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Anniversario 23 Set 2015

Trent'anni fa il barbaro assassinio di Giancarlo Siani. Lorusso: "La sua vicenda faccia riflettere"

Il 23 settembre 1985 il giovane cronista precario del Mattino di Napoli fu ucciso per mano della camorra. Aveva 26 anni. Il messaggio della FNSI: "Onorare la sua memoria significa farsi carico dei troppi giornalisti minacciati"

Il 23 settembre 1985 il giovane cronista precario del Mattino di Napoli fu ucciso per mano della camorra. Aveva 26 anni. Il messaggio della FNSI: "Onorare la sua memoria significa farsi carico dei troppi giornalisti minacciati"

di Raffaele Lorusso

Ricordare Giancarlo Siani nel trentennale del suo barbaro assassinio non è soltanto un dovere. È anche e soprattutto un tributo alla memoria di un giovane cronista ammazzato dalla camorra per aver mantenuto la schiena dritta e di quanti hanno pagato con la vita la lotta alle mafie e al malaffare. Aveva 26 anni ed era un precario del Mattino di Napoli, Giancarlo Siani. La sua passione, la sua costante ricerca della verità, la sua propensione a fare domande scomode e a denunciare pratiche criminali restano un esempio indelebile di giornalismo investigativo.
La sua vicenda umana e professionale deve rappresentare un monito per le istituzioni e spingerle ad affrontare il problema dei troppi cronisti minacciati dalle mafie e costretti a vivere sotto scorta. Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante che influisce negativamente sull'esercizio del diritto di cronaca e sulla libertà di stampa nel nostro Paese. Se l'Italia continua a perdere posizioni nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, le ragioni vanno cercate anche nell'aumento esponenziale dei cronisti minacciati dalle organizzazioni criminali. Se poi si considera che in alcuni casi a finire nel mirino delle mafie sono giornalisti che, esattamente come Giancarlo Siani, vivono in una condizione di precarietà lavorativa, si comprende la gravità di una situazione di fronte alla quale non si può tacere. Serve una presa di coscienza collettiva e un'assunzione di responsabilità da parte di giornalisti, editori ed istituzioni. La professione giornalistica si alimenta di passione, ma senza tutele e garanzie, non soltanto contrattuali, si corre il rischio scivolare verso un'informazione meno libera e sempre più condizionata. Non c'è bisogno di eroi, ma di professionisti liberi soprattutto dal bisogno. Denunciare il malaffare, non smettere mai di cercare e raccontare la verità, non aver paura di fare domande scomode, non lasciare soli i giornalisti minacciati, non abbassare la testa: è l'unico modo per onorare ogni giorno la memoria di Giancarlo Siani e di quanti, come lui, sono morti nel compimento del dovere di informare.

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