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Diffamazione 11 Lug 2013

Dopo la nuova condanna per diffamazione a Panorama Siddi: il carcere misura lontana da contesto di democrazia

Il Tribunale di Milano ha giudicato il settimanale Panorama colpevole di diffamazione nei confronti del pubblico ministero romano Luca Tescaroli, per un articolo pubblicato sul numero del 14 ottobre 2010 e intitolato Il magistrato che non sbagliava mai. A darne notizia è lo stesso settimanale, e il direttore Giorgio Mulè dice che si tratta di ''un atto intimidatorio che colpisce e mortifica la libertà di critica giornalistica oltre che calpestare la dignità della professione''.

Il Tribunale di Milano ha giudicato il settimanale Panorama colpevole di diffamazione nei confronti del pubblico ministero romano Luca Tescaroli, per un articolo pubblicato sul numero del 14 ottobre 2010 e intitolato Il magistrato che non sbagliava mai. A darne notizia è lo stesso settimanale, e il direttore Giorgio Mulè dice che si tratta di ''un atto intimidatorio che colpisce e mortifica la libertà di critica giornalistica oltre che calpestare la dignità della professione''.

Il giudice Maria Cristina Pagano - spiega ancora Panorama - ha condannato Maurizio Tortorella, autore dell'articolo, a un'ammenda di 800 euro e il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, a 8 mesi di reclusione senza la sospensione della pena per omesso controllo. Il pubblico ministero, Paola Barzaghi, aveva chiesto per entrambi i giornalisti una multa di 2 mila euro e la concessione delle attenuanti. L'articolo descriveva la polemica mediatico-giudiziaria nata nell'autunno di tre anni fa quando il magistrato, coautore di un libro intitolato Colletti sporchi (Rizzoli), era stato citato in giudizio in sede civile dalla Fininvest per alcuni riferimenti contenuti nel saggio e giudicati della società lesivi della propria immagine.
Il verdetto emesso ieri segue quello del maggio scorso che, in relazione a un articolo di Panorama sul procuratore di Palermo Francesco Messineo, ha condannato due giornalisti del settimanale a 12 mesi di reclusione (per uno di loro, Andrea Marcenaro, senza la sospensione della pena) per diffamazione e il direttore Mulè a 8 mesi di reclusione senza la sospensione condizionale per omesso controllo.
Per il direttore di Panorama Giorgio Mulè ''La nuova condanna al carcere è un atto intimidatorio che colpisce e mortifica la libertà di critica giornalistica oltre che calpestare la dignità della professione. Ancora una volta vengo condannato per un articolo in cui un magistrato, giudicato da un collega magistrato, lamenta di essere stato diffamato. La mia colpa è quella di aver garantito da direttore responsabile il diritto di espressione a un giornalista, 'reato' di cui vado fiero. Gli articoli su Messineo e Tescaroli non contengono una sola frase offensiva o ingiuriosa nei loro confronti, né riportano la falsa attribuzione di un fatto. Alla Camera e al Senato, oltre che al Parlamento europeo, si sta discutendo, proprio a seguito della condanna per il processo Messineo, la necessità di riformare la legge sulla diffamazione abolendo la pena del carcere. A questo punto la riforma è non solo urgente ma anche non rinviabile. Non posso non cogliere, dopo il nuovo verdetto, la conferma di un sospetto alimentato anche da un'inchiesta in corso a Napoli che mi vede indagato per una strampalata, fantasiosa e assai offensiva ipotesi di corruzione: si vuol mettere a tacere, con il più umiliante strumento qual è la privazione della libertà, una voce non allineata. È mio dovere denunciare con forza il tentativo illiberale in atto. Da parte mia e di Panorama - conclude Mulè - la risposta sarà quella di continuare a raccontare i fatti con il consueto scrupolo ed esprimere le nostre critiche o opinioni nel solco della tradizione liberale del settimanale''.  (ROMA, 10 LUGLIO - ANSA)

 

