«Parlare, come fa il sottosegretario all'Editoria, Vito Crimi, di accuse velate di fascismo al governo a proposito di ricostruzioni storiche sul ruolo della stampa in Italia, è del tutto fuori luogo, a meno che non si abbia la coda di paglia». Lo dice Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, a margine della giornata celebrativa del centenario della Stampa Parlamentare, tenutasi alla Camera.
«I messaggi alla Stampa Parlamentare del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dei presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati – afferma Lorusso – hanno ribadito ancora una volta che il pluralismo dell'informazione è un pilastro della democrazia. Continuare a criminalizzare i giornalisti e a demonizzare il ruolo dell'informazione, mostrando allergia alle domande e avversione a qualsiasi critica, significa mettere in discussione il diritto dei cittadini ad essere informati e formati attraverso la circolazione delle idee e anche la contrapposizione di voci differenti».
Per il segretario della Fnsi, «chi sogna una stampa asettica e notarile pensa a modelli illiberali dominati dal pensiero unico, in cui i giornalisti sono messi nelle condizioni di non nuocere. Questo non significa difendere lo status quo. Si può riformare il fondo per l'editoria, regolare i conflitti di interesse, come peraltro più volte sollecitato dagli organismi internazionali, a patto che lo si faccia in un clima di confronto costruttivo teso a rafforzare e non a indebolire il settore. Se invece si vuole affrontare questi temi per consumare vendette o ritorsioni contro giornalisti ed editori, la reazione non potrà che essere forte».
Nel frattempo, conclude Lorusso, «ci piacerebbe sapere quali atti concreti intenda adottare il governo per contrastare il precariato nel settore dell'informazione, considerato che fino ad oggi, al di là delle iniziative strumentali e propagandistiche di qualche ministro, ogni volta che ce ne è stata l'occasione è sempre fuggito dalle proprie responsabilità. Sul contrasto al lavoro nero e al precariato la Fnsi ha inviato già da tempo le proprie proposte al governo, senza ricevere alcun riscontro».