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Fnsi in piazza
Fnsi 14 Nov 2025

Contratto Fnsi - Fieg, le iniziative delle Associazioni regionali di Stampa a sostegno dello sciopero

Il 28 novembre, giorno dell'astensione dal lavoro dei giornalisti, in diverse città d'Italia si svolgeranno manifestazioni per ribadire le ragioni della protesta e le richieste del sindacato agli editori. «Il nostro lavoro vale», ribadiscono sindacati regionali e Comitati di redazione.

Il 28 novembre 2025 i giornalisti italiani sciopereranno per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro Fnsi-Fieg scaduto nel 2016. Uno sciopero per la dignità del lavoro dei colleghi dipendenti e lavoratori autonomi, per avere norme per il corretto utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle redazioni, per il riconoscimento anche economico del ruolo cruciale che il giornalismo riveste nell'ordinamento democratico del nostro Paese.

In concomitanza con lo sciopero, si svolgeranno in diverse città d'Italia iniziative promosse dalle Associazioni regionali di Stampa a sostegno della mobilitazione. Riportiamo di seguito le prese di posizione di Assostampa e Comitati di redazione, che ribadiscono: «Il nostro lavoro vale».

Stampa Romana: «Uno sciopero per stipendi dignitosi»
Retribuzioni ferme, un'inflazione che in dieci anni ha ridotto il potere d'acquisto di quasi il 20 per cento, editori che rifiutano di dare ai giornalisti aumenti decorosi, chiedono anzi di tagliare ulteriormente gli stipendi, soprattutto dei più giovani, non vogliono regolamentare l'intelligenza artificiale, né retribuire i giornalisti, come prevedono la legge e il contratto collettivo, per la cessione dei prodotti editoriali ai giganti del web, tantomeno rinunciare ai compensi indecorosi ai collaboratori e alla pratica indecente e illegittima dei forfait al ribasso imposti ai neoassunti per disapplicare gli istituti contrattuali e gli accordi aziendali. Sono le ragioni dello sciopero nazionale proclamato dalla Fnsi per venerdì 28 novembre, per il quale l'Associazione Stampa Romana e i Comitati di redazione sono mobilitati. Si tratta di difendere la dignità dei giornalisti, le loro retribuzioni, il welfare, le pensioni di domani, ma anche il ruolo dell'informazione nella dialettica  democratica, in crisi anche per editori che, di fronte alle sfide dell'innovazione, rispondono  applicando una sola ricetta, nonostante le ingenti risorse pubbliche incassate: nessun investimento, svilimento del lavoro, tagli agli organici e agli stipendi, anche a costo di mettere a rischio la credibilità dei prodotti editoriali, confezionati al risparmio.

Assostampa Puglia: «Da dieci anni gli editori non vogliono il contratto, sciopero inevitabile»
La Giunta esecutiva dell'Associazione della Stampa di Puglia condivide le ragioni dello sciopero proclamato dalla Fnsi per il 28 novembre prossimo per sostenere il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico con la Fieg, scaduto da quasi dieci anni. Da vent'anni il settore dell'informazione attraversa una grave crisi strutturale. La rivoluzione tecnologica, l'avvento della rete, la posizione dominante raggiunta dai giganti del web continuano ad assestare colpi durissimi all'informazione professionale, mettendone a rischio la sopravvivenza. Di fronte ad una sfida epocale, l'approccio degli editori negli ultimi vent'anni non è mai cambiato: ripetuti stati di crisi finanziati dallo Stato, prepensionamenti, organici delle redazioni ridotti all'osso, tagli alle retribuzioni, lavoro sempre più povero, giovani sempre più precari, presenza massiccia di giornalisti incentivati alla pensione dalle aziende per rientrare il giorno successivo con contratti di collaborazione. Dopo due lustri in cui si sono sempre tenuti alla larga da qualsiasi tavolo di confronto in cui poter ragionare nel merito e senza pregiudiziali del necessario ripensamento del settore, dell'ulteriore sfida tecnologica imposta dall'intelligenza artificiale, della riorganizzazione dei modelli di produzione e, quindi, anche dei nodi più controversi del contratto, gli editori della Fieg insistono in un atteggiamento di totale chiusura a qualsiasi novità.
Dalle loro dichiarazioni si evince chiaramente che vogliono continuare sulla stessa strada degli ultimi vent'anni, all'insegna di tagli, ridimensionamenti e precarizzazione del lavoro, L'unica cosa che interessa loro è lo smantellamento dell'attuale contratto nazionale di lavoro, attraverso la cancellazione di numerosi istituti. L'offerta di un aumento contrattuale di 150 euro da corrispondere in due tranche e in cifra fissa, quindi senza neppure la rivalutazione dei minimi tabellari parametrata alle singole qualifiche, è mortificante per la professionalità di migliaia di professionisti. Le retribuzioni dei giornalisti, come quelle di tutti i lavoratori italiani, hanno perso potere d'acquisto a causa dell'aumento del costo della vita dovuto principalmente all'inflazione. Negare questa evidenza, come fanno gli editori, tirando in ballo istituti come gli scatti di anzianità, la cui ratio non ha niente a che vedere con il recupero dell'inflazione, ma riguarda la tutela dell'autonomia professionale, significa non conoscere il contratto. La verità è un'altra: da dieci anni la Fieg non ha mai cambiato idea. Agli editori, evidentemente, non bastano i finanziamenti e le misure di varia natura per sostenere il settore, che riescono a portare a casa con ogni legge di bilancio. Vogliono destrutturare il contratto nazionale di lavoro per riprendersi con gli interessi il pur esiguo ritocco economico che sono disposti a riconoscere. Tutto questo è inaccettabile. L'emergenza salari riguarda anche i giornalisti e in un Paese in cui si discute di come mettere più soldi delle tasche dei lavoratori è inconcepibile che ci sia un'associazione datoriale che pensi di ridurre ulteriormente il costo del lavoro. L'Associazione della Stampa di Puglia parteciperà a tutte le forme di lotta al fianco della Fnsi, alla quale riconosce di aver condotto le trattative con grande senso di responsabilità, portando al tavolo le istanze dei giornalisti delle redazioni e delle migliaia di precari, spesso pagati pochi spiccioli e con il miraggio di un equo compenso che gli editori si sono sempre rifiutati di riconoscere e di cui il sottosegretario con delega all'editoria, competente per legge, farebbe bene ad occuparsi. Lo stesso senso di responsabilità è lecito aspettarselo dalla Fieg. La crisi del settore, che nessuno nega, non può diventare l'alibi per continuare a chiedere aiuti a pioggia al governo e per cancellare il contratto dei giornalisti. C'è bisogno di una visione di futuro. Il lavoro regolare e giustamente retribuito deve tornare ad essere centrale per affrontare le sfide dell'innovazione e garantire un'informazione di qualità, essenziale per la tenuta della democrazia.

