«Abbiamo voluto organizzare questo presidio per portare al centro del dibattito pubblico il tema dell'informazione in questo Paese, per chiedere interventi che consentano ai colleghi di poter esercitare liberamente la professione giornalistica, perché il settore sta attraversando un momento di grave difficoltà». Così Rocco Cerone, segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, aprendo la conferenza stampa convocata in piazza Mazzini, a Bolzano, per discutere di lavoro giornalistico, libertà di stampa e tutela dell'articolo 21 della Costituzione.
«Stiamo assistendo al tentativo di radere al suolo i pilastri della nostra professione e non possiamo permettere che ciò accada», ha aggiunto Cerone, che ha poi ricordato la vicenda della chiusura del quotidiano Trentino, «una ferita per il territorio», e ribadito la vicinanza del sindacato ai colleghi.
Con i rappresentanti di sindacato e Ordine regionali e delle Assostampa di Trento e Bolzano, all'incontro erano presenti, fra gli altri, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, i giornalisti del Comitato di redazione del Trentino, la segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, il portavoce del presidio regionale di Articolo21, Roberto Rinaldi, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil: Cristina Masera, Dieter Mayr, Toni Serafini.
«L'Inpgi è un presidio fondamentale per l'autonomia economica della nostra professione», ha ribadito la presidente Macelloni. «Un lavoro sempre meno garantito e meno tutelato – ha proseguito – produce una informazione meno buona. Dobbiamo lottare per permettere la sopravvivenza dell'istituto per salvaguardare l'indipendenza professione e per garantire il diritto dei cittadini ad avere un informazione di qualità, presidio di democrazia».
In chiusura il segretario Lorusso, citando i recenti fatti di Hong Kong, con il blitz della polizia negli uffici del quotidiano Apple Daily, ha osservato che «in Italia la stampa è libera, ma spesso non sono liberi i giornalisti. Colpire il lavoro dei giornalisti è colpire la libertà di stampa. Il lavorio giornalistico – ha rilevato – è sempre più precario, sempre meno diritti sono riconosciuti ai lavoratori. La nostra non è una battaglia ideologica, ma una battaglia di civiltà».
Lorusso ha poi ricordato le iniziative promosse in tutta Italia nelle scorse settimane e ribadito: «Continueremo ad andare in piazza, non per protestare contro qualcuno, ma per chiedere al governo e al presidente del Consiglio, Mario Draghi, di affrontare seriamente quella che è la vertenza informazione in questo Paese, perché non si può pensare di costruire un nuovo Paese, anche grazie al Pnrr, e non porsi il problema di come in questo nuovo Paese l'opinione pubblica dovrà essere informata per poter partecipare alla vita civile e sociale».
E tornando sulla vicenda del Trentino, «è emblematica ed esemplare», ha rimarcato. «Noi riteniamo – ha spiegato – che le risorse pubbliche debbano essere riconosciute a chi crea occupazione, non a chi la distrugge. Chi distrugge posti di lavoro, chi non applica i contratti nazionali di lavoro, chi riduce il pluralismo dell’informazione non deve ricevere alcuna forma di sostegno. Ci auguriamo che su questa vicenda sia fatta giustizia. Non possiamo consentire che, attraverso lo smantellamento del lavoro e la chiusura di voci libere, si indebolisca la democrazia».