«Una tiratina di capelli di qua, un pezzo di m… di là e all'informazione si continua a mancare di rispetto. Che sia la giornalista Lavinia Orefici di Quarta Repubblica o il collega Giacomo Salvini del Fatto Quotidiano, tutti i cronisti hanno diritto di poter esercitare il proprio mestiere in maniera libera e senza censure». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, commentando martedì 25 marzo 2025 gli ultimi casi di attacchi e insulti agli operatori dei media da parte di esponenti politici.
«Questo - prosegue - vale per un ex presidente del Consiglio come Romano Prodi, così come per il responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli. Il fatto è che, venendo a scemare in Italia le regole del confronto civile e quelle della buona educazione, i casi di mancanza di rispetto nei confronti dei giornalisti si moltiplicano pericolosamente e ciò non fa bene né ad una informazione seria e neppure alla democrazia».
Sulle due vicende intervengono anche la Commissione pari opportunità della Fnsi e i Comitati di redazione del Fatto Quotidiano e de ilfattoquotidiano.it.
La Cpo «fa giungere la propria solidarietà alla giornalista Lavinia Orefici», che «alla domanda su Ventotene, si è vista scimmiottare da Prodi, arrivato anche al contatto fisico toccandole una ciocca di capelli» e «annota come i giornalisti diano sempre più fastidio ai politici e ai potenti e come questo fastidio possa degenerare in violenza verbale o fisica quando si tratta di una donna, magari giovane. Davvero un brutto episodio che ha colpito la Commissione pari opportunità e, crediamo, molti cittadini e cittadine».
Mentre i Cdr bollano come «un bavaglio alla libertà di stampa» gli insulti rivolti dal deputato di Fratelli d'Italia a Salvini. «Denigrare pubblicamente un cronista perché non piace quel che ha scritto è un gesto intollerabile che offende tutta la categoria», rilevano. «Un'intimidazione a chi fa il proprio lavoro - aggiungono i rappresentanti sindacali - e un attacco alla persona a cui questa maggioranza probabilmente crede di poterci far abituare. Continueremo invece a denunciare questo e ogni altro tentativo di compromettere la dignità della nostra professione e il diritto all'informazione di lettori e lettrici». (mf)