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Parlamento 05 Giu 2008

Franco Siddi su intercettazioni e galera ai giornalisti: "Non ci stiamo, atto contro le convenzioni internazionali" Roberto Natale: “Contrari a riforma annunciata”

"Ci risiamo! E non ci stiamo! La Fnsi non ci sta". Così Franco Siddi, segretario della Fnsi, commenta in una nota le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi in merito al provvedimento sulle intercettazioni annunciato dal governo. "La galera per i giornalisti fino a cinque anni per la sola ragione di aver pubblicato notizia o atti di intercettazioni, che altri dovevano semmai custodire, sarebbe un atto fuori legge", aggiunge Siddi.

"Ci risiamo! E non ci stiamo! La Fnsi non ci sta". Così Franco Siddi, segretario della Fnsi, commenta in una nota le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi in merito al provvedimento sulle intercettazioni annunciato dal governo. "La galera per i giornalisti fino a cinque anni per la sola ragione di aver pubblicato notizia o atti di intercettazioni, che altri dovevano semmai custodire, sarebbe un atto fuori legge", aggiunge Siddi.

"Il diritto-dovere di dar conto di indagini in corso e quelle del pubblico a riceverne informazione prevale sulle esigenze di segretezza, come ha stabilito, un anno fa, la Corte europea dei diritti dell’uomo - sottolinea il segretario della Fnsi - . Con il massimo rispetto per il presidente del Consiglio dei Ministri e con la migliore attenzione al rispetto della dignità delle persone e dei diritti alla riservatezza, non potremmo mai considerare norma liberale quella che imponga un bavaglio alla stampa. Non si può cancellare per legge, come sarebbe con la previsione di 5 anni di carcere, l’obbligo del giornalista di dar conto delle notizie provenienti da intercettazioni della magistratura, che va ricordato vengono pubblicate quando sono di pubblico interesse. I giornalisti non sono né debbono essere semplice “buca delle lettere” o delle “soffiate” ma hanno l’obbligo deontologico di “propalare” – come dice l’onorevole Berlusconi – meglio di divulgare, far conoscere, notizie fondate su fatti, atti e comportamenti veri, lealmente accertati come tali, che siano e che debbono essere conosciuti dai cittadini ai fini di un libera formazione dei propri convincimenti; sia rispetto a chi finisce in un’inchiesta penale ma anche perché sia osservabile come procedono le inchieste stesse. Il Governo stabilisca le regole e gli ambiti in cui siano possibili le intercettazioni, pensi alla lotta a tutti i crimini più gravi ma non comprima mai l’esercizio dei poteri e delle funzioni di garanzia democratica. Bisogna mettere i magistrati nelle condizioni di amministrare con efficacia la giustizia (risorse, organici, strumenti) e i cittadini in quelle di essere correttamente informati da una stampa libera che non può avere mai il compito di oscurare le notizie scomode. "La tutela della privacy da parte dei giornalisti è regolata da uno specifico codice deontologico, condiviso con il Garante per la protezione dei dati personali. Qualche meccanismo non va? Se ne parli e si decida, ma no a bavagli ideologici. Non risulta, peraltro, che la questione privacy sulle intercettazioni sia stata sollevata per la gente comune ma solo da personaggi noti, per i quali la tutele dei dati è fortemente attenuata", si legge nella nota. "Vogliamo, infine, rassicurare il presidente Berlusconi e tutti coloro che ieri come oggi (di quasi tutti i colori politico) hanno pensato a leggi bavaglio: la Fnsi non invoca libertà d’insulto e crede fermamente nella tutela della dignità di tutte le persone. L’adesione al codice deontologico è chiara e val la pena di ricordarne l’articolo 6: “1) La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell'originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti. 2. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica. 3. Commenti e opinioni del giornalista appartengono alla libertà di informazione nonché alla libertà di parola e di pensiero costituzionalmente garantita a tutti.” "Così come ieri sul disegno di legge Mastella, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e i giornalisti italiani si opporranno a ogni provvedimento che contrasti con questi principi essenziali che fanno parte della nostra civiltà”, conclude Siddi. 8 giugno - ''I giornalisti italiani non hanno alcuna intenzione di frugare nella vita privata delle persone, e la loro opposizione al disegno di legge messo in cantiere dal governo Berlusconi non ha nulla di corporativo. Siamo contrari alla riforma annunciata perchè vogliamo difendere il diritto della comunità nazionale ad essere informata su vicende di indubbia rilevanza sociale: come sono state, negli ultimi anni, le scalate bancarie, gli scandali del calcio, le varie 'vallettopoli'''. Lo dice il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Roberto Natale. ''Tutte storie - aggiunge - che hanno giustamente segnato la vita italiana, e che sarebbero rimaste sconosciute se fossero state già in vigore le norme che propone il Presidente del Consiglio. Il diritto alla riservatezza - che è un fondamentale valore civile - non può essere invocato a sproposito per restringere gli spazi di azione di quei poteri di controllo che in democrazia sono rappresentati dalla magistratura e dall'informazione. Il sindacato dei giornalisti - conclude il presidente Fnsi - metterà in atto contro questa proposta ogni azione necessaria, come già aveva fatto nella scorsa legislatura contro l'analogo disegno di legge Mastella. Sapremo dimostrare al Paese chi è che si batte per interessi generali e chi invece vuole sottrarre le proprie azioni al controllo dell'opinione pubblica''. (ANSA)

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