Il comitato di redazione, organismo sindacale dei giornalisti della "Gazzetta del Mezzogiorno" denuncia in una nota il comportamento prevaricatore dell'editore che, attraverso una mail del direttore responsabile, si è opposto alla pubblicazione del documento con il quale si denunciano le inadempienze dello stesso editore e la politica di progressivo smantellamento del ruolo del giornale sul territorio pugliese e lucano. Il Cdr si è visto quindi costretto, con il sostegno dell'Assostampa di Puglia, a diffondere ugualmente il comunicato - che trovate di seguito - attraverso le agenzie di stampa, riservandosi ogni azione per far valer i diritti sindacali sanciti dal Cnlg.
Ecco il comunicato del Cdr della "Gazzetta del
Mezzogiorno":
"Cari lettori,
il vostro giornale si appresta a cambiare sede, lasciando lo
storico palazzo di viale Scipione l'Africano, per anni casa de "La
Gazzetta del Mezzogiorno".
L'editore ha deciso di rendere operativo il trasferimento di redazione e buona
parte di amministrativi e poligrafici in un palazzo di piazza Moro, nelle
vicinanze della stazione ferroviaria centrale. Non si tratta di un
trasferimento qualsiasi, di un negozio in franchising che abbassa la
saracinesca in una via e la riapre in un'altra perché in questo caso parliamo di
un giornale, di una storia, di un'intera comunità legata alla tradizione
ultracentenaria della vostra e nostra prestigiosa testata.
Annunciato un paio di anni fa e giustificato per ragioni economiche e anche di
prestigio, alla fine il trasferimento giunge invece quasi come un atto
obbligato dopo il lungo e reiterato abbandono da parte dell'editore del palazzo
di viale Scipione l'Africano, appartenente all'immagine stessa della città
capoluogo di regione, punto di riferimento per chiunque, simbolo di un giornale
da ormai 128 anni al servizio delle popolazioni di Puglia e Basilicata.
Il ritorno in piazza Moro ci era stato annunciato come un ritorno alle origini,
dove un tempo sorgeva il sontuoso palazzo storico della "Gazzetta",
di cui rimane traccia grazie ai due Telamoni custoditi ancora oggi nell'atrio
di palazzo di Città, a Bari, e sulle cui ceneri, colpevolmente ammucchiate da
logiche speculative, si trova l'attuale edificio a vetri, che di quel pregio
inevitabilmente non può conservare nulla e nel quale oggi la
"Gazzetta" rientra in sordina, occupandone solo due anonimi piani,
senza che il cambiamento di sede coincida con il rilancio del giornale che la
redazione da anni ormai attende.
Dunque un trasferimento che viene fatto perdendo del tutto il significato
simbolico positivo che avrebbe avuto se invece fosse coinciso con una campagna
pubblicitaria, con l'invito alla città e alle istituzioni, con un appello e un
invito alla grande famiglia dei lettori della "Gazzetta" di
stringersi attorno al giornale e a chi ogni giorno contribuisce alla sua pubblicazione.
Il Comitato di Redazione esprime tutte le sue preoccupazioni sull'ennesima
scelta ragionieristica fatta da un editore che da quando ha ricevuto in
eredità, nel 1997, una "Gazzetta del Mezzogiorno" allora monopolista
dell'informazione locale, ha progressivamente depauperato il patrimonio e la
forza del giornale, navigando tra uno stato di crisi e l'altro, sposando
strategie basate unicamente sul taglio dei costi, depressive della forza lavoro
e del capitale umano. Lasciare, e dunque liberarsi, della sede simbolo della
"Gazzetta" in viale Scipione l'Africano è solo l'ultimo di una lunga
sequela di atti penalizzanti intervallati da un unico investimento rivelatosi
del tutto fallimentare come l'acquisto di una rotativa nuova costata diversi
milioni di euro e mai utilizzata al meglio delle sue potenzialità.