Aser: «Editori capaci di investire solo in tagli alle redazioni»
Il 28 novembre i giornalisti con il contratto di lavoro Fieg-Fnsi non rinnovato dal 2014, si fermeranno per un giorno. A fronte di una inflazione del 20% circa certificata dall'Istat per questo periodo – ricorda l'Associazione della Stampa Emilia-Romagna in una nota – gli editori hanno offerto solo una manciata di spiccioli, spalmati su più annualità. Stupisce e sconcerta però il fatto che gli editori, in risposta alla proclamazione dello sciopero assolutamente non inattesa (un pacchetto di cinque giorni era già stato deliberato la scorsa primavera) replichino sostenendo che "nell'ultimo decennio hanno significantemente investito nelle aziende per garantire una informazione di qualità e per salvaguardare l'occupazione".
Facendo una accurata analisi – evidenzia l'Aser – non sono tuttavia emersi rilevanti investimenti se non la sostituzione di tecnologia superata: mai un investimento capace di guardare al futuro oppure di rispondere alle mutate esigenze di un mercato che ha subito trasformazioni epocali. In una cosa, tuttavia, bisogna ammettere che gli editori sono bravissimi: decimare le redazioni con piani sostenuti con fondi pubblici, azzerare sostanzialmente gli integrativi e rendersi disponibili ad assumere solo proponendo stipendi di ingresso bassissimi. Inoltre, a fronte di tagli effettuati con la mannaia, puntano a portare in edicola quotidiani con la medesima foliazione, spesso appoggiati da direttori che si preoccupano solo di compiacere il datore di lavoro. Ecco gli investimenti per la qualità sarebbero questi: metà persone a fare lo stesso prodotto, senza riconoscere straordinari, manifestando poi stupore di fronte ad inevitabili errori.
Su un punto tuttavia Aser concorda con gli editori: quando affermano che "il contratto di lavoro dei giornalisti è fermo a modelli organizzativi superati dall'evoluzione tecnologica". Solo che, mentre la Federazione nazionale della Stampa – nonostante la Fieg affermi incredibilmente il contrario – si è resa disponibile ad affrontare tutti i temi di attualità (a partire dall'impiego dell'intelligenza artificiale), nominando commissioni ad hoc che hanno affrontato le varie questioni, gli editori hanno rifiutato qualsiasi confronto.
Aser riconosce agli editori un'altra grande abilità: quella di piangere miseria e di chiedere sistematicamente contributi pubblici a pioggia, che però non finiscono mai nelle tasche dei lavoratori (anche i collaboratori sono pagati con compensi irrisori), semmai – più facilmente – nelle tasche dei componenti dei consigli di amministrazione, le cui remunerazioni non sono certo state tagliate come gli stipendi dei giornalisti.

