Il Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato con un solo voto contrario le linee guida per la comunicazione degli uffici giudiziari. Si tratta di indicazioni che prevedono la figura di un responsabile per la comunicazione negli uffici giudicanti e requirenti: 'Il capo dell'ufficio – si legge in un emendamento approvato – può delegare uno o più magistrati dell'ufficio, scelti in relazione alle loro attitudini e alla loro esperienza comunicativa, per le comunicazioni sia dell'intera attività sia di specifici ambiti di attività o di singoli affari'.
Le linee guida stabiliscono inoltre una cornice generale di principi, diritti e doveri. 'La comunicazione degli uffici giudiziari – si legge – deve essere obiettiva, sia che provenga da tribunali o corti sia che provenga da uffici di procura. Anche la presentazione del contenuto di un'accusa deve essere imparziale, equilibrata e misurata, non meno della presentazione di una decisione giurisdizionale'.
In tale prospettiva, si legge ancora, 'vanno vietate: la discriminazione tra giornalisti o testate; la costruzione e il mantenimento di canali informativi privilegiati con esponenti dell'informazione; la personalizzazione delle informazioni; l'espressione di opinioni personali o giudizi di valore su persone o eventi, mentre è auspicabile la riflessione interna agli uffici giudiziari, mediante riunioni sia preparatorie dei momenti di comunicazione sia di valutazione degli effetti'.
Un altro emendamento approvato precisa che 'tali indicazioni riguardano ovviamente gli uffici giudiziari e non costituiscono in alcun modo prescrizioni rivolte ai giornalisti e ai giornali su che cosa sia lecito o anche solo opportuno pubblicare'.
Concetto ribadito anche dal vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura, Giovanni Legnini, che, esprimendo «grande soddisfazione per l'approvazione delle linee guida» rileva come tale iniziativa provveda «a colmare un ritardo sulla cultura dell'organizzazione in materia di comunicazione rispetto a diversi altri Paesi europei» e precisa: «In alcun modo le linee guida intendono interferire sul libero esercizio dell'attività giornalistica, né sulla ricerca delle fonti da parte della stampa, come oggi precisato in Plenum, essendo indirizzate esclusivamente agli Uffici giudiziari, e quindi destinate ai soli magistrati».