L'editore pare aver scientificamente scarnificato il prodotto
"Gazzetta", il giornale di tutti i pugliesi e i lucani, minandone la
stessa sopravvivenza al di là e a prescindere dalla crisi che ha investito il
mondo dell'editoria nel suo complesso. Eppure, poco più di un anno fa, in una
delle sue rarissime uscite pugliesi, presentando il portale della
digitalizzazione dell'archivio della nostra "Gazzetta", progetto peraltro mai più sostenuto da alcuna
azione di marketing, l'editore Mario Ciancio Sanfilippo si era spinto a
promettere di fare del vostro e del nostro giornale il Corriere della Sera del
Sud. Tredici mesi dopo ci ritroviamo ad assistere al trasferimento da una sede
di proprietà, patrimonio immobiliare della gloriosa testata "La Gazzetta
del Mezzogiorno", in un anonimo appartamento riattato a redazione, sulla
cui funzionalità e logistica peraltro si appunta ancora oggi più di una
perplessità.
Abbiamo il timore, speriamo infondato, che con l'abbandono del palazzo di via
Scipione l'Africano venga meno anche il segno urbanistico, realtà e insieme
simbolo della osmosi tra la nostra storica testata e la collettività alla quale
essa, ancora più che ai giornalisti e ai lavoratori, appartiene.
Chiediamo ai candidati alle elezioni regionali pugliesi quale regione si
troveranno a governare se, pur essendo sbarcate da qualche anno altre
autorevoli voci editoriali, a scomparire fosse proprio la voce della "Gazzetta"
della Puglia e dei pugliesi, baluardo della rivendicazione di una diversità
operosa e orgoglio di una comunità che negli anni ha saputo costruire un
modello economico e sociale in grado di parare, pur non essendone immune, la
forza d'urto della crisi economica in atto.
Chiediamo anche ai rappresentanti istituzionali della Regione Basilicata di non
far mancare la vicinanza e il sostegno a una redazione che da sempre considera
le provincie di Potenza e Matera parte integrante della sua storia professionale
e umana".
Alla protesta del Cdr si unisce l'Associazione della Stampa di Puglia, "al
fianco del Comitato di redazione e dei giornalisti della Gazzetta del
Mezzogiorno, impegnati - si legge in un comunicato dell'Associazione - in un
difficile confronto con l'editore per il rilancio del giornale".
"In questo contesto, è da considerare grave e inaccettabile la decisione
dell'editore di impedire la pubblicazione di un comunicato sindacale sul
giornale in edicola questa mattina", rileva il sindacato regionale.
"La richiesta da parte della rappresentanza sindacale dei giornalisti
della Gazzetta - afferma l'Assostampa - di ottenere ogni completa informazione
rispetto alla sicurezza del luogo di lavoro in cui l'editore intende trasferire
le attività, non può in alcun modo giustificare il rifiuto della pubblicazione
del comunicato finalizzato a socializzare le legittime preoccupazioni dei
lavoratori con le istituzioni e i cittadini del territorio alle quali
l'editore, esercitando uguali e sacrosanti diritti, avrebbe potuto replicare.
Oltre alla chiara violazione del contratto nazionale di lavoro, per la quale il
sindacato dei giornalisti pugliesi, d'intesa con il Comitato di redazione, si
riserva di agire nelle sedi competenti denunciando il comportamento antisindacale,
l'inutile e goffa esibizione muscolare da parte dell'editore nasconde in realtà
la debolezza di una controparte che ha disatteso nei fatti tutti gli impegni a
investire nel rilancio del giornale, annunciati solennemente in occasione della
sottoscrizione di accordi, purtroppo numerosi, sugli stati di crisi".
"All'editore della Gazzetta del Mezzogiorno - conclude la nota del
sindacato - si chiedono impegni, per una volta concreti, per riassegnare al
giornale un ruolo centrale nel panorama dell'informazione meridionale, mettendo
da parte il muro contro muro con la redazione”.