Pubblichiamo le adesioni che ci sono pervenute allo sciopero dei giornalisti di venerdì 9 e sabato 10 dicembre
In numerose redazioni ci si chiede qual è la posta in gioco: una lettura critica e approfondita della piattaforma presentata dagli editori al tavolo delle trattativa per il rinnovo del conratto di lavoro Fnsi-Fieg ci fornisce la chiave per capire che la posta, appunto, è alta, anzi altissima. E che la categoria si deve preparare ad una serie di mobilitazioni e scioperi di lungo periodo per respingere l'attacco degli editori e portare a casa il contratto di lavoro. Pubblichiamo, a questo scopo, l'analisi del collega della giunta esecutiva della Fnsi, Roberto Seghetti. di Roberto Seghetti 1. Contratto a tempo determinato: armonizzare la disciplina contrattuale alle disposizioni previste dal decreto legislativo 6 settembre 2001, n 368, allineando le attuali causali contrattuali con quelle di legge, che legittimeranno l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo. Spiegazione: completa liberalizzazione del contratto a tempo determinato. Oggi le ragioni "tecniche, produttive, organizzative", devono essere comprovate, accertate, concordate con il sindacato. Domani basterà di fatto l'affermazione dell'editore e molti contratti potranno essere a termine. 2. Contratto a tempo parziale: armonizzare la disciplina contrattuale alle disposizioni previste dal decreto legislativo 25 febbraio 2000 n61 e successive modificazioni così come modificato dall'art.46 del decreto legislativo n 276/2003, con particolare riferimento alla regolamentazione del lavoro supplementare o straordinario. Spiegazione: i giornalisti che hanno un contratto part time potranno prolungare l'orario di lavoro o fare gli straordinari. Così, nelle testate dove il sindacato è più debole, ti obbligano a fare il par time e poi a prolungare l'orario. Ti pagano meno e lavori lo stesso. 3. Legge Biagi: applicare la nuova tipologia di lavoro istituita dal decreto legislativo n 276/2003 (lavoro intermittente, ripartito e di inserimento) assolvendo agli adempimenti demandati dalla legge alla contrattazione collettiva di categoria, tenendo presenti le peculiari caratteristiche del contratto giornalistico e le esigenze organizzative e produttive delle aziende. Spiegazione: gli editori vogliono applicare fino in fondo tutta la legge Biagi. Per esempio, il distacco: ti mando a lavorare in un'altra casa editrice, una specie di prestito del giornalista agli amici, e senza che debba chiedere il tuo permesso. O la somministrazione di lavoro: prendo in affitto da una società esterna un intero pezzo di redazione, a tempo indeterminato, che lavorerà nella redazione, insieme ai giornalisti direttamente dipendenti. In questo contesto, vogliono concordare con la Fnsi come attuare (il negoziato è previsto dalla legge) lavoro intermittente, ripartito e contratto di inserimento. Le loro proposte? Eccole: chiedono di poter fare contratti in base ai quali il giornalista viene chiamato a lavorare solo il sabato e la domenica. La paga: il minimo contrattuale più il 20 per cento per la disponibilità, ma niente contratto integrativo. Risultato: d'un colpo verrebbero spiazzati tutti i giornalisti dipendenti da testate dove, in base al patto integrativo, il festivo viene pagato di più. Quanto all'inserimento, nel corso degli incontri tecnici gli editori hanno proposto di utilizzare questa forma contrattuale "prima" del praticantato. 4. Ferie: armonizzare la disciplina contrattuale alle disposizioni previste dall'art.10 del decreto legislativo 8 aprile 2003 n 66 con le necessarie specifiche contrattuali di chiarimento interpretativo. Spiegazione: le ferie vanno fatte e non si possono monetizzare. 5. Vicedirettori: riconoscimento della qualifica dirigenziale. Spiegazione: licenziabilità dal giornale. 6. Periodo di prova: elevare a sei mesi il periodo. 7. Settimana corta: in caso di parziale attività lavorativa settimanale chiarire che non sussiste il diritto al godimento del giorno di riposo per la settimana corta. Spiegazione: se sei malato o se fai parte del cdr e stai in permesso sindacale, non ti scatta la corta. 8. Indennità di funzione: estensione ai capi redattori ed ai capi servizio responsabili delle redazioni decentrate del trattamento normativo ed indennitario già previsto per i capi redattori centrali. Spiegazione: quando il direttore decide che non vai più bene torni indietro alla qualifica di provenienza. 9. Giorni festivi e riposo settimanale: abolire l'ultimo comma dell'articolo 19 del contratto. Spiegazione: la domenica ti pagano solo le ore effettivamente lavorate e l'orario viene esteso a 7 ore e un quarto. 10. Trasferimenti: prevedere che la disciplina dei trasferimenti non si applichi nel caso in cui il comune di nuova destinazione disti meno di 50 Km da quello della sede centrale. Spiegazione: l'editore ti può trasferire dove e quando vuole entro un raggio di 50 Km, senza chiederti il benestare e senza l'assenso del Cdr. Insomma, se sei antipatico al direttore o non scrivi quello che vogliono loro te ne vai fuori senza tanti complimenti. 