"Il Giornale dell’Umbria è un patrimonio importante per l’informazione locale che deve continuare ad esserci. L’Umbria non può permettersi di perdere altri pezzi del suo sistema editoriale e altre decine di posti di lavoro in un settore già letteralmente in ginocchio. L’Associazione stampa umbra, dopo aver partecipato all’assemblea del personale del Gruppo Editoriale Umbria 1819 che edita Il Giornale dell'Umbria e giornaledellumbria.it, esprime forte preoccupazione per le modalità con cui la proprietà ha recentemente prospettato gravi difficoltà per la prosecuzione dell’attività editoriale, mettendo in forte allarme tutti i dipendenti".
Inizia così il comunicato con cui l'Assostampa Umbria
interviene sulle recenti vicende che riguardano il quotidiano regionale già
interessato, pochi mesi fa, da un accordo sindacale. Ecco di seguito il testo
della nota.
"Come Asu riteniamo inaccettabile il metodo con il quale l'azienda, di
proprietà - lo sottolineiamo - di imprenditori locali, sta gestendo questa fase
complessa e delicata. Ricordiamo che la stessa azienda ha sottoscritto con il
sindacato, rinnovandolo in sede ministeriale nel dicembre 2014, un accordo,
tutt’ora in vigore, per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, finalizzato al
superamento delle difficoltà economiche ed al rilancio della testata. Qualsiasi
variazione dei programmi e qualsiasi nuova comunicazione dell’azienda va
pertanto ricondotta nelle sedi opportune e discussa con gli organismi
sindacali".
"L’Asu sarà al fianco dei colleghi e delle colleghe del Giornale
dell’Umbria nella vertenza che inevitabilmente si aprirà in assenza di un
chiarimento immediato da parte della proprietà e li sosterrà nelle iniziative
di mobilitazione che decideranno di intraprendere. Al contempo, crediamo -
conclude il direttivo del sindacato regionale - che le istituzioni locali e
tutta la politica, tanto più a ridosso di una scadenza elettorale importante,
non possano non farsi immediatamente carico di un problema di queste
dimensioni, che rischia non solo di produrre effetti devastanti da un punto di
vista occupazionale, ma anche di privare l’Umbria di una voce importante,
impoverendo ulteriormente il già sofferente sistema dell’informazione
locale".