«Il Contratto di servizio deve tenere conto non solo dell'evoluzione tecnologica dei media, ma anche delle nuove tendenze di consumo dell'informazione. Se è vero che la televisione rimane la fonte principale, è anche vero che sono in atto trasformazioni che vanno colte. Se si deve parlare alla generazione Z o ai Millennials bisogna andare sugli strumenti che i giovani usano per informarsi». Così Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi, intervenendo martedì 12 luglio 2022 all'incontro "Il Contratto di servizio 2023-2028: una sfida per l'Italia" promosso insieme con l'Usigrai e il Cnel, che ha ospitato l'iniziativa.
Per il segretario generale Fnsi, «si registra purtroppo un arretramento della quantità dell'informazione disponibile. Ci sono aree del territorio in cui le edicole hanno chiuso, la distribuzione è ritenuta un costo. Qui – ha scandito – deve subentrare la Rai con la sua capacità tecnologica di raggiungere luoghi che resterebbero senza informazione e dove in particolare le persone anziane non usano la tecnologia per informarsi. La Rai deve guardare a tutto il territorio».
Altro punto toccato da Lorusso: il lavoro, che «sta diventando sempre più un'emergenza sociale, anche nel settore dell'informazione. Questo – ha evidenziato – è un Paese in cui l'informazione sta scivolando sempre più in basso nelle classifiche sulla libertà di informazione. Le ragioni sono diverse: dalla mancata riforma della governance del servizio pubblico alla precarietà e all'impoverimento del lavoro giornalistico, al fatto che i giornalisti siano sempre più oggetto di minacce, aggressioni o querele bavaglio».
Aperto dal segretario Usigrai Daniele Macheda con un ricordo di Angelo Guglielmi e Amedeo Ricucci e moderato da Giorgio Zanchini, l'incontro ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Tiziano Treu, presidente Cnel; Marinella Soldi e Carlo Fuortes, presidente e amministratore delegato Rai; Giuseppe Giulietti, presidente Fnsi; Carlo Bartoli, presidente dell'Ordine dei giornalisti; Vanessa Palucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore; Federico Faloppa, Coordinatore della Rete per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni di odio; Giacomo Mazzone, segretario generale Eurovisioni; Jean Paul Philippot, amministratore delegato Rtbf; Alberto Barachini, presidente della commissione di Vigilanza Rai; Giacomo Lasorella, presidente Agcom.
Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha inviato un video messaggio nel quale ha riassunto i punti cardine su cui sviluppare il prossimo Contratto di servizio, fra cui: il progresso tecnologico, le mutate esigenze culturali nazionali e locali e il cambiamento delle abitudini di consumo, il progressivo spostamento del pubblico verso i servizi e i contenuti multimediali e in streaming, sostenibilità, appartenenza all'Unione europea, salute e benessere fisico, inclusione. «Il nuovo Contratto di servizio racchiuderà le sfide che la Rai deve cogliere per vivere da protagonista, in particolare con le giovani generazioni, le grandi trasformazioni dei prossimi anni», ha evidenziato.
Il nodo delle risorse è stato al centro della riflessione del segretario dell'Usigrai, Daniele Macheda. «Dalle linee guida fin qui note – ha detto – emerge con forza l'insistenza sull'ancoraggio agli obiettivi da raggiungere, obiettivi misurabili e quantificabili, ma così com'è il testo, gli obblighi risultano tutti sbilanciati da una parte, come se la Rai da sola avesse nelle sue mani le chiavi del suo destino. Tutti noi sappiamo che non è affatto cosi, almeno se non vengono assicurate risorse con prospettiva pluriennale».
Per Macheda è evidente che «se per formulare un contratto si devono rispettare degli obblighi (gli obiettivi) è altrettanto evidente che deve esserci certezza di risorse su base pluriennale e non si può essere legati a se il canone resterà in bolletta o meno oppure, se verrà adeguato o meno secondo criteri da stabilire. Bene dunque gli obiettivi, ma il contratto non può essere unilaterale: io devo gli obiettivi, tu mi devi le risorse, adeguate, certe e di lunga durata», ha ribadito.