Sindacato giornalisti del Trentino-Alto Adige: «Investimenti nella informazione professionale per fare uscire l'editoria dalla crisi»
«Solo gli investimenti nella informazione professionale di qualità prodotta dai giornalisti possono fare uscire l'editoria dalla crisi in cui si trova e costituire un antidoto formidabile alle fake news». Lo afferma, in una nota, il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige Journalisten Gewerkschaft Trentino Sűdtirol. «Informazione professionale di qualità che, al pari di altre professioni intellettuali come medici, avvocati, notai, costano e non possono essere equiparate con una battuta ai baristi degli autogrill», continua il comunicato del sindacato regionale di Bolzano.
«Occorre ricordare, per chi se lo fosse dimenticato, che l'Istituto di previdenza dei giornalisti è stato assorbito dall'Inps per le ventennali politiche di prepensionamentI editoriali che hanno desertificato le redazioni di migliaia di giornalisti. Le retribuzioni dei professionisti dell'informazione ferme da oltre un decennio hanno registrato un depauperamento di circa il 20%, come certificato dall'Istat. Come più volte ribadito anche al tavolo delle trattative, i giornalisti sono disposti a discutere su tutto, su un piano di dignità e di reciproco riconoscimento, che passa attraverso anche una riscrittura contrattuale. Ma il settore può uscire dalla crisi soltanto con un serio patto a tre giornalisti-editori-governo, evitando il pianto greco e cercando costruttivamente di affrontare i nodi del settore, che non si risolvono con uno smantellamento del contratto giornalistico. Rispetto alla sordità degli editori, anche l'Associazione stampa regionale ha sostenuto convintamente lo sciopero proclamato dalla Fnsi per venerdì 28 novembre», conclude la nota.

Assostampa Sarda: «È chiaro che gli editori non vogliono costruire un nuovo contratto dei giornalisti»
«Se per gli editori l'offerta "importante", in relazione al rinnovo del contratto dei giornalisti scaduto dai nove anni, sono i 150 euro in due anni di Edr (tenendo presente che l'Edr non produce effetti sugli altri istituti contrattuali), con un nulla su tutto il resto - norme per il corretto utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle redazioni, adeguamento degli stipendi alla perdita di potere d'acquisto in tutti questi anni valutata dall'Istat al 19.3 per cento -, ma anzi, con condizioni penalizzanti per le nuovi assunzioni, allora è chiaro che da parte della Federazione degli editori non ci sia una reale volontà di costruire un nuovo contratto dei giornalisti». Lo pensa l'Associazione della Stampa sarda, che ha aderito allo sciopero proclamato dalla Fnsi e dalla Consulta delle Associazioni regionali per il 28 novembre. In quel giorno l'Assostampa scenderà in piazza anche per sottolineare come il cosiddetto "impegno" in favore di una stampa professionale, seria e corretta, da parte degli editori, si sia risolto negli ultimi 20 anni nel cercare dal governo fondi per i prepensionamenti senza investire nel capitale umano, ossia il giornalismo professionale, cuore dell'informazione».

Sugc: «Contro chi non vuole dialogare unica strada è la protesta»
Il Sindacato unitario giornalisti della Campania aderisce allo sciopero indetto dalla Fnsi sul contratto di lavoro giornalistico il prossimo 28 novembre. Contratto che non si rinnova da dieci anni. Con l'apertura della trattativa sono stati avviati ben sette tavoli tematici sui quali gli editori non sono riusciti a portare una sola proposta sul presente e sul futuro del lavoro giornalistico e delle loro aziende. Non hanno voluto trattare su intelligenza artificiale, su equo compenso, sulle nuove figure professionali, sui rapporti con gli Ott (Google, social network, ecc.), su nuovi modelli organizzativi del lavoro. Non si sono avvicinati neanche lontanamente all'inizio di un dialogo su una piattaforma comune di proposte per la riforma del settore. L'unica proposta che hanno portato al tavolo è stata esattamente la stessa di dieci anni fa, quella del taglio di tutti gli istituti contrattuali, dalla tredicesima agli scatti di anzianità, passando per gli straordinari. Non sono riusciti neanche a fare una proposta adeguata quando si è passati a discutere dell'adeguamento degli stipendi. A fronte di una perdita del potere d'acquisto certificiata dall'Istat del 19,3%, hanno proposto un aumento di 150 euro in 2 anni, da inserire come elemento distinto dalla retribuzione. Di contro, in questi 10 anni hanno ricevuto dallo Stato contributi a pioggia per tagliare il costo del lavoro e cacciare giornalisti dalle redazioni con i prepensionamenti. Un contributo talmente imponente da fare implodere il nostro istituto di previdenza. Di fronte a questo atteggiamento, l'accusa lanciata ai giornalisti di essersi alzati dal tavolo delle trattative appare quasi oltraggiosa. Contro chi non vuole dialogare l'unica risposta è la protesta.