11. Ferie: precisare che in caso di mancata intesa sui programmi di smaltimento delle ferie arretrate le aziende e le direzioni potranno comunque rendere operativo il programma con il rispetto delle modalità previste dal contratto. Spiegazione: se non trovi un accordo, sono loro che decidono. 12. Permessi sindacali: specificare il significato della condizione contrattuale relativa al tempo strettamente necessario per lo svolgimento della funzione in relazione al tipo di carica ricoperta ed alle modalità di comunicazione all'azienda della richiesta di permesso sindacale e dell'esaurimento dello stesso. Spiegazione: vogliono controllare quello che fai e darti i permessi solo se partecipi alle riunioni formali dell'organismo sindacale in cui sei stato eletto, per esempio il cdr. Insomma, un cappio al sindacato. 13. Malattia ed infortunio: definire il periodo di comporto per la malattia. Spiegazione: licenziabilità del malato appena finito il cosiddetto periodo di comporto (tre mesi, sei mesi?). 14. Tutela sindacale: specificare che il nulla osta dell'associazione regionale di stampa non debba essere richiesto in caso di licenziamento per giusta causa ovvero per il raggiungimento dei limiti di età. Spiegazione: così licenziano i membri scomodi dei cdr ufficialmente "per giusta causa" e l'Ars non può opporsi fino a quando non è finita la causa civile, cioè dopo 5 o sei anni. Furbi, no? 15. Redattore grafico nei periodici. Migliore specificazione delle funzioni per distinguere la figura da quella dell'impiegato grafico. Spiegazione: rendere più difficile diventare o assumere i "giornalisti" grafici nei periodici. 16. Regolamento di disciplina. Rimodulare il criterio della recidiva di cui ai nn2,3 e 4 del 2° comma fissando meglio la tipologia delle infrazioni che determinano l'applicazione dei provvedimenti disciplinari. Spiegazione: un'altra stretta, con la possibilità di arrivare più facilmente alle sanzioni, anche quelle estreme. 17. Aumenti periodici di anzianità. Rivedere la disciplina vigente sulla base delle seguenti specifiche: individuazione in cifra fissa dell'ammontare del singolo scatto con riferimento alla qualifica del giornalista secondo i valori in atto antecedentemente alla rinnovazione; per i giornalisti in servizio in possesso di un'anzianità aziendale di 15 anni, il mantenimento del numero massimo di scatti già previsto (15); individuazione in 7 del numero massimo degli aumenti periodici maturabili. Spiegazione: oggi noi abbiamo scatti biennali equivalenti al 6 per cento del minimo, che si rivalutano quando cresce la retribuzione. Con questa norma si congela la cifra una volta per tutte (tra dieci anni che potere di acquisto avrà? Diventerà come la redazionale, che via via si è rinsecchita). Gli anziani manterranno 15 scatti (ma sempre della stessa cifra fissa). I nuovi ne avranno solo 7 (sempre della stessa somma relativa alla qualifica di ingresso). Per i giornalisti sarebbe un terremoto non solo economico: oggi, anche se sei inviso ai direttori, se sei emarginato perché non accetti imposizioni, il tuo stipendio progredisce in percentuale. Domani, con questa norma, no. Come dire: saremo ancora meno autonomi. 18. Posizione parametrale: rendere permanente per i nuovi assunti la posizione parametrale prevista per i redattori di prima nomina e per i praticanti con meno di 12 mesi di servizio. Spiegazione: di fatto, i redattori ordinari di nuova nomina avrebbero lo stipendio dei redattori con meno di trenta mesi. In soldoni, i nuovi redattori guadagneranno (tra stipendio minimo e contingenza) 512 euro in meno al mese per tutta la loro vita (a quando le richieste per capi servizio e co. se passasse questa norma?) “La Federazione della Stampa ringrazia i colleghi della carta stampata, delle agenzie di stampa, delle televisioni e delle radio nazionali, degli uffici stampa e degli altri settori che hanno partecipato compattamente allo sciopero di venerdì e di ieri. La Fnsi sottolinea la partecipazione massiccia dei giornalisti, con percentuali di adesione superiori al 90%. Nel settore dei periodici lo sciopero continuerà secondo le modalità stabilite. Contrariamente alle fosche previsioni degli editori e respingendo tentativi spesso illegali di vanificare lo sciopero, i giornalisti italiani hanno continuato a dimostrare di avere ben compreso la natura dello scontro che riguarda il futuro professionale dell’intera categoria, di coloro che hanno un rapporto di lavoro dipendente e delle colleghe e colleghi precari o freelance che debbono sottostare a inaccettabili condizioni di sfruttamento. La Fnsi, forte delle adesioni alle piattaforme sindacali, proseguirà nelle prossime settimane la forte campagna di mobilitazione e di scioperi nei confronti degli editori della Fieg e dell’agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego Aran, e verificherà, nell’incontro fissato per il 14 dicembre, la disponibilità dell’associazione delle emittenti locali Aeranti-Corallo a concludere rapidamente il