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Authority 17 Mar 2014

Privacy: ma la tutela è garantita solo per i politici?

“La tutela della riservatezza e della dignità personale deve essere garantita anche ai personaggi pubblici”. E quindi se Mauro Floriani è implicato nella vicenda delle prostitute minorenni dei Parioli non si deve ricordare che è il marito di Alessandra Mussolini perché lei è una parlamentare. E’ tutto virato alla protezione di politici e potenti di ogni grado l’articolo 8 della proposta di modifica del Codice deontologico dei giornalisti predisposta dal Garante per la protezione dei dati personali nel quale si afferma che “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubb lica”.

“La tutela della riservatezza e della dignità personale deve essere garantita anche ai personaggi pubblici”. E quindi se Mauro Floriani è implicato nella vicenda delle prostitute minorenni dei Parioli non si deve ricordare che è il marito di Alessandra Mussolini perché lei è una parlamentare. E’ tutto virato alla protezione di politici e potenti di ogni grado l’articolo 8 della proposta di modifica del Codice deontologico dei giornalisti predisposta dal Garante per la protezione dei dati personali nel quale si afferma che “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubb lica”.

 Quindi un muro di silenzio non solo su componenti di governo, parlamento, e altre istituzioni, ma anche su dirigenti  di ministeri, Rai, Ferrovie, e di tutte le aziende appartenenti al pubblico. Tutto l’opposto di quanto la giurisprudenza e la dottrina hanno fino ad oggi riconosciuto, è cioè che i personaggi pubblici devono avere una privacy “affievolita” proprio in funzione del loro ruolo. La proposta di modifica del Codice contiene molti altri punti del tutto inaccettabili, a partire dalla “filosofia” complessiva secondo cui la notizia non viene individuata e trasmessa al pubblico dai cronisti nell’esercizio del diritto-dovere di cronaca  che impone al giornalista di informare i cittadini in modo corretto, completo e tempestivo. Nella proposta si parla di “limiti dell’essenzialità dell’informazione”. Il risultato evidente è quello di sterilizzare la notizia di cronaca dal contesto in cui è nata e maturata e dal suo contesto storico per trasformarla in una monade isolata e a sé stante. Infatti, dice la bozza, all’art 4 che “Il giornalista evita di far riferimento, quando ciò non alteri il contenuto della notizia, a particolari relativi al passato”. Ma qualcosa di positivo per i giornalisti la bozza la contiene: il permesso di dare notizie. L’art 6 ,concede infatti che “Il giornalista può dare notizia delle situazioni di rilevante interesse pubblico o denunciare abusi relativi a luoghi di cura, detenzione, riabilitazione, trattenimento o accoglienza per stranieri, fermo restando l’impegno a rendere non identificabili le vittime di tali abusi”. Tutti luoghi che fino ad oggi, nella concezione del Garante erano off-limits per giornalisti e cittadini.

 

 

 

 

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