EDITORIA: FNSI, INCOMPRENSIBILE CONDANNA MULÈ, VIA CARCERE PER REATI STAMPA

“Suscita profonde perplessità la nuova condanna al carcere (otto mesi di reclusione) senza sospensione condizionale della pena, in primo grado, del direttore di Panorama Giorgio Mulè imputato in un processo per diffamazione. Omesso controllo in quanto direttore responsabile è la causa principale della condanna. Stessa pena, sempre senza condizionale, inflitta in un altro procedimento poco meno di due mesi fa. E’ inconcepibile che la legge consenta ancora la sanzione del carcere per casi simili, in pieno contrasto con tutta la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea per i diritti umani.
Nello specifico stupisce, in particolare, la durezza della pena inflitta dai giudici ‘senza condizionale’ pure a fronte della richiesta del pubblico ministero che aveva sollecitato la condanna ad una multa, pena peraltro inflitta all’autore dell’articolo contestato e sul quale ci sarebbe stato il preteso omesso controllo del direttore.
Oltre all’insopportabilità di una legislazione sulla diffamazione a mezzo stampa che deve essere assolutamente superata e adeguata ai canoni delle libertà essenziali dell’informazione, nel rispetto della dignità di tutti, questa volta non è davvero possibile accogliere senza censure d’opinione una condanna così grave da apparire comunque sproporzionata.
La Giunta esecutiva sollecita di nuovo l’adozione da parte del Parlamento di una legge moderna, equilibrata e avanzata sulla materia dei diritti e dei doveri dell’informazione con riguardo al reato della diffamazione. Già domani la Fnsi ribadirà questa linea alla Commissione Giustizia della Camera, avendo riguardo per il diritto dei cittadini a un’informazione libera, senza censure, senza paure imposte da situazioni giuridiche e da vicende giudiziarie non catalogabili come ordinarie. E’ il tempo dell’efficacia, dei vincoli e della disciplina deontologici e dell’istituto della rettifica.
Al direttore Mulè (e al suo vice ‘multato’, Maurizio Tortorella) va la solidarietà del Sindacato dei giornalisti e, nella conferma di un’azione decisa per i cambiamenti della legislazione, l’auspicio che in sede di appello la sentenza che oggi lo condanna al carcere venga ribaltata sulla base di principi di diritto che, comunque, già oggi a molti giuristi appaiono idonei a sostenere una ben diversa sentenza.” Roma, 10 luglio 2013

EDITORIA: MONDADORI, PANORAMA ESERCITA FONDAMENTA PROFESSIONE

''In riferimento all'articolo di Panorama pubblicato sul numero del 14 ottobre 2010 dal titolo 'Il magistrato che non sbagliava mai': Mondadori confida – in una nota - che il giudizio espresso dal Tribunale di Milano nei confronti del direttore di Panorama, Giorgio Mulè, e del vicedirettore Maurizio Tortorella, autore dell'articolo, verrà rivisto nel seguito del procedimento''.
Mondadori è infatti ''convinta del fatto che - come già ribadito in più occasioni dalla casa editrice - la direzione e i giornalisti del magazine abbiano sempre operato nel rispetto dei fatti e delle persone, esercitando il diritto di cronaca, critica ed opinione che sono le fondamenta della professione giornalistica''. (ROMA, 10 LUGLIO - ANSA)

EDITORIA: MARINA BERLUSCONI, NO A MANETTE PER INFORMAZIONE

''Ancora una volta, si vogliono mettere le manette alla libertà di informazione. Ancora una volta, nel giro di poche settimane, una sentenza colpisce addirittura con il carcere per il suo direttore un giornale che come sempre ha fatto, e bene, solo il proprio dovere: raccontare i fatti, approfondire, criticare, che non significa né offendere né diffamare. E ancora una volta, è un magistrato che si vede dare ragione da un altro magistrato''. Lo dichiara Marina Berlusconi, Presidente Mondadori, commentando la nuova condanna per Panorama.
''Ai sempre più gravi motivi di allarme e preoccupazione per lo stato della giustizia in questo Paese - aggiunge Marina Berlusconi -, si aggiunge l'ulteriore segnale rappresentato da questa sentenza. Al direttore Giorgio Mulè, a Maurizio Tortorella e all'intera redazione di Panorama, tutta la vicinanza e l'apprezzamento per il lavoro quotidianamente svolto. A chi ha davvero a cuore un'informazione senza condizionamenti, l'invito a riflettere molto seriamente sulle conseguenze di certi verdetti''. (ROMA, 10 LUGLIO - ANSA)

EDITORIA: MONDADORI, CONFIDIAMO CHE GIUDIZIO TRIBUNALE MILANO VERRÀ RIVISTO

In riferimento all'articolo di Panorama pubblicato sul numero del 14 ottobre 2010 dal titolo 'Il magistrato che non sbagliava mai' Mondadori "confida che il giudizio espresso dal Tribunale di Milano nei confronti del direttore di Panorama, Giorgio Mulè, e del vicedirettore Maurizio Tortorella, autore dell'articolo, verrà rivisto nel seguito del procedimento".
In una nota, la casa editrice di Segrate si dice "convinta del fatto che, come già ribadito in più occasioni, la direzione e i giornalisti del magazine abbiano sempre operato nel rispetto dei fattie delle persone, esercitando il diritto di cronaca, critica ed opinione che sono le fondamenta della professione giornalistica". Il verdetto emesso ieri segue quello del maggio scorso che, in relazione a un articolo di Panorama sul procuratore di Palermo Francesco Messineo, ha condannato due giornalisti del settimanale a 12 mesi di reclusione (per uno di loro, Andrea Marcenaro, senza la sospensione della pena) per diffamazione e il direttore Mulè a 8 mesi di reclusione senza la sospensione condizionale per omesso controllo.
"Alla Camera e al Senato, oltre che al Parlamento europeo -prosegue Mulè- si sta discutendo, proprio a seguito della condanna per il processo Messineo, la necessità di riformare la legge sulla diffamazione abolendo la pena del carcere. A questo punto la riforma è non solo urgente ma anche non rinviabile. Non posso non cogliere, dopo il nuovo verdetto, la conferma di un sospetto alimentato anche da un'inchiesta in corso a Napoli che mi vede indagato per una strampalata, fantasiosa e assai offensiva ipotesi di corruzione: si vuol mettere a tacere, con il più umiliante strumento qual è la privazione della libertà, una voce non allineata".
"È mio dovere denunciare con forza il tentativo illiberale in atto. Da parte mia e di Panorama la risposta sarà quella di continuare a raccontare i fatti con il consueto scrupolo ed esprimere le nostre critiche o opinioni nel solco della tradizione liberale del settimanale". (MILANO, 10 LUGLIO - ADNKRONOS)