negoziato su basi di reciproca soddisfazione. Il Sindacato dei giornalisti continuerà con pazienza certosina a ricercare la strada del dialogo con la Fieg e con l’Aran, ma non potrà accettare di cancellare il diritto alla contrattazione ed al rispetto del ruolo professionale dei giornalisti. La situazione contrattuale e l’esito delle prime sette giornate di sciopero generale dei giornalisti italiani saranno esaminate il 19 e il 20 dicembre dalla Giunta e dal Consiglio Nazionale della Fnsi ai quali il Segretario Generale proporrà la convocazione per la metà del mese di gennaio di una riunione straordinaria della conferenza dei comitati e di fiduciari di redazione insieme alle Commissioni contrattuali. La Fnsi deve valutare con intelligenza ma anche con il massimo rigore i comportamenti dei giornalisti, ed in particolare degli iscritti al Sindacato, che hanno compiuto atti tesi a vanificare il risultato degli scioperi. Occorrerà valutare anche le decisioni di quei colleghi e strutture di base che, pur dichiarando di aderire allo sciopero, hanno attuato iniziative di lotta in contrasto con le indicazioni del Sindacato. In alcuni casi si sono verificati veri e propri comportamenti antisindacali da parte delle imprese, purtroppo con il concorso di pochi colleghi al fine di indurre precari, collaboratori e contratti a termine a lavorare, ricattati e minacciati. In altri casi, aziende dei settori dei periodici e quotidiani hanno offerto illegalmente premi in denaro e costosi beni materiali per “convincere” i giornalisti a lavorare. Una situazione che ha pochi precedenti nella storia democratica e civile del nostro Paese e che sarà denunciata pubblicamente dal Sindacato dei giornalisti.” Gli editori hanno cercato lo scontro totale: ma non sono bastate le provocazioni, le pressioni, le prevaricazioni, le lusinghe e le forzature delle aziende e di qualche direttore per fermare la protesta dei giornalisti. Per ogni testata che la Fieg è riuscita a far resuscitare in edicola, gonfia solo di pubblicità, altre sono mancate: i giornalisti sanno bene che questo confronto sindacale è oggi una frontiera su cui si scommette il futuro dell’informazione nel nostro Paese, e non sono disposti a cedere. E’ per questo che, ancora una volta, l’Associazione Stampa Romana ringrazia tutti quei colleghi di Roma e del Lazio, tanti, tantissimi, ben oltre il 90 per cento, che hanno messo in gioco la loro stessa professionalità oltre all’impegno economico, per aderire ad uno sciopero che va ben oltre la partita contrattuale, una lotta che richiama principi che sono fondamento di democrazia. Non possiamo stare a guardare mentre i nostri giornali vengono trasformati in una merce senza qualità, con giornalisti che rischiano di perdere definitivamente quei diritti fondamentali che permettono loro di tutelare la libera informazione. Quella che è in gioco è la stessa dignità del lavoro. I giornalisti sono gli inviati, i cronisti, gli scrittori, i critici, gli esperti di economia come di politica, di cultura come di sport, i titolisti e quanti organizzano tutto questo lavoro: noi chiediamo solo di poterlo fare. Bene. E’ questa la “qualità” che vogliamo dare ai nostri giornali, senza nessuna astrattezza: è questo il lavoro che nei nostri giornali è quotidianamente minacciato. Al tavolo della Fieg dovremo riportare con noi la Costituzione italiana, come base per il nostro contratto: l’art. 21, che tutela la libertà di stampa, ma anche l’art.36, che pretende compensi “dignitosi” per “un’esistenza libera”. I nostri editori invece vogliono “appaltare”, “distaccare” i giornalisti che oggi sono nelle redazioni, trasformare anch’essi in merce da prendere e dare in affitto, e continuare in una politica aggressiva utilizzando collaboratori sottopagati e privi di diritti. La nostra protesta non si può fermare qui: insieme ne decideremo gli sviluppi. Insieme, soprattutto, a quei colleghi che hanno avuto la forza di aderire in modo massiccio allo sciopero mentre gli editori mettevano in moto le macchine: grazie ai colleghi dell’Adn Kronos (oltre il 90 per cento in sciopero), del “Tempo” e della redazione romana di “Panorama” (in entrambe oltre il 50 per cento) e a tutti quelli che hanno aderito nelle condizioni più difficili. La nostra protesta, lo ripetiamo ancora, è anche o soprattutto in nome dei cittadini, che pretendono da noi una informazione sana: perché gli editori che credono nelle nostre buone ragioni (e ce ne sono, grandi e piccoli, di diversa ispirazione, che hanno dato a questo Paese una grande tradizione di libera stampa), non si fanno sentire? E’ davvero arrivato il tempo. Il Consigliere Segretario dell’Associazione Stampa Romana Silvia Garambois Il Presidente dell’Associazione Stampa Romana David Sassoli I giornalisti umbri dei quotidiani, delle agenzie, degli uffici stampa, dell’emittenza radiotelevisiva pubblica hanno risposto ancora una volta con una forte adesione allo sciopero proclamato dalla Fnsi a causa delle le pervicaci chiusure degli editori alle richieste contro lo sfruttamento