«Sulla questione delle querele temerarie, a parte le numerose denunce e azioni per sollecitare il Parlamento, aspettiamo che il Legislatore batta un colpo. Non vorrei che questo titubare da parte del Parlamento fosse anche dovuto al fatto che molto spesso a promuovere azioni temerarie sono proprio i politici nei confronti dei giornalisti». Lo afferma all'Adnkronos il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso, interpellato sulla querela annunciata dal senatore di Italia Viva Matteo Renzi nei confronti di alcune testate che hanno riportato la notizia della sua presenza a Dubai.
«C'è una proposta di legge che attende di essere approvata, è la proposta del senatore Primo Di Nicola, primo firmatario, che recepisce quello che è un principio che la Corte Europea ha più volte affermato», spiega Lorusso. «Ossia: chi chiede un risarcimento danni ad un giornalista e lo fa in maniera del tutto pretestuosa, e quindi l'azione viene dichiarata del tutto infondata, oltre a pagare le spese in giudizio come avviene oggi deve pagare una somma che sia proporzionale all'entità del risarcimento richiesto». Sarebbe «utile e necessario che il Parlamento italiano recepisse questa norma di civiltà, per indurre chi oggi pensa di poter intimidire i giornalisti o anche i loro editori, a pensarci un attimo prima di farlo. Perché se sa con certezza che ove il giudice dichiarasse quella richiesta totalmente infondata sarà chiamato a pagare una somma cospicua, credo ci penserebbe due volte», sottolinea.
E sulla vicenda Renzi-Dubai e la querela annunciata dal senatore, Lorusso aggiunge una considerazione: «I politici, anziché minacciare querele farebbero bene a rispondere alle domande. Perché rivolgere delle domande ad un politico su quello che è stato lo scopo di una missione all'estero non credo sia un reato, e anzi credo sia un dovere del politico rispondere, in quanto personaggio pubblico». Gli elettori, conclude il segretario Fnsi, «hanno il diritto di conoscere tutto su quella che è la loro attività. La tutela della privacy è inversamente proporzionale alla notorietà». (Adnkronos)