CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Contratti 24 Nov 2006

Assostampa Ligure: “I giornalisti chiedono il tavolo, gli editori si siedono invece a tavola”

I giornalisti italiani chiedono di sedersi a un tavolo di trattativa per il contratto, gli editori invece vogliono sedersi a tavola dove, nel piatto, continuano a mettere lo smantellamento delle regole contrattuali, dei diritti dei giornalisti e, sostanzialmente, l’attacco e la delegittimazione del sindacato dei giornalisti in tutte le sue espressioni e di tutte le istituzioni della categoria, con particolare attenzione alla previdenza e all’ordine professionale.

I giornalisti italiani chiedono di sedersi a un tavolo di trattativa per il contratto, gli editori invece vogliono sedersi a tavola dove, nel piatto, continuano a mettere lo smantellamento delle regole contrattuali, dei diritti dei giornalisti e, sostanzialmente, l’attacco e la delegittimazione del sindacato dei giornalisti in tutte le sue espressioni e di tutte le istituzioni della categoria, con particolare attenzione alla previdenza e all’ordine professionale.

E’ questo il messaggio che emerge dall’incontro di mercoledì con il ministro Damiano e il sottosegretario Levi. Va subito detto con chiarezza che la asserita contestualità dei lavori per la riforma dell’editoria e la trattativa per il rinnovo del contratto (peraltro ancora negata dagli editori) non può essere accettata se la stessa rappresenta una ulteriore diluizione dei tempi del confronto con l’unico obiettivo di ridurre al silenzio e in condizione di subalternità la rappresentanza sindacale. Il messaggio, tradotto, è chiaro: la riforma per l’editoria altro non è, per la maggioranza degli editori, un battere cassa sul fronte delle provvidenze che devono invece essere bloccate se gli editori non daranno concretamente il via al confronto senza pregiudiziali sui temi sollevati sia dal sindacato sia dalla Fieg. Disponibilità questa espressa più volte dalla Fnsi e dalle associazioni regionali di stampa. La normalizzazione delle relazioni sindacali, ovvero la ripresa vera del confronto, deve poi avere tempi certi. La riforma dell’editoria, del mondo della comunicazione e dell’informazione, interessano e sono sostenute, non da oggi, al giornalismo italiano. Ma non si è mai visto una controparte dei datori di lavoro non accettare la trattativa per il rinnovo contrattuale. E questo deve fare riflettere, non solo come simbolo, nel centenario della sottoscrizione del primo contratto di lavoro collettivo dei lavoratori di una industria metalmeccanica. Cento anni di contratti e miglioramenti delle condizioni dei lavoratori e dei giornalisti, sono passati inutilmente? Noi crediamo di no. Va poi valutata con attenzione la logica delle contribuzioni ai giornali di partito e alle cooperative, per chiarire in modo trasparente e netto chi ha diritto a queste provvidenze, al fine di evitare abusi (evidenziati nell’inchiesta giornalistica di Report), ma anche per non subire la beffa di vedere erogare soldi a chi, in questi quasi due anni di vacanza contrattuale, ha cercato di vanificare le iniziative sindacali. La chiarezza innanzitutto deve essere un patrimonio del sindacato, a costo di essere “antipatico”: lo esige il rispetto per la stragrande maggioranza di giornalisti dipendenti e no, che hanno sostenuto tutte le forme di lotta del sindacato. Le iniziative del ministro Damiano e del sottosegretario Levi sono apprezzabili, ma questo non ci limita certo nelle valutazioni perché il sindacato è autonomo. Abbiamo seri dubbi sulla realizzazione di più tavoli tecnici separati sui temi della previdenza o sulla disponibilità ad affrontare la riforma del lavoro autonomo giornalistico, da uniformare alle regole previste per tutti gli altri lavoratori. Disponibilità seria, ma è questo un tema che deve avere comunque alcune fondamentali certezze nella trattativa diretta con gli editori e non può essere sottratto al confronto tra le parti, Fnsi e Fieg. Deve quindi rimanere inteso che il sindacato dei giornalisti non può retrocedere da quando deciso dagli stati generali in relazione alle iniziative di lotta programmate, se non ci saranno risposte serie e concrete in tempi brevi e ragionevoli da parte degli editori ovvero entro il 30 novembre prossimo. La disponibilità e l’attenzione non possono essere richieste a una sola parte sociale.

@fnsisocial

Articoli correlati