Pippo non esiste. Eppure di storie come quella di Pippo è piena l'editoria italiana. Storie di giornaliste e giornalisti, spesso con tanto di laurea e master, che riempiono giornali e telegiornali con i loro articoli e servizi pagati un pugno di euro, che lavorano con dignità e abnegazione, senza tutele, senza garanzie né diritti. Storie di sfruttamento, come quelle dei rider tante volte denunciate dai media, delle quali però sui giornali non si parla. Anzi.
Sono le storie di giovani e meno giovani che dopo anni di precarietà restano appesi al rinnovo di una collaborazione che può svanire da un giorno all'altro; professioniste e professionisti che devono fare i conti con chi in strada li aggredisce, con chi in rete li prende di mira, con minacce di querele e di azioni temerarie di risarcimento danni brandite come una clava e una museruola dal (pre)potente di turno.
Pippo, allora, esiste eccome. Ed è il protagonista della storia scritta e disegnata da Stefano Rolli dopo che l'ennesimo caso di "un Pippo" ha riportato - ancora una volta - alla ribalta il dramma del precariato dilagante nel mondo dell'informazione italiana. Una situazione che il sindacato dei giornalisti denuncia da anni, inascoltato. Una condizione che mette a repentaglio la qualità dell'informazione e il diritto stesso dei cittadini ad essere informati in maniera corretta, completa e plurale, perché un giornalista precario e sfruttato vive una vita e una professione "instabili", come la testata della storia inventata da Rolli che riproponiamo di seguito.