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«Relazioni sindacali deteriorate», i giornalisti del Corriere della Sera in stato di agitazione
Vertenze 01 Ott 2022

«Relazioni sindacali deteriorate», i giornalisti del Corriere della Sera in stato di agitazione

La redazione lamenta la mancanza di un confronto «chiaro e trasparente» sulla fusione annunciata tra Rcs Mediagroup e le Edizioni locali e denuncia le chiusure dell'editore Urbano Cairo sui temi della tutela dei posti e dell'organizzazione e della qualità  del lavoro. Affidati al Cdr 5 giorni di sciopero.

I giornalisti del Corriere della Sera, «di fronte al progressivo deterioramento delle relazioni sindacali con l'Editore, sono in stato di agitazione e hanno affidato al Cdr un pacchetto di 5 giorni di sciopero». È quanto si legge in un comunicato sindacale pubblicato sabato 1° ottobre 2022 sul quotidiano di via Solferino.

«L'azienda – spiegano i giornalisti – qualche giorno fa ha annunciato una fusione tra Rcs Mediagroup spa e Rcs Edizioni locali (che edita i dorsi di Veneto, Trentino-Alto Adige, Mezzogiorno, Bologna e Firenze) senza fornirne i dettagli, nonostante il Comitato di redazione abbia chiesto un chiaro e trasparente confronto. L'unica spiegazione è stata quella di un "semplice" efficientamento economico. Se così fosse non sarebbe in gioco né un rilancio del Corriere della Sera né delle sue edizioni locali, come invece chiesto dalla redazione. Il dubbio è che si tratti soltanto di una leva utile per chiedere nuovi esuberi alla prima occasione o, in prospettiva, per un blocco del turnover e una mobilità forzata tra le sedi periferiche e quella centrale».

Inoltre, «l'Editore Urbano Cairo – incalza il Cdr – ha chiuso all'improvviso e unilateralmente il tavolo di confronto su un'organizzazione del lavoro più flessibile, anche in questo caso senza alcuna spiegazione se non lo sterile richiamo a un modello organizzativo pre-pandemico. In questi oltre due anni di emergenza proprio questa organizzazione del lavoro ha permesso al Corriere di continuare a essere il primo quotidiano italiano, superando uno stato di crisi con prepensionamenti e uscite a vario titolo e permettendo alla proprietà di abbassare l'esposizione finanziaria con le banche e distribuire dividendi».

Il buono stato di salute del giornale emerge dagli ultimi dati di bilancio e dalle informative alla comunità finanziaria. «Al 30 giugno 2022 – proseguono i rappresentanti sindacali – il Corriere è il primo quotidiano italiano in edicola con una customer base digitale totale attiva di 436 mila abbonamenti. Aumentano i ricavi consolidati (+5,7%) e cala l'indebitamento finanziario netto. Tanto che il nostro editore Urbano Cairo parla di "eccellenti risultati economici a conferma della solidità del Gruppo". Risultati resi possibili anche grazie allo sforzo di tutti i giornalisti del Corriere ai quali, oggi, l'Editore decide di chiudere la porta in faccia sui temi che stanno loro più a cuore: la tutela dei posti e della qualità del lavoro e, di conseguenza, quella del nostro Corriere della Sera. A dispetto dei fattori positivi che ogni giorno raccontiamo sul giornale (secondo gli ultimi studi nel 66% dei casi il lavoro agile fa crescere la produttività), si vorrebbe tornare a un modello meno funzionale che avrebbe pesanti ripercussioni sui contenuti del Corriere».

La redazione, infine, ritiene anche che, «secondo il contratto, l'organizzazione del lavoro non spetti all'Editore e ha deciso che i giornalisti si atterranno all'applicazione letterale del contratto sia in termini di orario sia in termini di compiti. Il Cdr - concludono i giornalisti - vigilerà con sempre maggior attenzione anche sul rapporto con il marketing e la pubblicità, strumenti vitali per la crescita del giornale, purché non ci siano invasioni di campo che rischiano progressivamente di portare il Corriere a diventare un brand da cannibalizzare a scapito dei contenuti di qualità».

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