Dopo i nuovi "fatti" di Reggio Emilia la Cpo Fnsi invita le colleghe e tutti i colleghi giornalisti ad uno sforzo di critica ed approfondimento sulla guerra contro le donne, che, per mano di familiari e partner, continuano a venire uccise, ferite, perseguitate.
Senza nascondersi dietro l'illusione che non siano "fatti di casa nostra", perchè se questa volta ad un uccidere è stato un quarantenne albanese, altre volte sono stati italiani, lombardi o calabresi, ventenni o sessantenni, contadini o professionisti. La Cpo/Fnsi invita a partecipare alle discussioni che si terranno a Roma e a Milano per decidere una nuova mobilitazione ad hoc ed un'iniziativa in occasione del 25 novembre, giornata mondiale di lotta contro la violenza alle donne. A Roma l'assemblea si terrà domenica mattina (ore 10.30) 21 ottobre presso la Casa internazionale delle donne (via della Lungara 19). A Milano, su iniziativa di Usciamo dal Silenzio, mercoledì sera 24 ottobre (ore 21) presso la Libera Università delle Donne (corso di Porta Nuova 32). Infine segnaliamo il sito www.controviolenzadonne.org. e riportiamo, condividendolo, il comunicato odierno di Usciamo dal silenzio. (per la Cpo/Fnsi) Marina Cosi 17 ottobre 2007 USCIAMO DAL SILENZIO: LA VIOLENZA NON E' UN DESTINO PER LE DONNE Di fronte alla vicenda di Reggio Emilia – un marito in via di separazione che in tribunale spara e uccide la moglie, il cognato e ferisce altre due persone – diciamo basta alla guerra contro le donne, alla violenza che è soprattutto domestica, agita da uomini che nella maggior parte dei casi sono mariti, fidanzati, conviventi, amici. Non possiamo permettere che questo ultimo caso, in base alla nazionalità del suo autore, venga ascritto – come molte altre volte è successo – ad una questione di sicurezza. Così non è: si aggiunge al quotidiano bollettino di violenze e stupri contro donne italiane e straniere e richiede che la politica e la società prendano parola e riconoscano la radice di questa violenza che è di genere. Spezzare il silenzio che copre tutto questo significa adottare gli strumenti legislativi – come il reato di stalking – che i centri antiviolenza sollecitano e tutte le altre misure di prevenzione e sostegno utili alle donne, ma significa più in generale assumere l’inviolabilità del loro corpo come misura della nostra democrazia. Usciamo dal silenzio già un anno fa lo aveva chiesto con una lettera aperta al capo dello stato e al governo: a distanza di un anno poco o nulla è cambiato e il movimento delle donne in tante città sta ragionando su iniziative pubbliche per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.