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Contratti 30 Nov 2006

Sciopero delle firme anche a Il Gazzettino a sostegno del rinnovo contrattuale

Anche il Cdr del Gazzettino attua dal 30 novembre lo sciopero dela firme aderendo all'iniziativa lanciata da alcuni Cdr e sostenuta dalla Fnsi. Pubblichiamo il documento del Cdr del quotidiano delle tre Venezie.

Anche il Cdr del Gazzettino attua dal 30 novembre lo sciopero dela firme aderendo all'iniziativa lanciata da alcuni Cdr e sostenuta dalla Fnsi. Pubblichiamo il documento del Cdr del quotidiano delle tre Venezie.

Venezia, 29 novembre 2006 Cari colleghi, aderendo all’iniziativa sostenuta dalla Fnsi in difesa del diritto al rinnovo del Contratto nazionale, ormai scaduto da oltre 640 giorni, anche il Cdr de “Il Gazzettino”, al pari di molte altre testate, ha deciso di attuare da domani, giovedì 30 novembre, lo “sciopero delle firme”, in modo da uscire con articoli non firmati sul giornale in edicola venerdì 1 dicembre e nei giorni successivi. Queste le motivazioni dell’iniziativa, che sarà spiegata anche ai lettori del nostro giornale. “Il Gazzettino da oggi esce senza le firme dei giornalisti sugli articoli: una forma di agitazione che non investe la qualità dei contenuti del giornale. Da oltre 640 giorni, infatti, gli editori si rifiutano di sedersi al tavolo con i giornalisti per discutere del rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Dietro il rifiuto, immotivato e inaccettabile, c’è una precisa volontà di scontro, una “voglia di resa dei conti sociale”, come hanno denunciato anche autorevoli esponenti del mondo politico. Non possiamo accettare lo stravolgimento del concetto di giornalismo, con un’informazione che diverrebbe ampiamente condizionabile. In particolare gli editori pretendono: giornali realizzati da personale precario, attraverso la completa liberalizzazione dei contratti a tempo determinato; di continuare a retribuire i giornalisti free lance discrezionalmente, fino all’offensiva corresponsione di 1 euro ad articolo, “prendere-o-lasciare”; un’applicazione della legge Biagi in modo da poter costringere un giornalista ad essere trasferito da una testata all'altra sotto forma di “prestito”; di porre i responsabili delle redazioni sotto controllo diretto dell'editore al quale dovranno obbedire pena il licenziamento; di togliere gli scatti di anzianità biennali decurtando fino al 30 per cento le attuali retribuzioni; di limitare i poteri e diritti degli organismi sindacali; di imporre il trasferimento dei giornalisti in un'altra sede, dotandosi così di una possibile arma di ricatto contro i giornalisti “scomodi”. Nel frattempo, questi stessi editori violano in continuazione norme sindacali, regole e contratti. I giornalisti non stanno facendo una battaglia per chiedere più soldi e non perché possano contare su stipendi d'oro: oggi chi comincia a fare il giornalista impiega in media 10 anni a trovare un posto di lavoro stabile (quando ci riesce) e in questo tempo guadagna in media 5mila euro lordi all'anno, mentre il primo stipendio dei nuovi assunti è di 15mila euro lordi all'anno. In compenso, i bilanci delle nostre aziende segnano utili e vantano risultati nettamente superiori alla crescita del Pil. Inoltre, gli editori ricevono ogni anno dallo Stato sovvenzioni pari a circa 700 milioni di euro. L’obiettivo reale degli editori è fare dei giornali senza giornalisti: che servizio potremmo fornire ai cittadini laddove fossero minate le garanzie minime per un'informazione democratica e libera da vincoli?”. Cordiali saluti IL COMITATO DI REDAZIONE

@fnsisocial

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