La commissione Giustizia del Senato ha approvato il ddl per il contrasto alle intimidazione degli amministratori locali, ampliando la platea dei tutelati ai politici eletti a livello nazionale e locale e ai magistrati. Un provvedimento che prevede pene più severe anche per i giornalisti riconosciuti colpevoli di diffamazione ai danni di uno dei soggetti protetti dalla norma in discussione.
«Non stupisce più di tanto - commentano il segretario generale Lorusso e il presidente Giulietti - che, nel tentativo di tutelare se stessa, la classe politica abbia espresso un voto "quasi unanime" sul testo, prevedendo, tra gli altri provvedimenti, un inasprimento delle pene a carico dei giornalisti che dovessero essere giudicati colpevoli di diffamazione ai danni di magistrati o politici. Quel che stupisce è che si tenti di affermare l'esistenza di una categoria di cittadini "più uguali" degli altri».
E tutto questo mentre restano in sospeso questioni cruciali per il lavoro dei giornalisti. «Ancora più grave - spiegano i vertici della Fnsi - è che il Parlamento lavori ad inasprire le sanzioni a carico dei giornalisti, mentre nessuna risposta è stata ancora data al problema delle cosiddette "querele temerarie " né alla richiesta di cancellare il carcere per i giornalisti, strumenti divenuti armi improprie utilizzate sempre più spesso contro i cronisti, in particolare contro quelli che per svolgere il proprio dovere fanno i conti ogni giorno con le minacce e le intimidazioni della criminalità».