Vertenza contrattuale: la presidenza della Lombarda chiede più chiarezza alla Fnsi. Ed è subito polemica.
Venerdì scorso, dopo il direttivo dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti convocato per analizzare l’andamento della vertenza contrattuale, si è sviluppata un’aspra polemica tra il segretario generale Fnsi, Paolo Serventi Longhi e la presidenza della stessa Lombarda. La più grande associazione territoriale italiana per rappresentatività di testate e di iscritti, che, proprio per questo, sente forte il dovere di dichiarare cosa condivide o non condivide della “politica” attuata dalla Segreteria Nazionale nelle trattative con gli editori. Prima, molto prima, della ipotetica firma del contratto. Il Presidente Giovanni Negri e il vicepresidente Daniela Stigliano, annunciandola al Direttivo, hanno diramato una nota nella quale stigmatizzano la mancanza di strategie della Federazione della stampa nella gestione della vertenza contrattuale e subito dopo la rottura (la seconda ) con la Fieg. E’ opportuno sottolineare che i contenuti espressi in questa nota, erano già stati chiaramente enunciati da Giovanni Negri nel corso della Giunta Federale che si era tenuta a Roma due giorni prima: erano quindi noti a tutto il vertice Fnsi. Navigazione a vista non accettabile, hanno in sostanza dichiarato Giovanni Negri e Daniela Stigliano. “Rottura del fronte sindacale”, ha risposto Paolo Serventi Longhi. Il che non è assolutamente vero. Gli scioperi proclamati si devono fare e si faranno e la Lombarda farà proprio di tutto perché riescano. Contemporaneamente, la sua presidenza chiede una riflessione, importante, seria, su come impostare il rapporto-confronto-scontro con editori che soffrono di una miopia molto vicina alla cecità. Miopia accompagnata da un’arroganza inaccettabile, genere noi siamo i padroni, voi chinate la schiena e ringraziate. Ancora: i giornalisti sembrano essere un incidente di percorso nella vita del giornale, pura e semplice mano d’opera da utilizzare a piacimento. E tutto ciò, proprio perché grave e pericoloso, richiederebbe una visione chiara – strategica e tattica – del percorso capace di portare il sindacato a colpire l’obiettivo. Il suo obiettivo: la difesa dei colleghi sia sotto il profilo della professionalità sia dal punto di vista delle retribuzioni. Così non sta avvenendo. I nuovi scioperi sono stati proclamati a causa di una rottura delle trattative che si doveva tentare di evitare. Il tavolo andava tenuto, la Fieg doveva esse incalzata ulteriormente, era necessario metterla all’angolo: anche perché si sta parlando non della piattaforma vera e propria bensì di un rinnovo-biennale con, in primo piano, l’adeguamento degli stipendi. Certo, rompere è più facile e apparentemente più “coalizzante”. Ma ricordiamo cos’è successo con il contratto precedente? Dopo due anni di trattative e dieci giorni di sciopero si arrivò a un testo che l’ALG, in sintonia con la stragrande maggioranza delle redazioni italiane, non firmò ritenendolo in molte parti una svendita del lavoro giornalistico. Si aprivano, con quel contratto delle brecce che sarebbero state ulteriormente allargate e approfondite dagli editori. Questo vorrebbe evitare la Presidenza della Lombarda nella nuova tornata. Prima che sia troppo tardi. Ma, purtroppo, sembra che il diritto di critica non esista o, quanto meno, sia benevolmente consentito ma solo all’interno delle stanze romane di corso Vittorio Emanuele. Stampa democratica non teme il confronto con gli Editori però chiede alla Fnsi che, prima di restare intrappolata nella spirale degli scioperi, indichi con chiarezza dove intende arrivare, dove pensa di poter arrivare con le astensioni dal lavoro. Vuole ancora percorrere la strada di un accordo ponte? O vuole ormai puntare direttamente alla trattativa globale? Questa polemica induce comunque una serie di riflessioni che possono essere espresse solo attraverso la forma interrogativa. Sono domande per la Segreteria Nazionale. Prima domanda: l’arroganza degli editori deve inibire alle componenti (o diverse anime) di un sindacato democratico di esprimere e rappresentare pubblicamente le proprie posizioni, che sono le posizioni di moltissimi colleghi e redazioni? Seconda e conseguente domanda: le espressioni di dissenso rispetto alla linea della segreteria nazionale devono essere tenute segrete? Terza domanda: un sindacato democratico può avere paura della dialettica? Quinta domanda: pensiamo davvero che gli Editori pensino di approfittare della dialettica interna al sindacato? Non scherziamo: la Fieg ha molte più anime (ferocemente polemiche) di quante non ce ne siano nella Fnsi. Forse, se fosse il caso, la Federazione farebbe bene a ricordarlo alla sua controparte. In chiusura, un appello a tutti i colleghi: fateci sapere cosa ne pensate. Si sta parlando del futuro del contratto, cioè del nostro futuro come categoria intesa nel suo complesso, e anche del futuro del sindacato. Per favore, non state in silenzio. Stampa Democratica