La rivoluzione sul canone annunciata dal governo crea apprensione tra i lavoratori, giornalisti e non, dell’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo. Tanto che Usigrai, Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater Libersind-ConfSal, e AdRai hanno deciso di inviare una lettera aperta alle istituzioni per chiedere certezza sull’entità del finanziamento pubblico alla Rai.
"L'incertezza dell'entità del finanziamento pubblico
alla Rai pone oggettivamente l'azienda in una condizione di rischio di riduzione
dell'indipendenza e di capacità progettuale editoriale ed industriale per il
medio/lungo termine, tema peraltro già denunciato dalla presidenza dell'Ebu,
organismo che raggruppa le tv pubbliche europee”.
L’Usigrai e gli altri sindacati dei lavoratori dell’azienda del servizio
pubblico lanciano l’allarme inviando una lettera aperta alle istituzioni nella
quale definiscono una "grave incongruenza" la norma della legge di
stabilità secondo la quale le somme recuperate dall'evasione del canone
"non sarebbero interamente destinate alla Rai né al sistema dell'editoria,
ma verrebbero destinate al fondo per la riduzione della pressione
fiscale".
"Se questa scelta fosse confermata - scrivono in una nota Slc Cgil, Uilcom
Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater Libersind-ConfSal, UsigRai e AdRai - si
determinerebbe una condizione di non trasparenza nei confronti dei cittadini
rispetto all'effettivo contributo al servizio pubblico radiotelevisivo, assunto
che il canone Rai è una tassa di scopo, il cui importo deve essere chiaramente
identificato. Tra l'altro questa impostazione confermerebbe la possibilità che
il canone effettivamente destinato alla Rai possa essere ulteriormente ridotto.
Tenere bloccati i ricavi da canone impedisce alla Rai di fare investimenti,
innovazione e aumentare la qualità del prodotto".
La lettera dei sindacati cita poi i casi di Francia, Germania e Regno Unito in
cui le risorse delle tv pubbliche "sono nettamente superiori a quelle
italiane", ed evidenzia che "le risorse ulteriori che il pagamento
del canone potrebbe fornire alla Rai darebbero all'Italia un servizio pubblico
di maggiore qualità e competitivo in campo internazionale".
“Nella sostanza – si legge ancora nella missiva – si nega l'obiettivo
dichiarato dal Governo di voler aumentare il 'tasso' di servizio pubblico della
Rai. E inoltre resta intatto il tema centrale che attiene all'autonomia della
Rai, visto che già nel 2014 sono stati sottratti 150 milioni di euro a bilancio
di previsione già concluso, e nel 2015 sono stati sottratti altri 85 milioni di
euro".