del precariato, la flessibilità selvaggia, il lavoro in appalto che costituiscono i cardini della vertenza contrattuale e del futuro della professione. Mai come in questa occasione le pressioni contro l’autonomia delle redazioni,il condizionamento del lavoro dei pochi colleghi che hanno scelto di stare dalla parte degli editori, le forzature delle situazioni meno garantite, sono state tanto forti. Segno delle difficoltà della controparte che non riesce a vanificare la protesta di quanti vogliono una seria trattativa per introdurre regole certe nei rapporti di lavoro in un settore cruciale per la crescita civile e culturale di ogni paese democratico. I riscontri l’Asu li individua nella qualità dei prodotti messi sul mercato a tutti i costi, con pagine precostituite e infarcite di pubblicità offerta forse, pur di coprire spazi, a prezzi stracciati, nei redazionali che non raggiungono i normali standard professionali, e nel permanere di realtà dove non è stato possibile praticare l’astensione dal lavoro nonostante una nascente e forte domanda di sindacalizzazione. L’Asu ringrazia tutti i colleghi che hanno sostenuto con coerenza e determinazione e sacrificio le richieste della Fnsi in difesa dei principi di autonomia e di professionalità che caratterizzano il lavoro giornalistico. Il consiglio direttivo dell’Asu Perugia 12/12/2005 SIBARI - Vertenza Fieg-Fnsi e sciopero dei giornalisti, rinvio del contratto di lavoro per i giornalisti degli uffici stampa della pubblica amministrazione previsto dalla legge 150/2000, etica e deontologia professionale, accesso alla professione, diffamazione a mezzo stampa, intercettazioni, privacy, Inpgi e vergognose retribuzioni per i corrispondenti dei quotidiani, sono stati gli argomenti di un serrato dibattito nel corso dell’assemblea straordinaria dei soci del Circolo della stampa “Pollino-Sibaritide” che si sono riuniti nel salone dei Cantieri nautici dei Laghi di Sibari, sede dell’associazione. Alla riunione hanno partecipato i componenti la Giunta Esecutiva della Fnsi, Carlo Parisi (segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria) ed Ezio Ercole (vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte), il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, ed il delegato della Calabria all’Assemblea Nazionale della Casagit, Luisa Lombardo. In apertura dei lavori il presidente del Circolo, Cosimo Bruno, dopo aver ringraziato tutti i presenti per la sensibilità dimostrata, ha introdotto i temi all’ordine del giorno dell’assemblea ed ha sottolineato come di fronte a tanti problemi e difficoltà i giornalisti devono riscoprire un sempre maggiore spirito unitario e di collaborazione. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, dopo avere informato l’assemblea che l’Ordine ha riequilibrato il bilancio e che entro brevissimo tempo sarà attivata una struttura organizzativa permanente a disposizione dei giornalisti della Calabria, ha affrontato, in particolare, i temi dell’etica e della deontologia professionale che sono alla base di una corretta informazione a servizio dei cittadini. Il vice presidente dell’Ordine del Piemonte, Ezio Ercole, si è detto orgoglioso di essere ospite del Circolo della Stampa “Pollino-Sibaritide” che ha poi molto apprezzato per la vivacità e l’intensa partecipazione al dibattito sulle tematiche all’ordine del giorno. Ercole ha ricordato, poi, le comuni battaglie dei giornalisti pubblicisti che comunque avvertono il disagio di essere sfruttati e mal pagati dagli editori e per di più, a volte, costretti a subire il tentativo di relegarli nell’angolo da parte di taluni maldicenti “soloni”. Ercole ha invitato tutti a riscoprire lo spirito unitario per eliminare questi “virus” attraverso gli anticorpi etici e istituzionali che nella categoria non mancano. Dopo l’intervento di Luisa Lombardo, neo consigliere nazionale della Casagit, che ha dichiarato la disponibilità a spendersi con spirito di servizio per la categoria, ha preso la parola il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi che, dopo aver sottolineato il pieno successo dello sciopero in Calabria, che anche questa volta non ha visto alcun quotidiano in edicola, ha subito ricordato le tante battaglie condotte dal cartello formato dalle componenti sindacali “Giornalisti per il Giornalismo”, “Giornalisti Indipendenti”, “Movimento Unitario Giornalisti della Campania” e “Nuova Professione Stampa Romana”, unite da comuni obiettivi. Dopo avere elencato le tante ragioni dello sciopero dei giornalisti per la vertenza Fieg-Fnsi, Parisi ha sottolineato in particolare il tentativo degli editori di volere smantellare dalle testate i giornalisti per affidarsi a contrattisti occasionali, mal remunerati e facilmente manovrabili e la situazione dei pubblicisti corrispondenti sfruttati e mal pagati. Il dibattito ha visto la partecipazione di numerosi soci tra cui Franco Curia, Alfredo Frega, Matteo Lauria, Franco Maurella, Ernesto Paura, Emilio Panio, Benigno Le Pera che hanno posto tante domande e offerto tanti suggerimenti