche certezza e indipendenza di risorse per i servizi pubblici radiotelevisivi».
«Eppure la Rai, nonostante i colpi alle fondamenta inferti da questo vertice che ha fatto fuggire volti noti e interi settori di pubblico verso competitor privati per perseguire un delirante 'cambio di narrazione', ha ancora un ruolo centrale nella vita del Paese. Lo vediamo dai grandi eventi sportivi come le Olimpiadi, da Sanremo, dall'informazione sui più importanti fatti di cronaca (elezioni francesi a parte), ma anche dalla capillare informazione regionale sul territorio, che nonostante i continui tagli lineari al budget, non perde ascolti. La Rai - conclude l'esecutivo dell'Usigrai - è un patrimonio del Paese: va tolta dal controllo dei partiti (tutti), affidata a manager preparati e indipendenti, nell'esclusivo interesse dei cittadini». (Ansa, 6 agosto 2024)