«Apprendiamo dall’audizione dall’amministratore delegato in commissione di Vigilanza la decisione di cancellare la terza edizione dei tg regionali senza alcun confronto sindacale e violando le più elementari regole contrattuali. Sorprende inoltre la dichiarazione dell’ad secondo cui la decisione sui palinsesti sarebbe passata in Cda attraverso una "presa visione all’unanimità", espressione di nuovo conio per dire che la scelta è stata assunta in autonomia e solo comunicata ai consiglieri». È quanto sottolinea, in una nota, l'Esecutivo Usigrai.
«L’amministratore delegato che il giorno prima aveva dichiarato di non volere inseguire lo share oggi giustifica il taglio della terza edizione proprio con i dati di ascolto che per di più non rispondono al vero», aggiungono i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico.
«I dati audirai del 2021 – incalzano – dicono con estrema chiarezza che la terza edizione non perde ascolti. Anzi, le edizioni della Tgr fanno da traino alla programmazione di Raitre, segno del grande interesse ai contenuti dell’informazione regionale. Si tratta dunque di un taglio che mortifica il ruolo e la funzione dell’informazione Rai».
Come evidenziato anche in un altro intervento, «così – prosegue l'Usigrai – si spegne la presenza del Servizio Pubblico sul territorio e dal territorio, per la Tgr e per tutte le testate Rai, per quasi 12 ore al giorno: dalle 20 alle 7».
L'Usigrai denuncia «con forza» il metodo adottato dal vertice aziendale «che ritiene "doveroso" – aggiungono i rappresentanti sindacali – incontrare i partiti per decidere le nomine dei direttori dei telegiornali, ma non altrettanto doveroso il confronto con i rappresentanti dei lavoratori della Rai».
L’ad, conclude l'Esecutivo Usigrai, «non spieghi a noi l’importanza dell’impegno cui tutti siamo chiamati come dipendenti del servizio pubblico. Noi giornalisti siamo da sempre impegnati in via esclusiva nella valorizzazione dell’informazione della Rai. Sulla circolare degli impegni esterni è Carlo Fuortes che dovrebbe spiegare perché ha accettato di fare l’amministratore delegato della Rai se sapeva di non poter lasciare gli incarichi di amministratore unico e sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma».