«La Corte Costituzionale rimette al Parlamento la soluzione dell'annosa questione della cancellazione della pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Tocca alle Camere intervenire entro un anno, contemperando l'esigenza di rafforzare la libertà di stampa e il diritto di cronaca, cancellando dall'ordinamento il carcere per i giornalisti, con il diritto alla reputazione e all'immagine. È una decisione che affida al Parlamento la responsabilità di decidere, esattamente come è avvenuto di recente anche sulla regolamentazione del "fine vita"». Lo affermano la Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti della Campania.
«La volontà politica, espressa dal governo e dalla maggioranza parlamentare – proseguono Fnsi e Sugc – e recentemente ribadita in incontri con i vertici della Fnsi, lascia intravedere una soluzione positiva, anche se restano da definire alcuni aspetti. A cominciare da quello delle sanzioni pecuniarie. Somme troppo elevate senza dare la possibilità ai giudici di valutare le condizioni economiche del giornalista e la situazione dell'impresa editoriale avrebbero lo stesso effetto dissuasivo del carcere e finirebbero inevitabilmente per esporsi alle censure della Corte Edu».
Per questa ragione, conclude il sindacato, «la Fnsi porterà avanti il confronto con governo e Parlamento per giungere ad una soluzione in grado di bilanciare tutti gli interessi in gioco. Di certo, la decisione della Consulta, dinanzi alla quale il sindacato dei giornalisti era rappresentato dal Sindacato unitario giornalisti della Campania, segna un importante passo avanti».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato stampa della Corte costituzionale.
Carcere ai giornalisti: un anno di tempo per consentire al Parlamento di intervenire
La Corte costituzionale ha esaminato oggi (9 giugno 2020, ndr) le questioni sollevate dai Tribunali di Salerno e di Bari sulla legittimità costituzionale della pena detentiva prevista in caso di diffamazione a mezzo stampa, con riferimento, in particolare, all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
In attesa del deposito dell'ordinanza, previsto nelle prossime settimane, l'Ufficio stampa della Corte fa sapere quanto segue.
La Corte ha rilevato che la soluzione delle questioni richiede una complessa operazione di bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione della persona, diritti entrambi di importanza centrale nell'ordinamento costituzionale. Una rimodulazione di questo bilanciamento, ormai urgente alla luce delle indicazioni della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, spetta in primo luogo al legislatore.
Poiché sono attualmente pendenti in Parlamento vari progetti di legge in materia, la Corte, nel rispetto della leale collaborazione istituzionale, ha deciso di rinviare la trattazione delle questioni all'udienza pubblica del 22 giugno 2021, per consentire alle Camere di intervenire con una nuova disciplina della materia.
In attesa della futura decisione della Corte, restano sospesi i procedimenti penali nell'ambito dei quali sono state sollevate le questioni di legittimità discusse oggi.