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Internazionale 08 Giu 2015

Elezioni in Turchia, un voto contro bavagli e censure imposte all’informazione. La battaglia di Ifj, Efj e FNSI

“Dal voto generale in Turchia un risposta di libertà. Bavagli all’informazione, arresti di giornalisti e blogger, silenziatore e repressione sulle piazze della protesta non hanno vinto. Erdogan perde la maggioranza assoluta e, forse, si arresta la sua spinta verso il sistema presidenziale e l’installazione di un regime. Vince il popolo turco che ha saputo tenere viva la sua dimensione plurale e vitali le sue anime laiche. Nonostante tutto. Con loro quanti, nel mondo dei giornalisti e associazioni dei diritti civili in testa – Italia in prima fila con la Fnsi e Articolo21 – non hanno mai permesso che sulle repressioni delle idee e dell’informazione calasse il silenzio”. L’analisi del voto di Franco Siddi, pubblicata su Articolo21.org

“Dal voto generale in Turchia un risposta di libertà. Bavagli all’informazione, arresti di giornalisti e blogger, silenziatore e repressione sulle piazze della protesta non hanno vinto. Erdogan perde la maggioranza assoluta e, forse, si arresta la sua spinta verso il sistema presidenziale e l’installazione di un regime. Vince il popolo turco che ha saputo tenere viva la sua dimensione plurale e vitali le sue anime laiche. Nonostante tutto. Con loro quanti, nel mondo dei giornalisti e associazioni dei diritti civili in testa – Italia in prima fila con la Fnsi e Articolo21 – non hanno mai permesso che sulle repressioni delle idee e dell’informazione calasse il silenzio”. L’analisi del voto di Franco Siddi, pubblicata su Articolo21.org

“Una chiave della ‘controsvolta’  di fronte a un leader autoritario che sembrava inarrestabile risiede certamente nelle battaglie che si combattono da più di tre anni in Turchia contro le censure, i bavagli, il carcere duro per decine e decine di giornalisti e scrittori sgraditi, le sospensioni di pubblicazioni di opposizione. Il sindacato nazionale dei giornalisti (Tgs) e le associazioni degli intellettuali turchi non si erano mai arresi all’arroganza e allo strapotere  di un leader dal pugno di ferro come Erdogan. Nei momenti più difficili hanno retto l’urto grazie a incessanti e straordinarie battaglie pubbliche di sindacati e movimenti internazionali.
Era il marzo del 2012 quando scattò l’allarme rosso e il sindacato mondiale e quello europeo dei giornalisti (Ifj e Efj) lanciarono la campagna “adotta un giornalista incarcerato in Turchia”. La Fnsi aderì tra le prime a questa campagna adottando due giornalisti arrestati, Bedr Adanjr e Baha Okar. In quel periodo, la repressione contro i media e i giornalisti aveva raggiunto il suo primo punto di svolta drammatica, con 104 colleghi rinchiusi nelle prigioni Stato. Nei tre anni che sono seguiti la situazione non era molto cambiata, anche se la gran parte dei giornalisti “adottati” da decine di associazioni i internazionali, piano piano, è uscita di prigione, senza ritrovare la vera libertà. Protesta e fiaccolate che abbiamo dovuto ripetere più volte – Fnsi e rete delle associazioni per i diritti intorno ad Articilo21 – anche in Italia. Benché tenuti a distanza dalla sede dell’Ambasciata a Roma (noi pacifici manifestanti) abbiamo continuato a osare di poter far breccia anche con le nostre parole e i lumi delle nostre fiaccole sui muri del silenzio e le tenebre del terrore. Efj e Ifj ancora la settimana scorsa sono scese in campo per spezzare la catena delle violenze, delle intimidazioni e delle minacce contro i media del pluralismo in Turchia. Lo eravamo ieri, lo saremo ancora domani: sempre contro ogni bavaglio, ogni censura, per la libertà, a ogni latitudine. Oggi più ieri.
Efj e Ifj non mancheranno a far a sentire la loro voce. Ora va anzi rinnovata la campagna per la libertà di stampa e il lavoro, per il rispetto delle idee e soprattutto per il rilascio di tutti i giornalisti e gli intellettuali ancora ingiustamente in carcere per la loro testimonianza di corretto impegno professionale e civile. Sulla Turchia che esce dal voto c’è anche la bandiera del giornalismo libero e della società civile internazionalmente impegnata per la difesa dell’informazione e del pluralismo che non era stata mai ammainata”.

@fnsisocial

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