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Parlamento 11 Giu 2009

La Camera approva il Ddl Alfano che ora passa al Senato Vietato spiare, ecco il nuovo testo

Il voto segreto sul ddl intercettazioni non spacca la maggioranza, ma l'opposizione. Il testo, contestato in Aula dal centrosinistra, ottiene 17 voti in più di quelli a disposizione di Pdl, Lega e Mpa e cioé passa alla Camera con 318 sì, 224 no e un astenuto, mentre i deputati del centrodestra che hanno partecipato al voto e che avevano annunciato il proprio sì dovevano essere 301

Il voto segreto sul ddl intercettazioni non spacca la maggioranza, ma l'opposizione. Il testo, contestato in Aula dal centrosinistra, ottiene 17 voti in più di quelli a disposizione di Pdl, Lega e Mpa e cioé passa alla Camera con 318 sì, 224 no e un astenuto, mentre i deputati del centrodestra che hanno partecipato al voto e che avevano annunciato il proprio sì dovevano essere 301

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano esce trionfante dall'Aula di Montecitorio aumentando addirittura il risultato dei 'franchi tiratori': "Abbiamo avuto una ventina di voti in più della maggioranza - gongola - il voto segreto continua a premiare le nostre tesi che sono condivise anche da alcuni settori dell'opposizione". E nel centrosinistra si apre la resa dei conti su chi siano stati i 'traditori'. E qui le ipotesi divergono: c'é chi dà tutta la colpa ai centristi e chi invece parla di un nuovo capitolo del duello nel Pd in vista del congresso. Ma tant'é: il voto segreto invece di sparigliare in casa della maggioranza, colpisce l'opposizione. "C'é confusione - ironizza Umberto Bossi - dicono una cosa e ne fanno un'altra...". "Finita la campagna elettorale - commenta invece il coordinatore della segreteria del Pdci Alessandro Pignatiello - ricomincia l'inciucio?". Questo episodio, aggiunge, dimostra quanto l'opposizione in Parlamento sia "poco seria ed affidabile". Aula al gran completo, comunque, per il voto segreto accordato dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Al centro dei banchi del governo c'é il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, seduto tra il Guardasigilli Alfano e il ministro degli Esteri Franco Frattini. In prima fila anche Bossi, mentre non c'é il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Al termine del voto, i deputati dell'Idv alzano striscioni segnati a lutto con su scritto: "Libertà di informazione cancellata", "Pdl: proteggiamo delinquenti e ladri", "Morta la libertà di informazione, uccisa dall'arroganza del potere". I commessi li rimuovono, mentre dal centrodestra si alzano cori di "Buffoni! Buffoni!". Anche durante le dichiarazioni di voto scoppiano scintille soprattutto tra Luciano Dussin della Lega e il capogruppo dell' Idv Massimo Donadi, che il parlamentare del Carroccio definisce più volte "servo di Di Pietro". Dusasin urla, lancia sul banco i foglietti con gli appunti dell'intervento e se la prende con il centrosinistra: prima parlando di "teste vuote" e poi dicendo che la Lega "non ha nulla da imparare da chi ha votato l'indulto" riferendosi al governo Prodi, quando la legge fu varata da parte del centrosinistra e anche dell'allora Cdl. I deputati dell'Mpa rinunciano a dire la loro in diretta Tv, ma assicurano il 'si' al testo "per coerenza". L'Udc, con il vice-capogruppo Michele Vietti, ribadisce il suo 'no' a un ddl che "rappresenta una caduta di efficacia delle indagini". Così come il Pd e l'Idv. Ma nel segreto dell'urna le cose cambiano. E il provvedimento passa al Senato anche con i voti dell'opposizione. Antonio Di Pietro chiama la protesta in piazza perché, dice, "si è consumato lo scempio più efferato nella storia della Repubblica"; ricorda che il capo dello Stato Giorgio Napolitano ("le cui parole oggi sono state distorte"), non ha ancora risposto all'appello che gli è stato lanciato ieri dalle opposizioni contro il modo di intendere il processo legislativo da parte del governo. E lo invita "almeno ora ad indignarsi". (ANSA) Ecco il nuovo testo del ddl intercettazioni, frutto del maxi-emendamento presentato dal governo. Il pacchetto di modifiche, che porta la firma del Guardasigilli Angelino Alfano, recepisce di fatto il testo approvato in commissione