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Rai 14 Apr 2010

Congresso Usigrai, Franco Siddi: "Canone non è tabù ma risorse certe, basta epurazioni e subito riforma profonda" Roberto Natale: "I vertici ci hanno reso poveri e servi"

“La Rai non può essere lasciata cuocere e deperire a “bagnomaria”. Riprendendo un’immagine del Segretario dell’Usigrai, Verna, il Segretario Generale della Fnsi, Franco Siddi, intervenuto al congresso dei giornalisti Rai a Salsomaggiore, ha invocato un deciso cambio di rotta per l’azienda, allo scopo di preservarne ruolo e assicurarne il futuro.

“La Rai non può essere lasciata cuocere e deperire a “bagnomaria”. Riprendendo un’immagine del Segretario dell’Usigrai, Verna, il Segretario Generale della Fnsi, Franco Siddi, intervenuto al congresso dei giornalisti Rai a Salsomaggiore, ha invocato un deciso cambio di rotta per l’azienda, allo scopo di preservarne ruolo e assicurarne il futuro.

“In questa sede congressuale - ha detto Siddi - è stata rilanciata la questione del canone e della necessità di combatterne l’evasione. Si può andare oltre il canone a condizione che si introduca un criterio nuovo e certo di finanziamento, su base poliennale (direi cinque anni) su cui, definita la missione del servizio corrispondente al periodo, misurare le capacità e l’efficienza degli amministratori e dei dirigenti. Una riforma, quindi, non solo del canone, ma anche della Governance per sganciare i capitoli risorse e gestione dall’invadenza permanente degli attori politici di turno e far diventare la Rai un’azienda di nuovo competitiva. I soldi possono arrivare, con una buona parte dalla bolletta della luce, come più di uno ha già ipotizzato, o con la destinazione di una quota parte del gettito indiretto sui consumi di prodotti elettronici ed elettrodomestici. Le strade per cambiare ci sono, se si vuole e, soprattutto, se non si vuole lasciare l’azienda nel “bagnomaria” di una lamentela che accomuna impresa e dipendenti per una lotta all’evasione del canone che dà pochi frutti o non si fa affatto.
Per la Rai occorre una riflessione profonda che, per quanto concerne la parte relativa all’informazione e agli addetti che la realizzano, non può essere disgiunta da valutazioni di sistema che riguardano gli assetti, le regole, i sostegni pubblici per il mondo dei media. L’informazione è un bene pubblico da preservare e da trattare con cura, rispettando autonomie, indipendenza dei giornalisti, valorizzando il pluralismo, compiendo scelte in linea con il diritto del lavoro regolato soprattutto dai contratti.
Le rimozioni di colleghi dagli incarichi svolti con atti che appaiono e spesso sono ritorsivi – come accaduto al Tg1 – non sono accettabili mai e ancor meno all’interno del servizio pubblico che, invece, dovrebbe essere paradigma di correttezza e legalità. Si parla troppo, anche nei media, degli aspetti esteriori e dell’immagine di singoli colleghi. Occorre invece guardare più in profondità quando emergono certi problemi e dire con chiarezza che il Sindacato non può accettare che nel lavoro delle redazioni si introducano i criteri dello spoil system politico ad ogni livello, accompagnato dalle parole della propaganda con cui i protagonisti politici cercano di ottenere consenso per le loro parti. Per dirla con franchezza: il Sindacato non dirà mai che i direttori non possono fare avvicendamenti negli incarichi, ma non accetterà mai che questi avvengano con atti punitivi verso chi nella dialettica di redazione porta le proprie idee oltre al proprio integro bagaglio professionale.
Né potremo mai condividere operazioni di epurazioni immediatamente riconducibili, o anche solo tali da ingenerare il chiaro dubbio che lo siano, a volontà politiche superiori o all’esito di un voto elettorale. Le regole per la trasparenza e la correttezza delle scelte ci sono, basta rispettarle perché ne guadagni la libertà di tutti.
Sicuramente nessun incaricato in posizione di vertice può pensare cheun giornalista debba chiedere il permesso per esprimere le proprie idee su linee e progetti editoriali.
La Rai è certamente malata di troppa partigianeria e di troppa politica politicante, ma rischia di non accorgersi di essere arrivata al girone decisivo per il suo futuro.
La Federazione della Stampa, con l’Usigrai, continuerà a battersi su ogni fronte e con la tenacia che non le manca perché i giornalisti possano lavorare in piena autonomia e secondo coscienza, sempre nel rispetto delle opinioni di tutti.”  "Solo questo vertice aziendale poteva riuscire ad un'impresa davvero difficile: quella di renderci insieme poveri e servi": Roberto Natale, presidente della Fnsi, usa parole forti davanti alla platea dei giornalisti Rai, riuniti in congresso a Salsomaggiore Terme.
Natale è stato accolto da applausi calorosi per il ruolo da lui svolto prima della presidenza alla federazione, quello di segretario dell'Usigrai per circa un decennio.    Natale non ha risparmiato il direttore generale della Rai, Mauro Masi, che per il congresso di Salsomaggiore "ha prodotto due paginette largamente al di sotto della sufficienza". Ma
quella del leader sindacale è stata una bocciatura delle politiche aziendali su tutta la linea: mancano le risorse, calano gli introiti pubblicitari della Rai e aumentano quelli
di Mediaset, peggiorano i contenuti, si chiudono importanti uffici di corrispondenza all'estero, come mai? Si è chiesto. "Perchè - è la risposta di Natale - esiste il problema del conflitto di interessi. E non diteci che chi lo pone fa politica. E' esattamente il contrario. Sono quanti lo negano a fare politica". Poi Natale ha richiamato la battaglia del
sindacato portata avanti nel nome di tutti in tempi di par condicio ma, ha sottolineato, "non una parola è stata spesa nè dal direttore generale, nè dal presidente sulla cancellazione di quattro trasmissioni per un regolamento disgraziato fatto proprio dal cda". Nell'intervento, punteggiato da numerosi applausi si è affacciato anche il caso di Maria Luisa Busi: "Se si fa un richiamo alla Busi, allora cosa dovremmo fare a chi dice 'manco nello Zimbabwe?". Natale ha infatti riservato parole infuocate per i contenuti e gli autori dei colloqui intercettati dai magistrati di Trani. E ha rilanciato in modo deciso la battaglia che riguarda proprio le intercettazioni telefoniche che devono essere pubblicate ogni volta che ci sia un interesse generale, il presidente della Fnsi ha sottolineato l'importanza della riforma della Rai che sarà un punto d'onore per il sindacato. (ANSA)

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