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Contratti 12 Dic 2005

Grande adesione allo sciopero dei giornalisti romani. Appello dell’ASR ai cittadini e agli editori che credono nella libera stampa

Gli editori hanno cercato lo scontro totale: ma non sono bastate le provocazioni, le pressioni, le prevaricazioni, le lusinghe e le forzature delle aziende e di qualche direttore per fermare la protesta dei giornalisti.

Gli editori hanno cercato lo scontro totale: ma non sono bastate le provocazioni, le pressioni, le prevaricazioni, le lusinghe e le forzature delle aziende e di qualche direttore per fermare la protesta dei giornalisti.

Per ogni testata che la Fieg è riuscita a far resuscitare in edicola, gonfia solo di pubblicità, altre sono mancate: i giornalisti sanno bene che questo confronto sindacale è oggi una frontiera su cui si scommette il futuro dell’informazione nel nostro Paese, e non sono disposti a cedere. E’ per questo che, ancora una volta, l’Associazione Stampa Romana ringrazia tutti quei colleghi di Roma e del Lazio, tanti, tantissimi, ben oltre il 90 per cento, che hanno messo in gioco la loro stessa professionalità oltre all’impegno economico, per aderire ad uno sciopero che va ben oltre la partita contrattuale, una lotta che richiama principi che sono fondamento di democrazia. Non possiamo stare a guardare mentre i nostri giornali vengono trasformati in una merce senza qualità, con giornalisti che rischiano di perdere definitivamente quei diritti fondamentali che permettono loro di tutelare la libera informazione. Quella che è in gioco è la stessa dignità del lavoro. I giornalisti sono gli inviati, i cronisti, gli scrittori, i critici, gli esperti di economia come di politica, di cultura come di sport, i titolisti e quanti organizzano tutto questo lavoro: noi chiediamo solo di poterlo fare. Bene. E’ questa la “qualità” che vogliamo dare ai nostri giornali, senza nessuna astrattezza: è questo il lavoro che nei nostri giornali è quotidianamente minacciato. Al tavolo della Fieg dovremo riportare con noi la Costituzione italiana, come base per il nostro contratto: l’art. 21, che tutela la libertà di stampa, ma anche l’art.36, che pretende compensi “dignitosi” per “un’esistenza libera”. I nostri editori invece vogliono “appaltare”, “distaccare” i giornalisti che oggi sono nelle redazioni, trasformare anch’essi in merce da prendere e dare in affitto, e continuare in una politica aggressiva utilizzando collaboratori sottopagati e privi di diritti. La nostra protesta non si può fermare qui: insieme ne decideremo gli sviluppi. Insieme, soprattutto, a quei colleghi che hanno avuto la forza di aderire in modo massiccio allo sciopero mentre gli editori mettevano in moto le macchine: grazie ai colleghi dell’Adn Kronos (oltre il 90 per cento in sciopero), del “Tempo” e della redazione romana di “Panorama” (in entrambe oltre il 50 per cento) e a tutti quelli che hanno aderito nelle condizioni più difficili. La nostra protesta, lo ripetiamo ancora, è anche o soprattutto in nome dei cittadini, che pretendono da noi una informazione sana: perché gli editori che credono nelle nostre buone ragioni (e ce ne sono, grandi e piccoli, di diversa ispirazione, che hanno dato a questo Paese una grande tradizione di libera stampa), non si fanno sentire? E’ davvero arrivato il tempo. Il Consigliere Segretario dell’Associazione Stampa Romana Silvia Garambois Il Presidente dell’Associazione Stampa Romana David Sassoli

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