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Servizio pubblico 31 Lug 2015

Via libera in Senato alla riforma Rai, Fnsi e Usigrai: “La battaglia continua”

Via libera dal Senato al disegno di legge di riforma della governance Rai: con 142 voti a favore, 92 contrari e nessun astenuto, Palazzo Madama ha approvato il provvedimento in prima lettura. Il testo passa ora alla Camera dove il governo, battuto sulla delega alla riforma del finanziamento del servizio pubblico, annuncia modifiche. Fnsi e Usigrai: “Ancora una volta per la Rai non è né la volta né la svolta buona”.

Via libera dal Senato al disegno di legge di riforma della governance Rai: con 142 voti a favore, 92 contrari e nessun astenuto, Palazzo Madama ha approvato il provvedimento in prima lettura. Il testo passa ora alla Camera dove il governo, battuto sulla delega alla riforma del finanziamento del servizio pubblico, annuncia modifiche. Fnsi e Usigrai: “Ancora una volta per la Rai non è né la volta né la svolta buona”.

Pur tra le proteste – tra gli altri – di Fnsi e Usigrai, il Senato ha approvato il disegno di legge di riforma della governance Rai. La discussione sul provvedimento ha subito una forte accelerazione nelle ultime ore, con la votazione, ieri, articolo per articolo e l’ok definitivo, questa mattina, al testo che esce in parte modificato dalla discussione parlamentare. 
“Il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva promesso di rottamare i partiti e i governi dalla Rai e di rottamare la legge  Gasparri. E invece – commentano in una nota congiunta Fnsi e Usigrai – oggi il Senato dà il via libera a qualche piccolo ritocco alla legge Gasparri, confermando il potere dei partiti e aumentando quello dei governi, e mandando in soffitta l’idea di rinascita del Servizio Pubblico di cui il Paese ha bisogno”.
“E intanto ci si prepara nelle prossime ore alla grande spartizione lottizzatoria del CdA Rai proprio con la legge Gasparri. Insomma – prosegue la nota – i sedicenti rottamatori, sulla Rai si sono rivelati i conservatori della tradizione partitocratica: la loro priorità è mettere le mani sulle poltrone del Servizio Pubblico”.
“La nostra battaglia per l’autonomia e l’indipendenza della Rai Servizio Pubblico – conclude la nota – continuerà anche adesso che la legge passa alla Camera dei Deputati. Ancora una volta per la Rai non è né la volta né la svolta buona”.
Già prima della conclusione del voto, intanto, l’Ufficio di presidenza della Commissione di Vigilanza Rai aveva deciso, nonostante il parere contrario di M5s, Lega e Sel e l’astensione del Psi, di convocare per martedì prossimo, 4 agosto, una riunione della bicamerale per l’elezione dei 7 membri del Cda Rai di sua competenza, come previsto dalla normativa in vigore che il progetto di riforma vuole modificare.
In merito ai nuovi vertici Rai, FNSI e Usigrai hanno diramato un secondo comunicato congiunto: "Renzi annuncia di voler indicare un presidente e un direttore generale autorevoli e competenti? - chiede il sindacato - Allora non avrà nessuna difficoltà ad avviare una procedura rapida e trasparente di candidature e audizioni pubbliche fondate sui curriculum. La fretta di occupare poltrone sarà più grande anche della trasparenza e del merito?"


Ecco, in sintesi, cosa prevede il provvedimento approvato dal Senato. Il primo articolo (passato con 146 voti favorevoli, 50 contrari e 43 astenuti) riguarda le nuove disposizioni sul contratto di servizio nazionale e su quelli regionali: dal momento dell’approvazione definitiva del provvedimento, i contratti verranno rinnovati ogni cinque anni, e non più ogni tre. Nell’articolo si fa anche riferimento alla Rai come concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e alla necessità di assicurare l’informazione a livello nazionale e quella a livello regionale “attraverso la presenza in ciascuna regione e provincia autonoma – recita il testo – di proprie redazioni e strutture adeguate alle specifiche produzioni”. Approvato anche un emendamento depositato da M5S che modifica la tradizionale definizione di servizio pubblico radiotelevisivo in “servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”.
Ok, ma solo dopo la riorganizzazione del testo a seguito della presentazione di oltre 360 subemendamenti, anche all’articolo 2 del disegno di legge, relativo alle nuove disposizioni sulla governance della tv pubblica.
176 sì, 61 contrari e 2 astenuti, ha ottenuto l’articolo 3, con le norme sull’attività gestionale della tv pubblica, anche qui approvando alcuni emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle sulla trasparenza nel conferimento degli incarichi da parte dei vertici di Viale Mazzini. Tra le novità: la responsabilità dei componenti degli organi delle società partecipate, nuovi criteri di trasparenza quali la pubblicazione e l’aggiornamento dei dati dei titolari di incarichi amministrati e di vertice e di incarichi dirigenziali, nuovi poteri dell’amministratore delegato, sentito il Cda, nel definire i criteri e le modalità di reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi.
Non passa invece l’articolo 4 del disegno di legge: governo e maggioranza sono stati battuti sul voto agli emendamenti, presentati da minoranza Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, che hanno soppresso la delega al governo per la disciplina del finanziamento pubblico della Rai. I voti favorevoli agli emendamenti soppressivi sono stati 121, quella contrari 118. 
Approvato (con 146 sì, 92 no e 6 astenuti) anche l’articolo 5, contenente la delega al governo per il riordino e la semplificazione delle norme vigenti “anche ai fini dell’adeguamento dei compiti del servizio pubblico, tenuto conto dell’evoluzione tecnologica e di mercato, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica” e nuove norme per le modifiche allo statuto della tv pubblica.
E disco verde, infine, anche del sesto articolo del disegno di legge recante le disposizioni transitorie introdotte dall’emendamento depositato dal governo contenente la norma che assegna al prossimo direttore generale, che sarà nominato con la legge Gasparri, i poteri che la riforma attribuisce all’amministratore delegato dal momento dell’approvazione definitiva del ddl.

@fnsisocial

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