CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Internazionale 01 Ago 2014

Siddi: l’Italia accolga drammatico appello di collega irachena Fnsi e Ifj unite nello sforzo per libertà d’informazione

“Il drammatico appello di una giornalista irachena, che in passato ha fatto uno stage in Italia all’AdnKronos e che ora sta rischiando ogni giorno la vita con la sua famiglia preoccupa tutta la comunità dei giornalisti italiani della Fnsi, che auspica un ascolto attento e immediato delle Autorità istituzionali del nostro Paese. La notizia e l’appello rilanciati oggi da Aki-AdnKronos della vita diventata impossibile per la collega irachena Z.N., per suo marito e per i loro due bambini a causa della sua attività di giornalista e della sua condizione di donna di fede sciita che ha sposato un sunnita, lascia sgomenti e richiama solidarietà forte.

“Il drammatico appello di una giornalista irachena, che in passato ha fatto uno stage in Italia all’AdnKronos e che ora sta rischiando ogni giorno la vita con la sua famiglia preoccupa tutta la comunità dei giornalisti italiani della Fnsi, che auspica un ascolto attento e immediato delle Autorità istituzionali del nostro Paese. La notizia e l’appello rilanciati oggi da Aki-AdnKronos della vita diventata impossibile per la collega irachena Z.N., per suo marito e per i loro due bambini a causa della sua attività di giornalista e della sua condizione di donna di fede sciita che ha sposato un sunnita, lascia sgomenti e richiama solidarietà forte.

Le violenze e gli assassini settari in Iraq dove le milizie estremiste stanno prendendo di mira, per ragioni di settarismo religioso i connazionali che hanno dato famiglie miste (sciita-sunnita), sembrano ormai assolutamente fuori controllo.
La Fnsi sta sostenendo da mesi le campagne della Federazione Internazionale dei Giornalisti (Ifj) perché siano fermati gli attacchi di questo genere e sia consentito ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro in autonomia e in sicurezza. Appena pochi giorni fa al recente congresso della Federazione dei Giornalisti Iracheni a Baghdad, il Presidente della Ifj, Jim Boumelha, ha rilanciato un forte appello al recupero della grande saggezza storica dei cittadini iracheni per assicurare giustizia sociale e diritti professionali e di libertà a tutti i giornalisti.
La Fnsi si unisce, inoltre, alla Ifj nella richiesta al Governo di Baghdad perché faccia ogni sforzo per indagini serie sulle violenze e per la sicurezza dei giornalisti e delle loro famiglie.
Alle Autorità del nostro Paese, la Fnsi chiede un impegno speciale per valutare la drammaticità dell’appello della giornalista, reso noto dall’AdnKronos, che corre il rischio della vita con la sua famiglia, anche al fine di verificare la possibilità di assicurarle, per i suoi legami con l’Italia, un aiuto diretto ospitandola nella nostra Ambasciata e aprendo una procedura per la concessione dell’asilo politico.  Urge davvero una iniziativa umanitaria e di alto valore democratico”. Roma, 1 agosto 2014

 

IRAQ: DRAMMATICO APPELLO DI UNA GIORNALISTA, AIUTATEMI, RISCHIO LA VITA
LETTERA DA BAGHDAD A AKI-ADNKRONOS, MINACCIANO DI MORTE ME E I MIEI FIGLI PER MOTIVI RELIGIOSI

"Vivo in Iraq da quando sono nata, ma ora ho difficoltà a vivere in questo Paese a causa delle minacce di morte che stiamo subendo io e la mia famiglia per motivi religiosi e settari". È la drammatica denuncia di una giornalista irachena residente a Baghdad, Z.N., che non vuole rendere pubbliche le sue generalità per timore di ritorsioni. Z.N. ha partecipato con altri connazionali a un corso di formazione a Roma promosso dal ministero degli Affari Esteri e organizzato dal gruppo Adnkronos. Ora ha scritto alla Adnkronos nel tentativo di trovare una via d'uscita a una situazione che mette a rischio la sua vita e quella dei suoi cari. A Baghdad, spiega la giornalista Z.N., il conflitto tra sunniti e sciiti ha reso il clima "sempre più pericoloso". "Una settimana fa - racconta - mio marito ha ricevuto una telefonata: o prendi i tuoi figli e te ne vai, ma senza tua moglie, o morirai", ha rivelato la giornalista nella lettera ad Aki-Adnkronos International. "La ragione di questa minaccia - spiega - è che io sono sciita e lui sunnita, anche se tutti e due abbiamo idee liberali e siamo contrari alle divisioni settarie".      La giornalista racconta che lei e suo marito si sentono in trappola: "non possiamo sporgere denuncia alla polizia locale poiché i membri stessi della polizia nelle aree sciite fanno parte della cosiddetta 'Asaib Ahl al-Haq', ovvero la 'Lega dei Giusti', che è una milizia sciita paramilitare accusata di compiere attacchi indiscriminati contro i sunniti soprattutto nei pressi di Baghdad sia in quartieri a maggioranza sciita che con popolazione mista".
Secondo un rapporto di Amnesty International diffuso ieri le violenze delle milizie paramilitari sciite sono aumentate dopo che estremisti sunniti dello Islamico (Isil) hanno conquistato una buona parte dell'ovest del Iraq. (Segue)"Per allontanarci da questi problemi io, mio marito e i nostri due bambini, un maschietto di 4 anni ed una bimba di solo 2, abbiamo iniziato a spostarci da una zona all'altra nel tentativo di lasciarci alle spalle questo settarismo", spiega la giornalista, che aggiunge: "dovunque andiamo, gli stessi problemi si ripresentano come se ci dessero la caccia".
Nella lettera appello all'Aki, la giornalista rivela che la sua situazione non è isolata e che a Baghdad sono da tempo in corso aggressioni e omicidi per motivi settari. "Ieri l'altro - racconta - la polizia ha trovato i cadaveri di due donne sciite a Sadr City, una zona molto vicina alla nostra, a maggioranza sciita. Sono state uccise poiché erano sposate con dei sunniti. In un'area centrale di Baghdad, Bab al-Sharqi, tre giovani che vivevano in un quartiere a maggioranza sunnita sono stati rapiti e uccisi. I loro cadaveri sono stati trovati in una zona sciita e sui loro corpi era stato lasciato un biglietto con scritto 'sunniti'". Secondo la giornalista "non c'è un luogo sicuro dove possiamo andare". Z.N. aggiunge: che "non voglio che i miei figli o mio marito vengano rapiti, o trovare i loro corpi senza vita in mezzo alla strada. E non posso nemmeno uscire dall'Iraq illegalmente e la ragione principale è la sicurezza dei miei figli. Oggi io e mio marito non sappiamo come affrontare questo problema".
"Ho pensato a un modo di salvare la mia famiglia - conclude il drammatico appello - e la mia unica soluzione è l'Italia, dove ho vissuto tra il 2007 e il 2008 e dove ho fatto un training per l'Adnkronos International. Lì ho potuto conoscere persone profondamente umane e con una grande coscienza, che mi hanno fatto  sentire come in famiglia, e questo è ciò di cui la mia famiglia ha  bisogno".      (BAGHDAD, 1 AGOSTO - ADNKRONOS)

