Il Comitato di Redazione de La Repubblica ha chiesto e ottenuto la pubblicazione sul quotidiano del comunicato conclusivo della Conferenza dei Cdr (che abbiamo già reso noto sul sito)e di un altro sottoscritto dal Cdr del quotidiano, che pubblichiamo di seguito.
Il Cdr di Repubblica che — insieme al Coordinamento dei Cdr del Gruppo Espresso - ha partecipato attivamente alla stesura e all'approvazione del documento finale dell'assemblea dei comitati di redazione sottolinea con forza che la proposta di un contratto-ponte che oltre alla parte economica contenga anche forme di protezione e regolarizzazione del precariato e che sia integrato da un serio negoziato sulla multimedialità, rappresenta l'ultimò, estremo tentativo di convincere editori e governo a concludere una vertenza contrattuale che ha già prodotto danni alla categoria dei giornalisti e alle aziende editoriali. Un «no» a questo estremo segnale di disponibilità non potrà che essere interpretato dai Comitati di redazione come una precisa ed esplicita volontà degli editori di non volere più un contratto nazionale dei giornalisti. E non potrà portare ad altro che ad una conflittualità permanente nelle redazioni di tutte le testate, bloccando qualsiasi nuova iniziativa editoriale e rifiutando ogni prestazione professionale legata alla multimedialità. Al nostro editore - che a parole ha sempre ribadito l'esigenza democratica e morale di una concertazione - ricordiamo che lo stato di disagio delle redazioni di Repubblica e dell'intero gruppo Espresso non può più essere eluso, che la concorrenza con le testate di riferimento non può che avvenire ad armi pari, esaltando così la professionalità e la partecipazione convinta dei giornalisti al mantenimento e al consolidamento di un primato di cui restiamo orgogliosi Non sono più accettabili atteggiamenti dilatori, soluzioni non concordate e condivise, scelte verticistiche che non tengono conto della complessità e delle specifiche caratteristiche del lavoro giornalistico. Il Cdr di Repubblica propone all'editore di avviare un confronto a tutto campo, «senza se e senza ma», che individui i percorsi corretti e - ribadiamo - condivisi per trovare le eque soluzioni ai problemi delle redazioni, della categoria e della stesso Gruppo Editoriale. Il nostro editore ha in questo momento una grande occasione ed una grandissima responsabilità: quella di far seguire alle parole comportamenti coerenti e di estrema chiarezza. Il Cdr di Repubblica, inoltre, sottolinea l'ulteriore responsabilità del governo che oggi ha tutti gli strumenti in mano per essere par, te attiva e propositiva per la soluzione della vertenza contrattuale. Anche per il governo, comportamenti non coerenti rispetto a quest'ultima disponibilità dei giornalisti non potranno che essere interpretata come una scelta di campo, un abbandono sostanziale e formale di un ruolo «superpartes». Vale la pena ricordare che gli editori italiani sono in primo luogo industriali che hanno interessi diversi dall'informazione e che l'abolizione del contratto nazionale dei giornalisti potrebbe diventare facilmente il «progetto-pilota» per abolirlo anche alle altre categorie. Alla FNSI, il sindacato dei giornalisti, il cdr di Repubblica ricorda che tutti gli sforzi di mediazione, di creatività e di innovazione nella gestione di una vertenza così difficile devono essere raccolti in uno spirito costruttivo e collaborativo per arrivare al contratto nazionale e che se dovessimo percepire tentennamenti, ritardi e dilazioni nei passi necessari e non rinviabili per costringere gli editori a sedere ad un tavolo negoziale sulla base del contratto-ponte non potremmo che trarne le conclusioni della necessità di un rinnovamento globale e sostanziale della rappresentanza sindacale nazionale. Il cdr di Repubblica