Assostampa Umbra: «Il nostro lavoro vale»
La Fieg rinfaccia ad Fnsi di aver abbandonato il tavolo senza dirla tutta però e cioè che alle richieste del sindacato ha fatto muro di gomma respingendole sistematicamente ed offrendo di contro un aumento di 150 euro in due anni che sembra più un obolo che uno strumento di rilancio della professione. La verità è che gli editori non vogliono firmare se non alle loro condizioni, senza discutere su nulla. Né su adeguate retribuzioni, né sul corretto utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle redazioni, né sul ruolo cruciale che il giornalismo riveste nell'ordinamento democratico del nostro Paese. Un ruolo che chi fa impresa editoriale dovrebbe avere invece bene a mente. IL NOSTRO LAVORO VALE.
Sono 20 anni che gli editori perseguono l'unico obiettivo di tagliare sul costo del personale. Sono decenni che per loro il futuro dell'informazione si traduce in stipendi più leggeri per i giornalisti e riduzione di personale quando invece ci sarebbero tante altre cose da fare se si volesse davvero rilanciare l'editoria in Italia. Del resto il loro tentativo di fare pressione con un convegno in Umbria ieri non ha sortito gli effetti sperati perché sia Barachini che gli stessi direttori delle loro testate hanno ricordato che il giornalismo si fa con i giornalisti, non con i surrogati. Il nostro contratto è fondamentale, come per ogni categoria, ma per i giornalisti ha un significato in più perché un'informazione libera e autonoma è un presupposto per ogni democrazia. Noi vogliano continuare a dare ai cittadini informazioni libere e autonome perché crediamo in questo Paese nel quale tutti dovremmo credere.

Assostampa Basilicata: «Il lavoro va pagato, ai doveri vanno associati i diritti, altrimenti è sfruttamento»
Il 28 novembre prossimo sarà sciopero generale per tutti i giornalisti italiani: l'Associazione della Stampa di Basilicata «aderisce con convinzione - è scritto in una nota - alla giornata di protesta proclamata dalla Federazione nazionale della stampa italiana per rivendicare dignità al lavoro senza distinzione di ruoli, contratti e tipologie di retribuzione». Il sindacato dei giornalisti lucani mette in evidenza che «il lavoro va pagato, ai doveri vanno associati i diritti, altrimenti non è lavoro ma sfruttamento. La Fnsi e le Associazioni regionali di stampa denunciano il comportamento degli editori, che si rifiutano di firmare il rinnovo del contratto di lavoro se non alle loro condizioni, senza accettare alcun confronto o apertura al dialogo. Senza discutere su adeguate retribuzioni, sul corretto utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle redazioni, sul ruolo cruciale che il giornalismo riveste nell'ordinamento democratico del nostro Paese. Un ruolo che chi fa impresa editoriale dovrebbe avere invece bene a mente. Il nostro lavoro vale. Il nostro contratto è fondamentale, come per ogni categoria, ma per i giornalisti ha un significato in più perché un'informazione libera e autonoma è un presupposto per ogni democrazia. Noi vogliano continuare a dare ai cittadini informazioni libere e autonome perché crediamo in questo Paese. Il 28 novembre scenderemo in piazza perché 'il nostro lavoro vale'».

I giornalisti di Askanews: «I diritti sindacali sono cruciali per un'informazione libera, autonoma e di qualità»
L'assemblea dei redattori di askanews «condivide le ragioni dello sciopero per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico, proclamato per venerdì 28 novembre dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e dalla Consulta delle associazioni regionali di Stampa. Il rinnovo del contratto, scaduto dal 2016, e i diritti sindacali sono cruciali per un'informazione libera, autonoma e di qualità». È quanto si legge in un comunicato approvato all'unanimità.

Sciopero, la redazione della Tgr Rai Marche «ne condivide appieno le motivazioni»
L'Assemblea di redazione della Tgr Marche si esprime a sostegno della mobilitazione delle giornaliste e dei giornalisti italiani e dello sciopero del 28 novembre 2025, proclamato dalla Federazione Nazionale della Stampa per il rinnovo del contratto di lavoro giornalistico, scaduto nel 2016. Ne condivide appieno le motivazioni che mettono al centro la rivendicazione della dignità per il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti, sia dipendenti che autonomi, le "norme per il corretto utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle redazioni" e "il riconoscimento anche economico del ruolo cruciale che il giornalismo riveste nell'ordinamento democratico del nostro Paese". Le giornaliste e i giornalisti della Tgr Marche che si asterranno dal lavoro lo faranno anche per quelle colleghe e quei colleghi di diverse realtà editoriali il cui diritto di sciopero, seppur formalmente garantito, viene di fatto negato da fattori economici ed editoriali.

@fnsisocial

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