cui hanno dato articolate risposte i vertici dell’Ordine e del Sindacato. Un’assemblea che ha segnato, a giudizio unanime, una ulteriore crescita di questa associazione. In conclusione, è stato approvato il seguente ordine del giorno: “L’assemblea dei giornalisti del Circolo della Stampa “Pollino-Sibaritide”, riunitasi il giorno 10 dicembre 2005 nel salone dei Cantieri nautici ai Laghi di Sibari, sede del Circolo, alla presenza del Presidente dell’Ordine regionale della Calabria Giuseppe Soluri, del segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria Carlo Parisi, del consigliere nazionale per la Calabria della Casagit Luisa Lombardo, del vice presidente dell’Ordine regionale del Piemonte e componente la giunta esecutiva della Fnsi Ezio Ercole, venuta a conoscenza di quanto scritto dal sig. Vittorio Roidi, segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti, scritto denigratorio, offensivo, ingiusto nei confronti dei giornalisti pubblicisti, pubblicato su “i quaderni di Desk” (novembre2005), esprime ferma condanna e chiede al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti una ferma presa di posizione che sani tale “vulnus”, anche ricorrendo agli istituti disciplinari previsti dalla legge 69 del 1963, e dia soddisfazione alla dignità di operatori dell’informazione a tutto tondo, vilipesi nella loro professionalità e calpestati nei loro diritti”. Il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, ha auspicato che lo sciopero indetto dalla Fnsi porti allo sblocco della difficile vertenza per il rinnovo del contratto dei giornalisti. ''Mi auguro che lo sciopero indetto dalla FNSI porti allo sblocco della difficile vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro dei giornalisti''. L'auspicio arriva dal segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni alla vigilia dello sciopero della categoria di domani e dopodomani. ''La comunicazione italiana, al centro di giuste critiche sulla liberta' di informazione e sulla gerarchia di notizie che emarginano sempre piu' il tema del lavoro, vede anche nella auspicabile chiusura di questo contratto - dice Fammoni - una indebita pressione sull'autonomia professionale degli operatori dell'informazione, per quanto riguarda il tema della precarizzazione del lavoro (uno dei punti piu' controversi di questa vertenza), ampiamente praticata nel settore e che si aggiunge alle generali ingiustizie sulle condizioni di vita delle persone''. ''Anche per questo, oltre al rispetto delle scadenze contrattuali che un sindacato sempre deve rivendicare, auspico - conclude Fammoni - che lo sciopero porti con la definitiva conclusione del contratto a regole certe di cui ha bisogno questo paese''. (ANSA) «Martedì, in consiglio di amministrazione, proporrò che la Rai intervenga formalmente presso la Fieg perchè si riapra un costruttivo tavolo di trattative con il sindacato, non rinunciando, in caso di rinnovata e irresponsabile chiusura della Federazione, e di rinnovato e irresponsabile silenzio da parte del governo, a stabilire contatti diretti con i dirigenti della Fnsi». Lo afferma in una nota Sandro Curzi, consigliere di amministrazione della Rai, secondo il quale occorre «individuare subito una concreta via d'uscita da una vertenza che non è interesse di nessuno, tanto meno del servizio pubblico o del Paese, mantenere in uno stato di sterile e autolesionistico braccio di ferro». Del resto, sostiene Curzi, «l'azienda ha una lunga tradizione di buoni rapporti con i propri sindacati interni, a cominciare dall'Usigrai, e può e deve svolgere anche una funzione trainante, anzichè trainata, in una vertenza dai risvolti e dalle ricadute molto importanti sul piano sociale e democratico». «La Rai -sottolinea- non può rimanere inerte e silenziosa, senza un ruolo e senza alcuna capacità di iniziativa, anche solo a fini di mediazione e di contributo chiarificatore, sulla vertenza dei giornalisti e sullo sciopero di categoria che per due giorni blocca ancora una volta i giornali, le agenzie, i telegiornali e i radiogiornali che assicurano al Paese il naturale flusso quotidiano di informazioni, alimento essenziale di ogni società democratica». «Di fronte alle gravi ragioni che inducono i giornalisti italiani a manifestare contro le chiusure contrattuali e il revanscismo padronale degli editori, determinati a mettere in discussione le forme più elementari di tutela e di esercizio del diritto al lavoro in questo delicato settore, il servizio pubblico radiotelevisivo -sostiene Curzi-, che è anche la più importante società datrice di lavoro giornalistico, ha il dovere e il diritto di contare di più nella definizione della linea degli editori, e di assumere a questo punto una propria iniziativa, che serva anche a sbloccare una situazione che rischia di incartarsi su se stessa». (Adnkronos) Articolo21 ha espresso la ''sua piena solidarieta''' ai giornalisti della carta stampata e del sistema radiotelevisivo che sciopereranno a partire da domani. ''Uno sciopero - dice Art21 - le cui ragioni affondano in problemi