Per il presidente del Cnog, Carlo Bartoli, «il sistema editoriale è stato travolto da una riduzione degli introiti che determina il contenimento dei costi e l'impoverimento del prodotto editoriale. In questo quadro – ha sottolineato – la Rai svolge un ruolo di equilibrio. Per questo servono risposte: risorse certe e garanzie sulla governance. Serve un progetto che ponga al centro la produzione di contenuti e consenta alla Rai di essere una piattaforma di scambio e interrelazione, per rimanere centrale nel panorama informativo».
A Giacomo Mazzone, segretario generale Eurovisioni e Jean Paul Philippot, amministratore delegato Rtbf (l'emittente pubblica della regione francofona del Belgio) il compito di illustrare come si articola in altri Paesi d'Europa il percorso che porta all'equivalente del Contratto di servizio.
Mentre il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti si è soffermato su «alcune suggestioni», come l'esigenza di valorizzare il "giusto contratto" e contrastare il precariato; il ruolo del servizio pubblico nel «dare voce a chi contrasta i bavagli, sempre e ovunque» e del giornalismo di inchiesta; l'opportunità di potenziare le sedi Rai e «creare una grande piattaforma che metta assieme il locale e il globale, 24 ore su 24». Al centro del confronto sul Contratto di servizio «ci sia il tema delle risorse, finanziarie e umane, ma anche una riflessione critica su come affrontare la transizione tecnologica e l'innovazione», ha sottolineato.
«Il servizio pubblico deve essere capace di parlare a tutte le generazioni, a tutti i cittadini. Per questo la Rai deve trasformarsi in media company digitale: all'esterno con linguaggi e prodotti adeguati ai tempi e su tutte le piattaforme; all'interno, con un cambio di cultura, mentalità, competenze, modo di lavorare. La transizione digitale non si può fare senza mettersi in gioco, rivedere le priorità, imparare cose nuove. Non c'è tempo da perdere», ha esordito la presidente Rai, Mariella Soldi, il cui intervento si è aperto con un video del giornalista russo premio Nobel per la pace, Dmitrij Muratov.
Per Giacomo Lasorella, presidente Agcom, «la sfida che aspetta la Rai è un'opportunità per il nostro Paese». La portavoce del Forum del Terzo Settore, Vanessa Palucchi ha chiesto «una Rai "con" il sociale, per far contare davvero i cittadini» e una consultazione permanente con le realtà che operano nel sociale. Il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini ha espresso, fra l'altro, l'auspicio di «riuscire con questa governance a migliorare la qualità informativa» e puntato i riflettori sull'altro grande tema al centro del confronto: la visione, «quello che deve essere il servizio pubblico nei prossimi anni. Le risorse – ha incalzato – sono fondamentali, cosa fare con le risorse è altrettanto importante».
Si è detto, infine, «ottimista sul futuro dell'azienda e sulla sua capacità di interpretare il cambiamento digitale» l'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, che ha spaziato dalle esigenze di cambiamento alla riorganizzazione per generi, dal piano immobiliare alla garanzia che non sono previsti esuberi di personale, ribadendo «la credibilità e la sostenibilità» del piano industriale che il Cda si appresta a varare e la grande attenzione all'informazione e al suo ruolo centrale nella creazione di contenuti innovativi.
In autunno, quando ci sarà un testo di massima del nuovo Contratto, è già previsto un secondo incontro per approfondire, con tutte le parti interessate, i temi del documento che definirà gli impegni che la Rai sarà chiamata ad assolvere nei prossimi cinque anni. «Lì – ha anticipato Macheda chiudendo la mattinata – si potrà vedere se le nostre preoccupazioni avranno trovato o meno adeguate risposte».