Il testo sulla riforma della Rai che torna in discussione al Senato non piace al Sindacato dei giornalisti: lo hanno ribadito nel corso di una conferenza stampa congiunta Fnsi e Usigrai, lamentando che non si può ridurre il tema del servizio pubblico alle sole regole sulla governance della Rai. “Siamo convinti ci siano ancora margini per evitare l’ennesima occasione perduta – commenta il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso – e per ridiscutere tutta la legge Gasparri, per discutere di Sic, di risorse e di servizio pubblico, non solo di nomine”.
Prendere tempo per una pausa di riflessione e tornare, dopo
la pausa estiva, a discutere i temi rimasti fuori dalla bozza di riforma della
Rai arrivata alla discussione in Aula al Sentato: questa la proposta di Fnsi e
Usigrai, presentata nel corso della conferenza stampa in sala Nassirya di
Palazzo Madama.
“La proposta di legge di riforma della Rai, così come approdata alla
discussione in aula a nostro avviso rappresenta un’occasione perduta”, ha
esordito il segretario Fnsi, Raffaele Lorusso aprendo la conferenza stampa cui
hanno partecipato anche i parlamentari Dario Stefano, Loredana De Petris,
Massimo Cervellini, Francesco Russo, Jonny Crosio, Francesco Campanella,
Luciano Uras, Corradino Mineo e Alberto Airola.
“Ancora una volta tutto il dibattito sul servizio pubblico si sta riducendo ad
un discorso di governance e di nomine, mentre noi riteniamo che la riforma
della Rai debba essere inserita in un discorso più generale, come già nel 2006
prevedeva una proposta dell’attuale ministro degli Esteri Gentiloni, che
auspicava una riforma del Sistema integrato delle comunicazioni”, ha proseguito
Lorusso.
“Questa poteva essere l’occasione per incardinare una discussione che
riportasse l’attenzione sull’equilibrio generale del sistema delle
comunicazioni in questo Paese, partendo anche dalle indicazioni degli organismi
europei – ha detto ancora il segretario generale della Fnsi – e dagli annunci
del capo del governo, che solo pochi mesi fa andava ripetendo ‘ fuori i partiti
dalla Rai’, ‘bisogna superare la legge Gasparri’. Ci aspettavamo poi che a
monte ci fosse una legge sul conflitto di interessi, ma non c’è oggi nulla di
tutto questo. La discussione è ridotta al solo aspetto della governance, si
parla di modificare appena uno dei 47 articoli della legge Gasparri, non si
parla di riforma del mercato pubblicitario né di servizio pubblico: si deduce
che l’interesse della politica sia solo di mettere mano alla governance della
Rai”.
“Fermiamoci – ha chiesto allora Lorusso - e apriamo una fase di riflessione
riportando la discussione nel contesto più generale della riforma del Sistema
integrato delle comunicazioni, sul conflitto di interessi, sulla riforma del
mercato pubblicitario. Una volta definiti questi aspetti si potrà parlare di
servizio pubblico e infine di governance della Rai. Non siamo in presenza di
una materia sulla quale ci si può permettere un blitz estivo”.
“Per la Rai non è né la volta né la svolta buona”, è stato il primo commento
del segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani. “Il premier Renzi aveva preso con
i cittadini l’impegno a liberare la Rai dal controllo dei partiti, ma questo
testo non va in quella direzione. Rimane la legge Gasparri – ha evidenziato Di
Trapani -, ma soprattutto ancora una volta si continua a invertire l’ordine
della discussione: si deve partire dalla missione, poi parlare di finanziamenti
e solo alla fine si valuta la governance adatta a quel tipo di sistema. Già
assistiamo al totonomine sul nuovo amministratore delegato: lo stesso dibattito
intorno ai nomi vorremmo vederlo sui temi del servizio pubblico. Noi abbiamo
creduto all’impegno preso dal presidente del Consiglio e siamo andati in
audizione in Senato a presentare le nostre proposte, ma nulla è stato recepito”.
“La prospettiva di un posto in Cda per un rappresentante dei lavoratori – ha
quindi ammonito il segretario Usigrai – non basta a rendere il testo meno
insoddisfacente, anzi all’esito del percorso parlamentare valuteremo se
partecipare a quel tipo di indicazione, perché se deve essere lo strumento per
dire che ai sindacati e ai lavoratori il testo di riforma va bene diciamo fin
d’ora che no: non va bene”.
“Non c’è alcun riferimento al rinnovo della concessione – ha concluso Di
Trapani – e ci sono poi le deleghe molto ampie al governo sulla missione del
servizio pubblico e sulla riforma del canone. Noi vogliamo provare ad essere
propositivi: condividiamo l’urgenza della riforma, ma fermiamoci e
confrontiamoci su missione , finanziamento e solo dopo sulla governance. Per
essere a settembre pronti ad approvare un provvedimento che raggiunga gli
obiettivi fissati dal premier all’inizio di questo iter parlamentare di
liberare il servizio pubblico dai partiti e dal governo e di supere la legge Gasparri”.
“Tre sono i punti sui quali il no a questo testo deve essere fermo – ha
iniziato il suo intervento il senatore Vincenzo Vita, in rappresentanza
dell’associazione Articolo21 –. In primo luogo la Rai tornerebbe ad essere
sostanzialmente sotto l’egida del governo, riportandola a prima del 1975 e
cancellando una costante giurisprudenza costituzionale. Secondo: la discussione
del testo in commissione ha portato a stravolgerne i contenuti, rendendolo autoritario
e consociativo. E infine non si affronta la questione della riforma del
sistema: net neutrality, copyright, intreccio tra vecchi e nuovi media, la
missione del servizio pubblico, sono temi sui quali ci si confronta in tutta Europa
ma in questo testo non c’è un solo riferimento a questi temi”.
La senatrice Loredana De Petris ha invece evidenziato “il problema dei partiti
e del governo che continuano a detenere il controllo sulla Rai creando una
sorta di direttorio composta dai membri di nomina governativa e dal presidente,
rafforzano in pratica la presenza della maggioranza e tornando ad una
spartizione dei telegiornali”.
Mentre il senatore Corradino Mineo chiede ironico: “Come si può dire ‘fuori i
partiti dalla Rai’ se poi l’azienda continua ad avere ben 4 organismi di
controllo come l’amministratore delegato, nominato dal governo, il Cda, in gran
parte espressione del parlamento, la commissione parlamentare di vigilanza, che
formalizza la nomina del presidente, e l’Agcom? E ci sono poi altri due punti
su cui sarà bene tenere alta l’attenzione: la delega sulle risorse, delle quali
non sappiamo niente, e la delega sul testo unico sul sistema radiotelevisivo”.
Marco Quaranta, dell’associazione MoveOn, ha infine ricordato il sit-in di
protesta in programma alle 18 in piazza delle Cinque Lune, rimarcando la
necessità di una mobilitazione che coinvolga i cittadini.