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Diffamazione 08 Ott 2013

Corte di Strasburgo, condanna bis per carcere a giornalisti Bruti Liberati: ''I pm assegnatari dei casi ne tengano conto”

Per la seconda volta in meno di due settimane la Corte di Strasburgo condanna l'Italia per aver inflitto una pena detentiva a un giornalista giudicato colpevole di violazione del diritto alla riservatezza. Dopo il caso Belpietro oggi la Corte si è pronunciata sulla condanna a 4 mesi di carcere (poi sospesa) di Antonio Ricci per aver trasmesso nel '96 su Striscia la Notizia immagini "confidenziali" captate sulle frequenze Rai. Secondo i giudici di Strasburgo l'infrazione commessa deve essere sanzionata ma non con la prigione.

Per la seconda volta in meno di due settimane la Corte di Strasburgo condanna l'Italia per aver inflitto una pena detentiva a un giornalista giudicato colpevole di violazione del diritto alla riservatezza. Dopo il caso Belpietro oggi la Corte si è pronunciata sulla condanna a 4 mesi di carcere (poi sospesa) di Antonio Ricci per aver trasmesso nel '96 su Striscia la Notizia immagini "confidenziali" captate sulle frequenze Rai. Secondo i giudici di Strasburgo l'infrazione commessa deve essere sanzionata ma non con la prigione.

I fatti risalgono al 1996 quando Ricci mandò in onda su 'Striscia la notizia' le immagini di un fuori onda Rai. Un video che mostra la conduttrice di 'L'altra edicola' mentre scopre che i suoi collaboratori non hanno chiesto a Vattimo una liberatoria per mandare in onda un litigio tra lui e Busi durante la registrazione della puntata. La conduttrice afferma inoltre di aver invitato Vattimo e Busi solo per farli litigare per fare audience.
Per aver trasmesso il fuori onda Rai, Ricci è stato poi condannato in tutti e tre i gradi di giudizio perché riconosciuto colpevole della violazione dell'articolo 617 'quater' del codice penale, quello che vieta l'intercettazione e la trasmissione di comunicazioni confidenziali.
Oggi la Corte di Strasburgo ha stabilito che Ricci, come Belpietro, ha in effetti infranto la legge, e quindi andava condannato, ma non a una pena detentiva, anche se poi sospesa.
Secondo i giudici l'Italia ha violato quindi il diritto di Ricci alla libertà di espressione, perché, condannandolo alla prigione, gli ha inflitto una pena non proporzionata. La Corte ritiene che l'infrazione commessa da Ricci non presenti nessuna delle circostanze eccezionali che giustificano il ricorso a una pena detentiva. La Corte non ha però riconosciuto alcun risarcimento a Ricci, che aveva chiesto 50 mila euro.
Il risarcimento di 50.000 euro chiesto da Antonio Ricci nel ricorso presentato alla Corte di Strasburgo contro la sentenza sul caso Vattimo era ufficialmente e pubblicamente destinato al gruppo Abele di Don Ciotti. È quanto precisa lo staff dello stesso Ricci a proposito dell'indennizzo che i giudici della Corte europea hanno deciso di non riconoscere all'autore di 'Striscia la Notizia'. (STRASBURGO, 8 OTTOBRE - ANSA)

GIORNALISTI: BRUTI LIBERATI INVITA PM A SEGUIRE DIRETTIVE CORTE EUROPEA
PER DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA SEGNALATE I CASI ECCEZIONALI

Il procuratore capo della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati invita i pm a seguire le indicazioni della Corte europea dei diritti dell'uomo per i casi di diffamazione a mezzo stampa e a segnalare i casi eccezionali. In una nota Bruti Liberati invita ''i colleghi assegnatari dei procedimenti per diffamazione a mezzo stampa in fase di indagine e designati per il dibattimento, a segnalarmi preventivamente i casi nei quali potrebbero ricorrere 'circostanze eccezionali' (quali quelle evidenziate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo o altre che qualifichino il caso specifico) che renderebbero proporzionata la richiesta di applicazione di pena detentiva''.
Secondo Bruti Liberati ''rimane ferma, ovviamente, la piena libertà dei pm di udienza di concludere nel modo ritenuto opportuno all'esito delle emergenze del dibattimento''.
Bruti Liberati fa esplicito riferimento alla sentenza pubblicata il 24 settembre scorso della Corte europea dei diritti dell'uomo con la quale condanna l'Italia per violazione della libertà di espressione con riferimento alla applicazione di pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Alla Corte europea si era rivolto il direttore de Il Giornale, Maurizio Belpietro che era stato condannato per diffamazione in merito ad un articolo pubblicato nel 2004. (MILANO, 8 OTTOBRE - ADNKRONOS)

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