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Contratti 15 Dic 2006

Il Cdr del Tirreno ai lettori: "Ci rammarichiamo della posizione intransigente assunta dal nostro editore da sempre fautore della concertazione"

Pubblichiamo il testo del comunicato ai lettori del Comitato di redazione del Tirreno nel quale si rammarica della posizione assunta dall'editore Carlo de Benedetti da sempre fautore della concertazione tranne quando si tratta dei dipendenti del gruppo del quale è azionista di riferimento

Pubblichiamo il testo del comunicato ai lettori del Comitato di redazione del Tirreno nel quale si rammarica della posizione assunta dall'editore Carlo de Benedetti da sempre fautore della concertazione tranne quando si tratta dei dipendenti del gruppo del quale è azionista di riferimento

Cari lettori, illustre editore, Purtroppo i giornalisti nei prossimi giorni saranno costretti a scioperare. Da oggi e per tre giorni non troverete le nostre firme, protesta molto simbolica, ma è probabile che nel corso della settimana prossima il Tirreno e la grande maggioranza dei giornali italiani, non siano in edicola. Gli editori _ e in particolare il nostro _ rifiutano di sedersi attorno a un tavolo per parlare, discutere, confrontarsi. Non c’è un problema solo economico, anzi, la parte salariale è quasi diventata marginale nel corso di questi due anni di una discussione a distanza tra proprietari delle aziende e sindacato: l’obiettivo, neppure troppo nascosto, è quello di fare i giornali senza giornalisti, senza un contratto di lavoro, previsto dalla Costituzione, senza nessuna garanzia per il loro futuro. La Federazione nazionale della stampa, il sindacato della nostra categoria, cerca in tutte le maniere di portare gli editori attorno a un tavolo, ma la risposta è sempre stata e continua a essere quella del no, accompagnata da una serie di provocazioni. L’ultima delle quali è stata quella di tagliare le tredicesime mensilità. Un sistema inedito, per la cui attuazione gli editori hanno dovuto spendere per il conteggio più della somma sottratta ai giornalisti. “Avete fatto troppi scioperi”, è stata più o meno l’accusa degli editori, il nostro compreso. Una sorta di ulteriore tassa sullo sciopero, strumento, anche questo, garantito dalla storia civile e democratica, oltre che dalla Costituzione. Bene, accettiamo _ si fa per dire _ anche questo, ma naturalmente da oggi in avanti ci limiteremo a quello che il contratto nazionale di lavoro, quello ampiamente scaduto, dice. Né più né meno. Applicheremo alla lettera l’intesa firmata ormai sei anni fa, così come hanno fatto gli editori oggi con noi. E quello che ne seguirà farà male soprattutto al giornale. E’ evidente che il taglio alle tredicesime decreti delle fratture quasi insanabili: gli editori hanno deciso di portare nelle singole aziende la vertenza contrattuale, con tutto quello che ne consegue. Noi, come Comitato di redazione, abbiamo fatto di tutto fino a oggi per evitare questo epilogo, agli editori, probabilmente, interessa poco. Il Tirreno, per chi non lo sapesse, ha una storia alle spalle molto particolare, fatta soprattutto del rapporto tra lettori e prodotto, e oggi a questa storia, non vogliamo rinunciare. Resta difficile da credere come il nostro editore, da sempre fautore della concertazione e del dialogo, abbia sposato la linea della Fieg. Ce ne rammarichiamo, e al tempo stesso reagiremo. Il Comitato di redazione del Tirreno

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