Sciopero delle firme al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport come forma di protesta contro il rifiuto degli editori di sedersi al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro.
L'assemblea dei giornalisti del 'Corriere della Sera' ha deciso di ritirare le firme dal quotidiano di via Solferino, in seguito al mancato rinnovo del contratto tra Fnsi e Fieg, scaduto da 638 giorni. «La particolare forma di 'sciopero bianco' - informa il comitato di redazione - scatta da subito. L'assemblea ha dato mandato all'organismo sindacale di decidere se lo sciopero deve durare solo qualche giorno o debba essere ad oltranza, sino a quando, cioè, non si apriranno le trattative tra le due Federazioni». Analoga la posizione dei giornalisti della 'Gazzetta dello Sport'. «In questo modo - spiega il cdr - i quotidiani della Rcs proseguono l'agitazione iniziata nei giorni scorsi dai colleghi del Gruppo Espresso-Repubblica». (AGI) Il Corriere della Sera oggi esce senza firme, malgrado tutta la redazione, collaboratori e opinionisti, abbiano lavorato ieri come al solito: in segno di rispetto verso i nostri lettori, abbiamo attuato una forma di agitazione che non condiziona la qualità dei contenuti del giornale. Da 639 giorni gli editori si rifiutano di discutere con i giornalisti del rinnovo del contratto nazionale. La loro idea di giornalismo e di informazione è assolutamente inaccettabile: prevede che i giornali vengano realizzati da personale precario, attraverso la completa liberalizzazione dei contratti a tempo determinato; vogliono applicare la legge Biagi in modo da poter costringere un giornalista ad essere trasferito da una testata all’altra sotto forma di “prestito”; vogliono che i responsabili delle redazioni siano posti sotto controllo diretto dell’editore a cui dovranno obbedire pena il licenziamento; vogliono togliere gli scatti di anzianità biennali decurtando fino al 30 per cento le attuali retribuzioni; vogliono limitare i poteri degli organismi sindacali; vogliono imporre il trasferimento dei giornalisti in un’altra sede, dotandosi così di una possibile arma di ricatto contro i giornalisti “scomodi”. Nel frattempo, questi stessi editori violano in continuazione norme sindacali, regole e contratti. Anche nei giornali del gruppo Rcs, l’invadenza della pubblicità e del marketing ha raggiunto livelli preoccupanti e intollerabili e le professionalità e le competenze vengono svilite in nome degli interessi del mercato. I giornalisti non stanno facendo una battaglia per chiedere più soldi e non perché possano contare su stipendi d’oro: oggi chi comincia a fare il giornalista impiega in media 10 anni a trovare un posto di lavoro stabile (quando ci riesce) e in questo tempo guadagna in media 5 mila euro lordi all’anno, mentre il primo stipendio dei nuovi assunti è di 15 mila euro lordi all’anno. In compenso, i bilanci delle nostre aziende segnano utili e vantano risultati nettamente superiori alla crescita del Pil. Inoltre, gli editori ricevono ogni anno dallo Stato sovvenzioni pari a circa 700 milioni di euro. I giornalisti chiedono che non siano minate le garanzie minime per un’informazione democratica e libera da vincoli: i nostri editori sono banchieri, assicuratori, imprenditori di tutti i settori, dall’edilizia alle telecomunicazioni. Non si può discutere sulle basi poste oggi dagli editori: probabilmente, il loro obiettivo reale è fare dei giornali senza giornalisti. E, quindi, senza informazione. Ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per evitare che questo avvenga. L'assemblea di redazione del Corriere della Sera