tutt' altro che marginali. (ANSA) - ROMA, 8 dic - Non ci sono infatti garanzie sulla Legge 30 (la cosiddetta Biagi) e sulla legge che liberalizza i contratti a termine; l' autonomia professionale.e la liberta' d informazione sono pertanto in costante pericolo. Spiace afferma il portavoce dell' associazione Giuseppe Giulietti - dover costatare il fragoroso silenzio del governo e delle principali istituzioni del Paese sulle ragioni della mobilitazione e che confermano la grave metastasi italiana rappresentata dall irrisolto conflitto di interessi''. Per queste ragioni Articolo21 ha organizzato a Roma per martedi' 13 dicembre presso la Federazione Nazionale della Stampa un assemblea per allo scopo di presentare 'Idee e programmi per il governo della comunicazione'. (ANSA). Il Comitato di Redazione dell'Ufficio Stampa del Comune di Roma ''esprime il proprio totale e fermo sostegno alla mobilitazione dei giornalisti indetta dalla Fnsi per le giornate del 9 e 10 dicembre prossimi''. Anche gli uffici stampa della Giunta e del consiglio della Regione Lazio aderiranno allo sciopero dei giornalisti proclamato dalla Fnsi. ''La trattativa che contrappone la Fnsi alla Fieg per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico - afferma in una nota il Cdr dell'ufficio stampa del Campidoglio - e' giunta ad un incomprensibile punto di stallo dal quale e' bene si esca il prima possibile''. ''E' difficile, in particolare - prosegue la nota - non considerare provocatorio e assolutamente inaccettabile l'atteggiamento assunto dalla Fieg a fronte delle giuste rivendicazioni dei tanti, troppi giornalisti precari, costretti a condizioni lavorative sempre meno garantite. Cosi' come appare del tutto pretestuosa e parimenti inaccettabile la posizione dell'Aran di netta opposizione (ma dovremmo forse dire di ostruzionismo) alla riapertura dei negoziati con la Federazione della Stampa per la definizione dei profili professionali degli addetti stampa, malgrado una recente sentenza della Magistratura del lavoro, due direttive ministeriali e ben nove interrogazioni parlamentari abbiamo statuito esattamente il contrario''. ''E' ora - conclude il Cdr dell'ufficio stampa del Comune di Roma - che la legge 150 trovi finalmente applicazione. Lo attendono da anni le migliaia di giornalisti di tutta Italia che svolgono con estrema professionalita' l'attivita' di addetto stampa nella Pubblica Amministrazione. E' inutile, insensato, ma soprattutto profondamente ingiusto, continuare a procrastinare senza motivo l'apertura del tavolo negoziale, mortificando il lavoro di ognuno di noi e negando cio' che appare evidente agli occhi di tutti. E cioe' che i giornalisti in servizio agli uffici stampa pubblici svolgono effettivamente attivita' giornalistica e non possono continuare ad essere inquadrati con contratto amministrativo''. (ANSA) ------------------------- Gli uffici stampa della Giunta e del consiglio della Regione Lazio aderiranno allo sciopero dei giornalisti proclamato dalla Fnsi per il 9 e il 10 dicembre. ''La nuova dura protesta - si legge in un comunicato - e' la risposta alla chiusura degli editori della Fieg e dell'Agenzia per la contrattazione del pubblico impiego Aran ad ogni ipotesi di riapertura dei negoziati con la Federazione della stampa''. ''I Cdr della Regione - continua il comunicato - tornano a chiedere alle Regioni di avvalersi della loro potesta' legislativa per mettere in atto tutte le politiche necessarie alla stabilizzazione delle professionalita' giornalistiche precarie che da anni svolgono nella Pubblica amministrazione il lavoro giornalistico garantendo un'informazione istituzionale di qualita'''. (ANSA) Anche i giornalisti degli uffici stampa della Pubblica Amministrazione sono tornati a scioperare per rivendicare con l’ARAN la scrittura del loro primo contratto di lavoro previsto dalla legge 150/2000 che istituzionalizza e riconosce la funzione dell’Ufficio Stampa e, quindi, del giornalista, all’interno degli apparati del pubblico impiego, quale garanti della trasparenza e del diritto d’informazione al cittadino. In queste due ultime giornate di sciopero e di blocco dell’informazione degli Enti Pubblici si colloca la resistenza del Presidente dell’ARAN nel rinviare ogni decisione e impegno di apertura della trattativa con la FNSI e con le altre associazioni di categoria interessate alla scrittura del primo contratto di lavoro dei giornalisti degli uffici stampa della Pubblica Amministrazione, ad una fase successiva e dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza del giudice del Tribunale del Lavoro di Roma, che lo scorso 26 ottobre riconosceva alla FNSI il diritto di partecipare al tavolo di lavoro per la stesura del contratto di lavoro, che le OO.SS. Confederali della Funzione Pubblica CGIL – CISL e UIL rigettano, con stupore da parte di migliaia di dipendenti pubblici coinvolti nel nostro Paese nella erogazione di questo importante e strategico servizio strettamente legato agli interessi dell’opinione pubblica in quanto va ad incidere nei