Chiese 50mila euro di risarcimento per un articolo ritenuto diffamatorio, la giudice del tribunale di Roma respinge la richiesta e lo condanna al pagamento delle spese. Protagonisti della vicenda: Vincenzo De Bustis Figarola, già Direttore generale della Banca Popolare di Bari tra il settembre 2011 e il marzo 2015, da una parte; Carlo Bonini e Giuliano Foschini, autori dell'articolo, Carlo Verdelli, allora direttore responsabile di Repubblica e l'editore, il Gruppo Gedi, dall'altra.
Secondo De Bustis l'articolo, pubblicato nel 2019, era basato notizie false. Ad avviso della giudice Damiana Colla, al contrario, «le notizie in esame sono del tutto corrispondenti al vero nel loro nucleo essenziale», con la conseguenza che «l'evidenziata conformità tra quanto riportato nell'articolo ed il contenuto degli atti e provvedimenti della magistratura inquirente (…) vale a confermare la piena liceità dello scritto per cui è causa e delle notizie ivi riportate, senza necessità per parte convenuta, gravata dell'onere della prova circa la verità della notizia, di ulteriore attività difensiva, anche a fronte della genericità delle doglianze mosse dall'attore riguardo al brano in esame».
Di più. «A ben vedere – prosegue la giudice – nel menzionato vastissimo contesto investigativo per numero di indagati e capi di imputazione, i particolari evidenziati dal De Bustis appaiono irrilevanti, stante il suo innegabile coinvolgimento nell'ampia indagine della Procura di Bari in corso nel luglio del 2019».
E se pure nell'articolo ci sono state delle inesattezze, queste non comportano diffamazione, «configurabile solo qualora quell'inesattezza trasformi il fatto da "vero" a "falso"», si legge ancora nella sentenza, nella quale vengono anche evidenziati l'indiscusso interesse pubblico a conoscere la notizia e la continenza espositiva dei giornalisti, che hanno usato un linguaggio «frutto, anche laddove intendono esprimere una critica, di espressione continente e formalmente corretta, volta a manifestare una volontà di critica espressa con toni pacati e rispettosi, del tutto lontani dall'attacco personale immotivato».
Risultato: la giudice rigetta la richiesta di risarcimento di De Bustis Figarola e lo condanna alla rifusione delle spese processuali, liquidate in 10.595 euro, oltre alle spese generali ed accessori come per legge.