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Contratti 10 Ott 2005

“Lo sciopero dei beoti” di Vittorio Feltri

Lo sciopero è un'arma spuntata (per troppa usura), obsoleta, ottocentesca. Massì, non funziona più. Alcuni se ne sono accorti, molti se ne stanno accorgendo e moltissimi invece seguitano a praticarlo. Sono i beoti, intesi naturalmente come abitanti della Beozia. Poveracci, la bevono. Amano stare intruppati, sì allineano, osservano la liturgia sindacale e si adeguano alla mistica della corporazione. Scioperano ma ignorano i motivi dello sciopero. Credono ubbidiscono e se ne sbattono della logica.

Lo sciopero è un'arma spuntata (per troppa usura), obsoleta, ottocentesca. Massì, non funziona più. Alcuni se ne sono accorti, molti se ne stanno accorgendo e moltissimi invece seguitano a praticarlo. Sono i beoti, intesi naturalmente come abitanti della Beozia. Poveracci, la bevono. Amano stare intruppati, sì allineano, osservano la liturgia sindacale e si adeguano alla mistica della corporazione. Scioperano ma ignorano i motivi dello sciopero. Credono ubbidiscono e se ne sbattono della logica.

L'arma spuntata dei beoti di VITTORIO FELTRI da "Libero" di sabato 8 ottobre Lo sciopero è un'arma spuntata (per troppa usura), obsoleta, ottocentesca. Massì, non funziona più. Alcuni se ne sono accorti, molti se ne stanno accorgendo e moltissimi invece seguitano a praticarlo. Sono i beoti, intesi naturalmente come abitanti della Beozia. Poveracci, la bevono. Amano stare intruppati, sì allineano, osservano la liturgia sindacale e si adeguano alla mistica della corporazione. Scioperano ma ignorano i motivi dello sciopero. Credono ubbidiscono e se ne sbattono della logica. Fra i giornalisti i beoti sono numerosi. Quest'anno, è la terza volta in pochi mesi che si astengono dal lavoro, causa trattative incasinate per il rinnovo del contratto. Un contratto totalmente inutile per almeno il cinquanta per cento dei colleghi. Lo dimostro. La categoria rappresentata da quattro sfigati col berretto rosso non è neppure riuscita a presentare una piattaforma (scusate la parolaccia) rivendicativa concreta: ovvero non ha quantificato con esattezza gli aumenti in denaro. Diciamo circa cento euro. Sapete come ci siamo comportati noi di Libero? Convocato il comitato di redazione (alias sindacato), abbiamo proposto: amici, qua i cento euro mensili richiesti. Ve li diamo in anticipo. Se alla firma del contratto ve ne dovremo di più (assolutamente improbabile), avrete il conguaglio con tanto di arretrati. Se i beoti "strapperanno" una cifra inferiore (assai probabile), non importa: vi terrete quei cento e amen. Ci preme azzerare i motivi della agitazione. E se prendete quanto richiesto che cacchio vi agitate a fare? Postilla. Va da sé che se qualche redattore preferisce comunque scioperare perché gode a danneggiare il suo giornale, prego, s'accomodi. Non sarà certo discriminato. Figuriamoci. Libero é uscito regolarmente in edicola perché ha una redazione di persone ragionevoli. Altri quotidiani si sono accodati, tra cui il Giornale che - mi piace ricordarlo - cominciò a non scioperare proprio con la mia direzione. Qualcuno osserva: la vertenza della Federazione nazionale della stampa non riguarda solo l'aspetto stipendio, ma anche quello normativo. È vero. L'esperienza (quarantennale) tuttavia ci insegna che le norme, di contratto in contratto, sono sensibilmente peggiorate: sempre più punitive nei confronti dei redattori. Sarebbe stato opportuno evitare di modificarle, e sarebbe opportuno non toccarle nemmeno in questa circostanza. In definitiva: che senso ha ricorrere alla protesta estrema, ossia al rifiuto di scrivere, per ottenere - è il caso di Libero - quanto si può ottenere pacificamente? E che senso ha battersi per mutare in chiave negativa le regole? Nessuno. Dirò di più. I grandi organi di informazione (Corriere, Repubblica, Stampa, Messaggero eccetera) hanno contratti integrativi interni favolosi; i giornalisti guadagnano come minimo il doppio rispetto alle tabelle nazionali; al Corriere per esempio hanno auto gratis, telefonino, computer, per citare alcune "sciocchezzuole". Cosa volete che freghi loro di raccattare cento curo in più rispetto al cosiddetto salario base. Domanda: perché allora scioperano? Sono forse stupidi? Gli stupidi non mancano mai. Ma nella fattispecie non sono tali; semplicemente accolgono il diktat sindacale per conformismo, per non avere grane, per stare a casa un giorno, per far vedere che sono progressisti. In questo modo umiliano la categoria. I giornalisti delle piccole tivù locali ne sono consapevoli. Avendo un contratto differenziato, sgobbano il triplo e incassano un terzo dei signorini. Capito che razza di solidarietà anima gli scioperanti? I sindacalisti urlano: lottiamo contro il precariato. Ma quale precariato. Vengano qui a Libero a contare gli abusivi? Neanche uno. Anni fa (non tanti) il segretario Fnsi Serventi Longhi ci augurò di fallire, ammazza che sindacalista. Gli segnalo, per la completezza dell'informazione, che il nostro è l'unico quotidiano che cresce con percentuali annue di due cifre, nonostante i menagramo.

@fnsisocial

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