Giustizia il 19 febbraio più alcuni emendamenti presentati da governo e relatore nel 'comitato dei nove' della commissione. EVIDENTI INDIZI COLPEVOLEZZA - Il Pm potrà chiedere di intercettare solo se ci saranno 'evidenti indizi di colpevolezza' e solo se saranno 'assolutamente indispensabili'. Nelle indagini di mafia e terrorismo basteranno 'sufficienti indizi di reato'. La richiesta dovrà essere autorizzata da un Gip collegiale del capoluogo del distretto. Ma il giudice dovrà poi compiere una valutazione autonoma del caso. VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA TROPPO - La toga che rilascia "pubblicamente dichiarazioni" sul procedimento affidatogli ha l'obbligo di astenersi. E sarà sostituito se iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d' ufficio. OMESSO CONTROLLO - Il ddl prevede l'ammenda da 500 a 1.032 euro per pubblici ufficiali e magistrati che ometteranno di esercitare "il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni". DIVIETO PUBBLICAZIONE - Prima era vietato scrivere di tutto fino all'inizio del dibattimento. Ora si prevede che per le intercettazioni, anche quelle non più coperte da segreto, resti il divieto di pubblicazione anche parziale fino alla conclusione delle indagini preliminari. E sarà vietato pubblicare le richieste e le ordinanze emesse in materia di misure cautelari fino a quando l'indagato o il suo difensore non ne siano venuti a conoscenza. Dopo di ché se ne potrà pubblicare il contenuto. Fanno eccezione le intercettazioni riportate nelle ordinanze. Per quelle permane il divieto di pubblicazione. RETTIFICHE SENZA COMMENTO - Cambia anche la norma sulle rettifiche perché nel ddl si dice che dovranno essere pubblicate nella loro interezza, ma "senza commento". E si disciplinano anche quelle su internet. NO A NOMI E IMMAGINI PM - Stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati "relativamente ai procedimenti penali a loro affidati", salvo che l'immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca. CARCERE PER I GIORNALISTI - Torna il carcere per i cronisti, ma la pena diventa da 6 mesi a un anno (era da uno a 3 anni) quindi oblabile: cioé trasformabile in sanzione pecuniaria. REATI INTERCETTABILI - Potranno essere intercettati tutti i reati con pene oltre i 5 anni, compresi quelli contro la Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione di materiale pornografico anche relativo a minori. INTERCETTAZIONI AMBIENTALI - Si potranno usare le 'cimici' solo per spiare luoghi nei quali si sa che si sta compiendo un'attività criminosa. Unica eccezione per i reati di mafia, terrorismo e per quelli più gravi. LIMITI DI TEMPO - Non si potrà intercettare per più di 60 giorni: 30 più 15 più 15. Per reati di mafia, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20. RELAZIONE SU SPESE E 'TETTO' - Ci sarà un tetto di spesa stabilito dal ministero della Giustizia, sentito il Csm. Entro il 31 marzo ogni procuratore trasmetterà a Via Arenula una relazione sulle spese per le intercettazioni dell'anno precedente. PROCEDIMENTO CONTRO IGNOTI - Le intercettazioni potranno essere richieste solo dalla parte offesa e solo sue sue utenze. ARCHIVIO RISERVATO E DIVIETO DI ALLEGARE VERBALI A FASCICOLO Telefonate e verbali saranno custoditi in un archivio presso la Procura. E le registrazioni saranno fatte con impianti installati nei Centri di intercettazione istituiti presso ogni distretto di Corte d'Appello. I procuratori dovranno gestire e controllare questi Centri e avranno 5 giorni per depositare verbali e intercettazioni. Se dal loro deposito però ci sarà pregiudizio per le indagini, si potrà ritardare la consegna, ma non oltre la data dell'avviso della conclusione delle indagini preliminari. Vietato allegare le intercettazioni al fascicolo. NO A UTILIZZO IN PROCEDIMENTI DIVERSI - Le intercettazioni non potranno essere usate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte. Salvo i casi di mafia e terrorismo. STOP A INTERCETTAZIONI PER 007 - Se un Pm volesse intercettare un telefono usato da esponenti dei Servizi e quindi anche da 'body guard' dovrà informarne entro 5 giorni il presidente del Consiglio che potrà apporre il segreto di Stato. (ANSA)

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