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Contratti 14 Nov 2006

Stati Generali, Serventi Longhi: “Pronti al dialogo ma non si molla” Siddi: “L'informazione non è merce legata alla Borsa”

Pronti al dialogo, a mettere da parte la piattaforma contrattuale per sedersi al tavolo con la Fieg ma insieme a rispondere con iniziative di lotta e con lo sciopero all'ennesima chiusura degli editori. Lo ha detto il segretario generale Fnsi Paolo Serventi Longhi L'informazione "ha un valore reale, non è invece una merce qualsiasi da considerare e valutare alla stregua di qualcosa legato alla Borsa e al suo andamento". Lo ha detto Franco Siddi, presidente della Fnsi

Pronti al dialogo, a mettere da parte la piattaforma contrattuale per sedersi al tavolo con la Fieg ma insieme a rispondere con iniziative di lotta e con lo sciopero all'ennesima chiusura degli editori. Lo ha detto il segretario generale Fnsi Paolo Serventi Longhi
L'informazione "ha un valore reale, non è invece una merce qualsiasi da considerare e valutare alla stregua di qualcosa legato alla Borsa e al suo andamento". Lo ha detto Franco Siddi, presidente della Fnsi

Lo ha detto il segretario generale Fnsi Paolo Serventi Longhi stamattina, nella manifestazione che ha aperto gli Stati generali della categoria che proseguono anche domani per decidere sulla proposta di sciopero. ''Stiamo affrontando la crisi più grave della nostra storia collettiva. Sappiamo che il nostro sistema di garanzie, le nostre conquiste, le nostre difese, la nostra capacità di rappresentanza a tutti i livelli, sono in discussione'', ha spiegato Serventi. ''Il sistema delle imprese dell'informazione, - ha aggiunto - ritiene che sia giunto il momento di fare piazza pulita di questa nostra storia collettivà', che gli editori vogliono insomma: ''gestire a piacimento senza il fastidio del sindacato, il lavoro dei giornalisti''. Ma spiega il segretario che ''nessuno può pensare che il sindacato unico e unitario dei giornalisti, che la Federazione della stampa e tutte le strutture della nostra organizzazione siano intenzionati a mollare''. La Fnsi rivendica di ''aver onestamente cercato le strade del confronto con la Fieg'', confronto che il sindacato vorrebbe, dice Serventi, ''con tutte le sue difficoltà''. Così come, spiega il segretario ''non vale molto la considerazione che un contratto ce lo abbiamo''. A suo avviso non vale per tre considerazioni: la prima è che ''resterebbero fuori dalla contrattazione tra i 20 mila e i 30 mila giornaliste e giornalisti che vivono la realtà del lavoro a termine, freelance o precario''; la seconda è che ''in molte aziende l'attuale contratto viene violato regolarmente sia per l'organizzazione del lavoro, sia per i diritti del sindacato''. La terza ragione è che ''una parte degli editori, Caltagirone in testa, vuole denunciare il contratto del 2001 per tornare a quello valido erga omnes del 1959, privo della maggior parte dei diritti e delle tutele che ci siamo conquistati''. Per il segretario inoltre ''stare fermi per un tempo imprevedibile, senza rivalutazione salariale, senza aver affrontato il problema del lavoro autonomo è inoltre molto rischioso anche per il sindacato''. Altro elemento per completare il quadro, ''è l'attacco degli editori all'autonomia e al futuro della previdenza dei giornalisti italiani'', attacco all'Inpgi che il segretario giudica ''gravissimo''. Rispetto alle proposte di legge che riguardano il settore dell'editoria, già presentate cone il Ddl Gentiloni o di cui si parla, come la riforma preannunciata da Levi per la primavera, ''il giornalismo italiano deve rappresentare un forte e credibile interlocutore''. ''Per questo - spiega il segretario Fnsi - abbiamo accettato la proposta di confronto a 360 gradi avanzata dal governo, avanzata dal sottosegretario Levi e dal Ministro Damiano, e siamo pronti a portare il nostro contributo. Sappiano noi e il governo che gli squilibri del sistema vanno superati'', con decisioni che spettano al governo ''ma che non possono prescindere da un dialogo sociale che la stessa Fieg ha apprezzato e usato quando negli scorsi decenni sono state varate le leggi, come la 416 e la 62, che hanno aiutato molto le grandi trasformazioni tecnologiche e gli stessi profitti dell'editoria''. Allora, ha ricordato il segretario, gli editori hanno accettato un dialogo che adesso ''preoccupa: sono disposti a portare il 'loro contributo' ma senza confusione di ruoli, cioè solo se c'è un vantaggio in termini economici ma senza assumere alcun impegno nei confronti del mondo del lavoro''. Per Serventi ''non è ragionevole per nessuno rifiutare il dialogo'', e per questo ''al Ministro Damiano, che dal giorno della sua nomina sta lavorando per favorire il confronto, abbiamo anche dichiarato che siamo disposti a mettere in un cassetto la nostra piattaforma, visto che gli editori dichiarano di non voler trattare i 77 punti rivendicativi dei giornalisti (i loro 45 punti invece li vogliono trattare, anzi vogliono che li accettiamo a scatola chiusa). Allora facciamo un passo entrambi, accantoniamo le piattaforme e parliamo dei problemi''. Ma nonostante tutto Serventi spiega: ''vogliamo credere che la disponibilità degli editori al confronto possa manifestarsi nei prossimi giorni: spero davvero che la loro posizione cambi, che sia possibile sospendere la stagione del conflitto e che si apra quella del dialogo''. (ANSA) L'informazione "ha un valore reale, non è invece una merce qualsiasi da considerare e valutare alla stregua di qualcosa legato alla Borsa e al suo andamento". Lo ha detto Franco Siddi, presidente della Fnsi, nel corso della prima parte dei lavori degli Stati generali dei giornalisti, riuniti per la vertenza contrattuale. Siddi ha sottolineato poi come siano già trascorsi 625 giorni, con oggi, dalla scadenza del contratto e gli editori non mostrano segnali di dialogo, "salvo poi avere gruppi editoriali che chiudono i bilanci con forti profitti e poi parlano di stato di salute disastroso e chiedono aiuto allo Stato". Per il presidente del sindacato giornalisti "occorre che gli editori considerino le parti sociali non come un fastidio ma come qualcosa di partecipe al progetto. Ma loro continuano a parlare dei giornalisti solo come un fattore di costi, come dicono della carta, per la quale però ricevono eccome i contributi dello Stato, e come dicevano una volta dei poligrafici, che sono riusciti già ad eliminare. Serve pari dignità per tutti". Siddi ha aggiunto che per "i grandi editori sembra essere fondamentale solo avere bilanci sani e solidi, misurando la buona salute dell'impresa e dell'informazione con le buone condizioni del giornalismo". I contratti - ha quindi aggiunto - "non hanno mai fatto male ad alcuno, hanno invece assicurato serenità ed equilibrio". La Fnsi "punta al dialogo, ma certo non rinuncerà alla protesta se continuerà l'atteggiamento di chiusura degli editori".(AGI)

@fnsisocial

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