Niente nuove sanzioni, ma sarà vietata la pubblicazione «delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare». Lo prevede il decreto legislativo, approvato oggi, lunedì 9 dicembre 2024, in Consiglio dei ministri, che era stato ribattezzato 'legge bavaglio' dalle opposizioni e dalla Federazione nazionale della Stampa italiana.
Il provvedimento - si legge - ha accolto le osservazioni delle commissioni parlamentari «solo in riferimento all'ampliamento del contenuto della norma, ma non all'introduzione di un nuovo apparato sanzionatorio».
Per Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, «è un bavaglio più ampio e non ci consola che non siano state previste sanzioni perché immaginiamo che chi vuole proteggere i colletti bianchi e impedire che i cittadini siano correttamente informati provvederà quanto prima. In questo Paese - rimarca - lo schema è affamare i giornalisti e indebolire l'informazione».
Eurodeputati Pd alla Ue: «Esamini legge bavaglio in Italia»
Gli eurodeputati italiani del Pd di professione giornalisti - Lucia Annunziata, Sandro Ruotolo, Gaetano Pedullà e Marco Tarquinio - hanno presentato un'interrogazione alla Commissione europea affinché esamini il decreto legislativo approvato ieri in Cdm e ribattezzato 'legge bavaglio' dalle opposizioni e dalla Federazione nazionale della stampa.
«Nonostante l'ultimo Rapporto europeo sullo stato di diritto ponga l'Italia tra i Paesi maggiormente critici per la libertà di stampa, il Consiglio dei ministri ha deciso un'ulteriore stretta alla libertà di stampa. Una norma che vieta di pubblicare testualmente le misure di custodia cautelare personali, fino a che non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Si tratta, di fatto, della legge bavaglio più opprimente di sempre», scrivono i dem in una nota, sottolineando che «la decisione del Governo Meloni arriva proprio nella fase di recepimento della direttiva sulla presunzione di innocenza, che invece esplicitamente esclude la stampa. Anzi, la Commissione europea dovrebbe aprire una fase di verifica per recepimento difforme dalle direttive Ue».
«Quando la stampa non è più libera - si legge nell'interrogazione - quando non può più dare le notizie, vuol dire che c'è la censura e che la nostra democrazia arretra e rischia di diventare una democratura, una democrazia illiberale». (Ansa - 10 dicembre 2024)