processi di rinnovamento funzionale degli apparati statali e della Pubblica Amministrazione. Una posizione, questa, contestata dalla FNSI e non solo in quanto il Presidente dell’ARAN si è rimangiato la parola data (promessa fatta in una lettera pubblicata dal quotidiano economico “Il Sole 24Ore” lo scorso 13 agosto), esprimendo anche in un recente convegno svoltosi a Roma giudizi pesanti sulla stessa legge 150/2000, frutto di sei anni di dibattimento nel Parlamento italiano per dare seguito alla legge 241/1990, che costituisce un primo passo importante per un processo di democrazia reale e non apparente del nostro Paese, in quanto riconosce i diritti del cittadino nel rapporto con la Pubblica Amministrazione che deve garantire trasparenza, informazione, efficacia ed efficienza dei servizi. Quanto sta avvenendo su questo delicato e strategico problema del riconoscimento delle funzioni del giornalista che opera negli uffici stampa della Pubblica Amministrazione è il segno emblematico di un Paese che non funziona e che sta complicando il rapporto fiduciario tra il cittadino – lavoratore e le Istituzioni con l’aggravio che per potere trovare il rispetto delle regole e l’affermazione della giustizia, nel senso dell’affermazione pure dei diritti e doveri del dipendente pubblico, dovranno essere magistrati e giudici a stabilire le regole della correttezza e della legalità, quanto si sa che deve essere ciascun uomo a saper discernere e testimoniarle. Se non si apre immediatamente la contrattazione per approvare il primo contratto di lavoro dei giornalisti degli uffici stampa della Pubblica Amministrazione saranno i Tribunali a dire la loro e di fronte a delle omissioni d’ufficio così gravi (tale alcuni considerano la posizione dell’attuale Presidente dell’Aran e delle OO.SS. Confederali CGIL-CISL-UIL) qualcuno deve pur pagare i danni che migliaia di lavoratori dell’area della informazione e comunicazione istituzionale sono costretti a subire per ragioni pretestuose assunte di fronte ad una legge dello Stato arricchita da un Decreto del Presidente della Repubblica e chiarita da un Decreto della Presidenza del Consiglio su proposta di un Ministro della Funzione Pubblica. Una vicenda che va affrontata con il massimo senso di responsabilità e partecipazione, così come il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha auspicato nel suo messaggio inviato ai partecipanti del Salone Europeo COM-PA 2005. “La comunicazione istituzionale, nel quadro dei fondamentali principi della trasparenza e dell’efficacia dell’azione amministrativa, costituisce una risorsa, una strategia vincente per raccogliere le nuove e difficili sfide della società contemporanea. L’iniziativa diventa strumento di riflessione comune e di approfondimento sotto i profili giuridico, tecnologico ed organizzativo, in una prospettiva di sviluppo e progresso delle nostre istituzioni, nel contesto europeo”. Che si parta da questi concetti chiari per definire al più presto le regole ed il ruolo del comunicatore istituzionale per essere soggetti attivi nei processi di sviluppo e progresso del Paese. Non servono al Paese e al cittadino le politiche dei Sepolcri imbiancati. Franco Bartucci I giornalisti italiani sono ancora volta costretti a scioperare per due giorni. Lo fanno non a cuor leggero, ma l'ennesimo sciopero si è reso necessario per le posizioni inaccettabili assunte dalla Fieg, la Federazione degli editori di giornali. Cerchiamo di spiegare, in sintesi, il nodo principale da sciogliere. Il giornale è considerato dalla legge italiana "opera collettiva dell'ingegno". E' una definizione a cui noi giornalisti teniamo molto. "Opera": perché - anche nelle sue forme moderne e smaterializzate di giornale radio o di giornale sul web o di notizie sul telefonino - è il prodotto di un lavoro, quindi ha un valore economico. "Collettiva", perché è il frutto del lavoro d'insieme di un insieme di persone, la Redazione, che è l'anima del giornale, che è "il" giornale. "Dell'ingegno", perché è il risultato di un lavoro intellettuale, svolto da professionisti dell'informazione, mai e poi mai da dattilografe a cui qualcuno può imporre di scrivere sotto dettatura (e peggio ancora, dittatura). Nella definizione giuridica del giornale (che vale, ovviamente, non solo per i quotidiani e non solo per i giornali stampati su carta) è contenuta in radice la motivazione principale del nostro sciopero per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Che ha anche ovvie finalità economiche (a fronte di un lavoro spesso condotto in tempi, orari e modi disagiati anche le nostre retribuzioni, come quelle delle altre categorie, soffrono) ma ha soprattutto cause normative. Noi non vogliamo che i giornali perdano la loro identità; non vogliamo che siano spezzettabili, appaltabili all'esterno; non vogliamo che siano "riempiti" di "cose" scritte da personale precario, ricattabile, che non sente "sua" la testata e non sente "suo" il territorio. Vogliamo che chi lavora per un giornale lavori con serenità, con certezza di