EDITORIA: MARINA BERLUSCONI, SI VUOLE L'INFORMAZIONE IN MANETTE

''Si vuol mettere l'informazione in manette''. È quanto afferma il presidente della Mondadori, Marina Berlusconi, in merito alla condanna inflitta ieri al direttore di Panorama, Giorgio Mulè, e al giornalista Maurizio Tortorella autore nell'ottobre del 2010 di un articolo dal titolo: 'Il magistrato che non sbagliava mai'.
"Ancora una volta -sottolinea Marina Berlusconi- si vogliono mettere le manette alla libertà di informazione. Ancora una volta, nel giro di poche settimane, una sentenza colpisce addirittura con il carcere per il suo direttore un giornale che come sempre ha fatto, e bene, solo il proprio dovere: raccontare i fatti, approfondire, criticare, che non significa né offendere né diffamare. E ancora una volta -aggiunge- è un magistrato che si vede dare ragione da un altro magistrato".
"Ai sempre più gravi motivi di allarme e preoccupazione per lo stato della giustizia in questo Paese -prosegue Marina Berlusconi- si aggiunge l'ulteriore segnale rappresentato da questa sentenza.
 Al direttore Giorgio Mulè, a Maurizio Tortorella e all'intera redazione di Panorama, tutta la vicinanza e l'apprezzamento per il lavoro quotidianamente svolto. A chi ha davvero a cuore un'informazione senza condizionamenti -conclude- l'invito a riflettere molto seriamente sulle conseguenze di certi verdetti". (MILANO, 10 LUGLIO - ADNKRONOS)

EDITORIA: BERGAMINI (PDL),PRESTO DDL CONTRO CARCERE DIFFAMAZIONE

"Anche oggi registriamo una nuova sentenza di condanna ai danni di un giornalista, di nuovo si prevede la pena del carcere e, guarda caso, sempre per diffamazione nei confronti di un magistrato. Ecco a cosa ci riferiamo quando sosteniamo che il problema di una certa giustizia in Italia non riguarda singole persone ma tutti i cittadini, arrivando a coinvolgere la stessa libertà di stampa, uno dei parametri per eccellenza sui quali misurare la maturità di un paese democratico". Lo afferma Deborah Bergamini. "Insieme al presidente Brunetta e all'on. Gelmini, ho firmato - annuncia la deputata Pdl - una proposta di legge che elimina la reclusione carceraria come pena per il reato di diffamazione, una proposta sulla quale auspico ampia convergenza e il più breve iter di approvazione possibile. La mia solidarietà va al direttore, Giorgio Mulè, al giornalista, Maurizio Tortorella, e a tutta la redazione di 'Panorama'". (ROMA, 10 LUGLIO - AGI)

DIFFAMAZIONE: SI LAVORA A TESTO CONDIVISO, IN AULA 26 LUGLIO
AUDIZIONE DI FNSI E ODG IN COMMISSIONE GIUSTIZIA ALLA CAMERA

Prosegue in Commissione Giustizia alla Camera l'esame delle proposte di legge sulla diffamazione  a mezzo stampa. Oggi si è svolta l'audizione del segretario Fnsi Franco Siddi e del presidente Giovanni Rossi, del presidente dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino e degli avvocati Luca Bauccio e Guido Scorza. L'obiettivo, reso noto dalla presidente Donatella Ferranti, è arrivare in aula il 26 luglio con una proposta condivisa.
Le proposte, presentate da tutti gli schieramenti politici, convergono sulla necessità di eliminare il carcere, prevedendo che la rettifica sia ragione di improcedibilità e che le opinioni non debbano essere perseguite. Non mancano però differenziazioni, come ad esempio sui tetti per le multe.
''Spero proprio che questa sia la volta buona, mi pare che siamo sulla strada giusta - afferma Siddi -. Nel mio intervento ho sollecitato che si agisca con concretezza per evitare ulteriori casi di condanne per giornalisti. Non chiediamo l'irresponsabilità, ma un rafforzamento della libertà dell'informazione e della tutela della dignità dei lavoratori, dando forza all'istituto della rettifica fondato su elementi di verità. Il carcere è una misura lontana da qualsiasi contesto di democrazia. Chiediamo di prevedere una norma di contrasto alle querele temerarie, la riduzione dei tempi di prescrizione e l'introduzione di un limite economico per i risarcimenti.
Fondamentale è poi la costituzione di un giurì che possa intervenire in tempo breve per determinare un ristoro al danno ingiusto verso qualsiasi persona. Il dovere di rettifica, inoltre, deve andare in capo ai responsabili di giornali''. (ROMA, 11 LUGLIO - ANSA)

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