L'Europa non chiede di approvare una 'legge bavaglio', come viene chiamata la normativa (nata da un emendamento del deputato Enrico Costa in sede di recepimento della Direttiva Ue 2016/343) che impedirà ai giornalisti di pubblicare ordinanze preliminari, integralmente o sotto forma di estratti, fino al termine dell'udienza preliminare. Il chiarimento, come riferito nel corso del convegno dal titolo 'Legge bavaglio e libertà d'informazione' promosso dalla senatrice 5Stelle Dolores Bevilacqua, è giunto dalla Commissione europea che era stata interpellata in merito dagli eurodeputati pentastellati.
All'incontro, mercoledì 5 febbraio 2025 nell'Aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio, anche i promotori di quella iniziativa ed altri esponenti del Movimento, come Giuseppe Antoci, Valentina Palmisano, Valentina D'Orso, gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho, la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia, che ha anche invitato ad allargare lo sguardo «su altri bavagli», come quello che a suo giudizio sta riguardando l'organismo di garanzia che presiede.
Sul fatto che non ci sia «un solo bavaglio» che rischia di compromettere le libertà democratiche, in primis la libertà di stampa, ha concordato Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi che, ospite al convegno, ha invitato a tornare con la memoria al 14 agosto 2018, il giorno in cui a Genova crollò il ponte Morandi. «Avremmo dovuto aspettare la fine delle indagini preliminari per dare notizia, ad esempio, di intercettazioni contenute in atti di custodia cautelare? Oggi sì», ha sottolineato.
E, sulla legge bavaglio, ha aggiunto: «Finalmente abbiamo capito che non ce lo chiede l'Europa: meno male, perché è una cosa che la Federazione nazionale della Stampa italiana sta dicendo dal momento in cui l'emendamento Costa è arrivato in Parlamento. La Fnsi - ha incalzato - sarà al fianco dei colleghi che, facendo il loro mestiere, saranno costretti a violare l'articolo 114 del Codice di procedura penale e pubblicare gli atti perché importanti per le notizie. Dopo le denunce bisogna passare ai fatti, bisogna sollevare la questione di costituzionalità della norma, portare la vicenda fino alle estreme conseguenze, anche davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea, se sarà necessario».
Per Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi, il gruppo dei 5Stelle a Bruxelles ha posto una domanda che ha avuto una «risposta chiara» che non riguarda solo questo governo «perché riguarda l'emendamento Costa, ma anche la riforma Cartabia». È giusto fare «una operazione verità», secondo il presidente dell'Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, dato che ormai si assiste a un «insieme di leggi che a poco a poco espropriano i cittadini dal diritto di sapere quello che accade».
Per il direttore dell'Approfondimento Rai Paolo Corsini, premesso che «la libertà di informazione è valore fondamentale di ogni democrazia ed è giusto difenderla», la legge «di cui stiamo parlando non impedisce di pubblicare la notizia, cioè il fatto che sia stata imposta una misura cautelare, né di riassumere il contenuto del provvedimento, ma vieta di pubblicare le ordinanze e di elencare i passaggi comprese le valutazioni dei giudici. Il giornalista - ha osservato - potrà fare il sunto del provvedimento».