Da domani e per tre giorni il Tirreno non sarà in edicola per lo sciopero proclamato dalla Federazione della stampa a sostegno della vertenza nazionale per il rinnovo del contratto, scaduto da 650 giorni.
Una decisione di cui non ci sfugge la gravità, ma che si è resa indispensabile a fronte del pervicace rifiuto degli editori di sedersi al tavolo delle trattative dopo 14 giorni di sciopero e nonostante gli inviti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del governo e di gran parte della società civile ad avviare la discussione, diventati un coro in questi ultimi giorni. La Fieg, nonostante il recente passo falso del taglio alle tredicesime, applicato solo da due editori tra cui il nostro, costretto a un immediato dietrofront dopo lo sciopero di tutti giornali del gruppo Espresso-Repubblica, conferma la propria linea: no alla trattativa. Di fronte alla richiesta di dare dignità al lavoro di migliaia di precari, continuano a perseguire un solo obiettivo: spazzare via la categoria e i sindacati per avere mano libera nella contrattazione, limitata al livello aziendale. Quindi stop agli scatti, trasferimenti senza più regole, retribuzioni che nel giro di tre anni si abbasserebbero del 30 per cento, in sostanza giornalisti ricattabili e fine della libertà di stampa come l'abbiamo sempre conosciuta. Con le loro divisioni interne, dimostrate dalla vicenda delle tredicesime, tagliate e poi restituite, gli editori ormai riescono a compattarsi solo in un ottuso rifiuto all'avvio della trattativa. La speranza dei giornalisti è che pur nella confusione che pervade il cartello degli editori, si riaffacci un minimo di senso di responsabilità tra i vertici della Fieg, necessario a capire come i cittadini abbiano ormai inteso che la battaglia dei giornalisti non è per il mantenimento di privilegi che non appartengono al 90 per cento della categoria, ma per la salvaguardia di una stampa libera che possa continuare a raccontare senza pressioni e condizionamenti la vita del nostro Paese. Ai lettori i giornalisti del Tirreno chiedono di più: non comprate i giornali che in questi giorni troverete in edicola. Per la maggior parte si tratta di prodotti poveri e preconfezionati col lavoro di persone precarie e ricattate. Così, approfittando dell'assenza dalle edicole delle altre testate, durante gli scioperi questi giornali fanno profitti che favoriscono solo le tasche dei loro editori, nonostante la maggioranza dei colleghi di quelle stesse aziende aderisca allo sciopero. Il Comitato di redazione del Tirreno