retribuzione e di occupazione, che non sia "costretto" a svendere la propria indipendenza di giudizio e l'adesione alle norme etiche per poter sopravvivere compiacendo un "padrone" dall'ideologia arcaica ("io pago, io comando, io determino quello che mi pare": peggio che nell'Ottocento!) ed i suoi zelanti servitori. Vogliamo che il lettore sia libero di scegliere fra giornali e telegiornali (e quant'altro) in libera concorrenza tra loro, ciascuno con una sua anima (che si incarna nelle Redazioni), con la sua fisionomia, il suo radicamento; giornali nei quali, però, i giornalisti siano liberi di ricercare la verità, non schiavi del comunicato stampa "ufficiale" o dell'imposizione. Giornali nei quali, anzi, un giornalista che si presta a scrivere sotto dettatura cose false, per quanto giovevoli a qualche potere, sia sanzionato. Giornali nei quali la mescolanza fra pubblicità e informazione sia vietata. Per fare questo occorre che le Redazioni ritrovino centralità; che i giornalisti siano assunti a tempo indeterminato; che non siano considerati come i vecchi braccianti assoldati da un caporale oggi per raccogliere pomodori, domani per potare una vigna, poi chissà... Scioperiamo per i nostri diritti, e però, cari lettori, scioperiamo anche e soprattutto per un nostro dovere: che è quello di informarvi in modo sempre più completo, libero, autonomo, professionale, credibile. Il contrario di una informazione "figlia di nessuno" che qualcuno fra gli editori vorrebbe imporre a noi giornalisti e a voi cittadini. Giuseppe Mazzarino Vicepresidente Assostampa di Puglia CdR Gazzetta del Mezzogiorno Buon giorno, L'Association des journalistes indépendants du Québec (AJIQ) http://www.ajiq.qc.ca/pige.html, che difende gli interessi dei giornalisti indipendenti, appogia vostri rivendicazioni e vostro intervento. Siamo impressionati per l'ampiezza del vostro movimento e auguriamo che la vostra solidarietà produrrà l'effetto desiderato. @@@@@@@@@@@@@@ Lili Marin, journaliste 1574, rue Gilford Montréal (Québec) H2J 1S2 CANADA +1 (514) 890-1584 Egregi Signori, dopo aver appreso del vostro ulteriore sciopero in difesa di una stampa libera voglio esprimere, a nome mio e di mia moglie, tutta la mia SOLIDARIETA'. Continuate nello sciopero, ma non solo di due giorni, ma di due mesi, due anni, vent'anni, fino a piegare la scellerata organizzazione degli editori, che già si frega le mani pensando a come potervi schiavizzare e incatenare. Siate fieri dela vostra professione, uscite dalle veline del regime, create casse di resistenza e solidarietà per proseguire nella lotta per il diritto ad un'informazione autonoma e libera. So che è facile parlare e che lo sciopero è una tassa, ma migliaia di ragazzi di redazione non possono essere schiavizzati da un 'ignobile cricca di potenti che, stravolgendo completamente le teorie del compiano Prof,. Biagi, hanno creato quella legalizzazione della schiavitù che è la legge 30, in barba a diritti, Costituzione e libertà, per avere un popolo di servi ricattabili e schiantabili. Voglio dirvi solo questo. RESISTETE, RESISTETE, RESISTETE, SCIOPERO AD OLTRANZA E SENZA FINE IN BARBA ALLE ASSURDE "REGOLE" DI UN SINDACATO ISTITUZIONALIZZATO ED ASSERVITO. Solo con lotte e sacrifici si ritrova la dignità dell'uomo libero e voi, che avete il pesante compito di svelare la VERITA' dall'oscurantismo menzognero dei tempi, TENETE DURO!!!! Non consegnate quella professione di grandi giornalisti come Enzo Biagi in mano a macellai della realtà e alla fascistazione di una delle più nobili professioni. INSISTETE!!!! Il mio cuore è con Voi! Daniele Patelli e Lorenza Tartarini Il Cdr dell’Ufficio stampa dell’Inps, nell’evidenziare che la mancata applicazione della legge 150/2000 e il relativo disconoscimento del ruolo non consente ai giornalisti che operano nelle pubbliche amministrazioni centrali di partecipare allo sciopero del 9 e 10 dicembre, esprime la propria solidarietà ai colleghi in lotta per il rinnovo del contratto e per la tutela dei diritti dei giornalisti precari. Il Cdr dell’Ufficio stampa Inps La redazione di Metro esprime piena condivisione per le motivazioni dello sciopero di due giorni indetto dalla Federazione nazionale della Stampa. Il Cdr Milazzo, 07/12/05 Al Dirigente degli Affari Istituzionali Dott. Antonino De Pasquale Oggetto: adesione allo sciopero nazionale indetto dalla Fnsi La sottoscritta Maria Grazia Alibrando con la presente comunica che per l’intera giornata di venerdì 09 dicembre 2005 si asterrà dalle mie prestazioni professionali per aderire allo sciopero nazionale dei giornalisti degli uffici stampa indetto dalla Federazione Nazionale della Stampa in merito al rinnovo del contratto. Con osservanza Il responsabile dell’Ufficio stampa Maria Grazia Alibrando www.centomovimenti.com non verrà aggiornato fino a domenica mattina a causa dello sciopero proclamato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana per protestare contro il mancato accordo sul contratto di lavoro con la Federazione degli editori. www.centomovimenti.com