«Il vertice della Rai prova ancora una volta a imporre scelte unilaterali. A farne le spese questa volta saranno i profili social della Rai che l'Ad vuole accorpare senza coinvolgere nel processo di riorganizzazione le redazioni e le testate che da sole in questi anni hanno sopperito alla mancanza di un progetto aziendale». È quanto denuncia, in una nota, l'esecutivo Usigrai.
«I profili Facebook di Tg1, Tg2, Tg3, Rainews e Radio 1 Rai – spiegano i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico – sommano attualmente 1,8 milioni di follower complessivi con una crescita che nell'ultimo anno è stata del 17,5%. Segno che la prospettiva di crescita è molto ampia e la presenza social delle testate non va tagliata ma incrementata. I profili social servono inoltre a rafforzare la reputazione e il brand di testata, estenderne la visibilità a nuovi settori di audience, ingaggiare i target fuori dalle fasce di ascolto peculiari e dare nuova vita ai contenuti radio tv. Anche per questo i grandi gruppi europei non accorpano le identità, come vuole fare la Rai, ma differenziano: France Télé e BBC hanno numerose pagine social e tutte sinergiche, ARD ha aperto con successo il canale TikTok del Tagesschau con contenuti dedicati».
Conclude l'Usigrai: «Non possiamo che chiedere ancora una volta: non si proceda senza il necessario confronto. Se come dice l'ad, dobbiamo limitare le partecipazioni esterne per concentrarci sul rilancio dell'azienda, faccia una cosa: ci coinvolga in questo processo invece di continuare a ricorrere a professionalità esterne. L'ultima sarebbe quella di un collaboratore esterno chiamato per occuparsi della comunicazione dell'Eurovision Song Contest. Ricordiamo all'Ad Fuortes che ha da poco nominato un giornalista interno a capo dell'ufficio stampa della Rai proprio per rilanciare la comunicazione aziendale».