 

IRAQ: VESCOVO BAGHDAD SU GIORNALISTA, AIUTATELA, GENTE SENZA COSCIENZA
MONSIGNOR WARDUNI, FATE QUALCOSA PER LIBERARCI DA CHI VUOLE SOLO DITTATURA MALIGNA

"Fate qualcosa per liberare l'Iraq da questa gente che non parla di diritti, che vuole solo una dittatura maligna". È un "appello a tutto il mondo, a tutti gli uomini di buona volontà, all'Europa intera, all'America e a tutte le società umane" quello che arriva da Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei e presidente della Caritas irachena, che interviene dopo la richiesta di aiuto contenuta in una lettera inviata ad Aki - Adnkronos International da una giornalista sciita irachena minacciata di morte con suo marito e i suoi figli "per motivi religiosi e confessionali".
"Ci sono cose che non fanno neanche gli animali - dice Warduni in un colloquio telefonico con Aki - Gridiamo con le nostre donne, i nostri bambini, i nostri vecchi, i nostri malati: aiutateci a liberarci da questa gente che non conosce la storia, che ha distrutto chiese e moschee, che non ha né misericordia né coscienza né religione. Chiediamo a tutti: liberateci, aiutateci perché ogni essere umano veda rispettati i diritti umani". "Questa gente è contro tutti, soprattutto contro le donne", prosegue monsignor Warduni, che parla di "cose terribili che non siamo proprio abituati a sentire". "Quando gli Usa e l'Europa sono venuti a occupare l'Iraq - aggiunge - i cristiani sempre hanno difeso il Paese, anche con il sangue dei loro soldati, dei loro figli e adesso arriva questa gente, non sappiamo da dove, con questo rancore, con questo spirito maligno che vuole far diventare tutti come desidera anche se questo è contro Dio, contro la morale, contro le donne, contro i diritti umani".
Monsignor Warduni ricorda come la "situazione dei cristiani in tutto l'Iraq sia la situazione di tutti gli iracheni: una situazione non positiva a causa della mancanza di un governo vero, dell'unità, della riconciliazione tra i diversi gruppi". E sottolinea come "la condizione peggiore in assoluto sia quella dei cristiani che vivevano da centinaia di anni a Mosul" e che sono "stati cacciati senza dignità" in un modo "terribile".
Monsignor Warduni ripercorre le tappe della fuga dei cristiani da Mosul e spera che "l'Onu, l'Unione Europea facciano qualcosa" perché "non basta dare denaro per mangiare per qualche giorno, né basta promettere di riceverli come emigrati, ma bisogna risolvere il problema, permettere che ritornino nelle loro case e riprendano a lavorare come prima per poter andare avanti con la vita".  (ROMA, 1 AGOSTO - ADNKRONOS/AKI)

 

IRAQ: UE, NULLA GIUSTIFICA MINACCE A GIORNALISTA

"Nessuna circostanza o motivazione può giustificare questo genere di minacce e azioni". Così da Bruxelles il portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea Catherine Ashton ha commentato con l'Adnkronos il drammatico appello inviato con una lettera ad Aki di una giornalista irachena, sciita, minacciata di morte perché sposata a un sunnita.
 "La Ue -ha detto Michael Mann- condanna tutte le minacce e le azioni contro i cittadini iracheni, indipendentemente dalla loro appartenenza etnica o religiosa, che hanno connotazioni settarie o politiche e cercano di dividere la società irachena". Nella dichiarazione da Bruxelles, il portavoce della Ashton ha quindi ricordato che "l'Ue ribadisce che i cittadini e i giornalisti iracheni hanno il diritto di parlare liberamente e questo include il diritto di criticare le politiche di qualsiasi attore militare o politico in Iraq".
L'Unione europea, ha concluso Mann, "è impegnata all'unità e all'integrità territoriale dell'Iraq, che comprende il mantenimento dell'unità sociale e la solidarietà tra i cittadini iracheni".  (ROMA, 1 AGOSTO - ADNKRONOS)

@fnsisocial

Articoli correlati