CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Un momento della presentazione
Cpo-Fnsi 08 Apr 2025

Violenza contro le donne, presentati in Fnsi i dati del monitoraggio 2024 dell'Osservatorio Step

«Dallo studio si nota un miglioramento nella presa di coscienza da parte dei giornalisti nella narrazione dei casi delle violenze di genere rispetto al 2017», ha detto la presidente della Cpo Mara Pedrabissi, durante la conferenza stampa, martedì 8 aprile 2025. I materiali da scaricare.

«Mi fa piacere rilevare che da questo studio si nota un miglioramento nella presa di coscienza da parte dei giornalisti nella narrazione dei casi delle violenze di genere rispetto al 2017, l’anno del Manifesto di Venezia». Lo ha detto la presidente della Cpo Fnsi, Mara Pedrabissi, introducendo la conferenza stampa 'Quei bravi ragazzi… La violenza contro le donne nel racconto della stampa', in cui sono stati presentati i dati consolidati del monitoraggio per l'anno 2024 dell'Osservatorio Step-Ricerca e Informazione, svoltasi martedì 8 aprile 2025 a Roma nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana.

L'Osservatorio Step, promosso dall’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Università della Tuscia e le Commissioni Pari Opportunità di Ordine dei giornalisti, Fnsi, Usigrai e con GiULiA giornaliste, monitora quotidianamente il racconto della violenza su 25 testate della stampa nazionale per verificare i progressi del Manifesto di Venezia e contribuire ad una corretta rappresentazione della violenza alle donne.

A illustrare i dati del monitoraggio è stata la Prof.ssa Flaminia Saccà (Università La Sapienza di Roma, presidente Osservatorio Step): «Ci sono stati dei miglioramenti, leggeri ma importanti. Si comincia a intravedere chi è l’autore della violenza: nel 2017 sembrava che la violenza fosse un accidente che capitava alle donne e non si capiva bene chi agisse e perché. Oggi, almeno nei titoli cominciamo a vedere che è soprattutto l’ex partner che agisce violenza nella maggior parte dei casi. Dipende però dalla tipologia di vittima: se si tratta di una donna libera, autonoma o anziana e malata ritorna preponderante una narrazione che tende a empatizzare con il femminicida».

Mimma Caligaris (Efj, giornalista Osservatorio Step e Cpo Fnsi) ha aggiunto: «Noi facciamo i giornalisti e in quanto giornalisti raccontiamo i fatti. Ma possiamo raccontarli seguendo delle regole che sono regole di correttezza che eliminino gli stereotipi narrativi».

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i senatori Cecilia D'Elia e Filippo Sensi. (anc)

Femminicidi e violenza di genere, la narrazione dei media: oggi la stampa li racconta meglio

Nel 2024, sono state 113 le donne uccise, 99 delle quali in ambito familiare-affettivo. Sessantuno per mano del partner o dell'ex. Ma la stampa come racconta femminicidi e violenza di genere? C'è un netto «miglioramento», ma ancora tanta strada da fare. A mostrarlo è il nuovo Rapporto dell'Osservatorio indipendente Step-Ricerca e Informazione, impegnato nel contrasto di stereotipi e pregiudizi nella rappresentazione della violenza contro le donne.

Promosso dall'Università Sapienza di Roma, con l'Università della Tuscia e le Commissioni Pari Opportunità di Ordine dei giornalisti, Fnsi, Usigrai e con Giulia giornaliste, monitora quotidianamente il racconto della violenza su 25 testate nazionali per verificare i progressi del Manifesto di Venezia e contribuire a una corretta rappresentazione della violenza alle donne.

Su un totale di 25 testate e 3671 articoli presi in esame, illustra la presidente dell'Osservatorio Flaminia Saccà, sono Il Messaggero (9,9%), La Gazzetta del Mezzogiorno (8,8%) e Il Gazzettino (7,5%) i quotidiani che nel 2024 hanno condiviso il maggior numero di articoli su casi di violenza contro le donne.

Il mese con più contenuti è novembre (14%), in cui si celebra anche la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, mentre maggio ha il dato più basso (2%). La maggior parte degli articoli tende a focalizzarsi su più di una forma di violenza simultaneamente. In termini assoluti, il più diffuso è il femminicidio (25%), seguito da violenza sessuale (20%), lesioni personali (18%) e violenza domestica (17%).

In ben il 74% degli articoli si tratta di violenza in cui la donna conosce il suo aggressore, che è quasi sempre un familiare (70%), mentre sono nettamente inferiori i casi in cui tra i due non sussistono relazioni (23%). Nel 71,9% degli articoli il rapporto di coppia è inquadrato come problematico. Quanto al movente, tra i più citati ci sono prevaricazione-dominio (46%), gelosia-possessività (34%).

Minore, ma ancora presente nei media, il raptus (3%). A chi viene data la parola? Alle vittime (in prima persona o attraverso rappresentanti) in 5063 casi; all'offender in 3027 casi. Nel caso di legali, lo spazio offerto è simile. La vittima però continua a essere descritta soprattutto per le sue caratteristiche anagrafiche, poco per la sua prospettiva sulla violenza. A caratteri cubitali troviamo la sua età, in piccolo Terrorizzata, Disperata, Sconvolta, Paura.

L'offender rispetto a rilevazioni precedenti, comincia a essere messo a fuoco: nella vasta maggioranza dei casi è l'ex partner. Più in piccolo è il Marito. Lo si definisce Geloso, Violento, Brutale, più sporadicamente Crudele, Feroce, Aggressivo, Pericoloso. E si tende a insistere sulle sue origini.

«L'approccio narrativo e i termini sono importanti perché rischiano di perpetrare stereotipi che possono diventare quasi mandanti del reato - commenta Mimma Caligaris, giornalista Osservatorio Step e Cpo Fnsi - Il femminicidio di Giulia Cecchettin è stato uno spartiacque, per tante ragazze che hanno trovato la forza di chiedere aiuto, ma anche per noi giornalisti. Attenzione innanzitutto ai termini - invita - Il femminicidio non è un incidente, né un raptus. Non usare diminutivi come 'fidanzatino' ne' virgolettati 'giustificanti'. E niente foto di ex coppie felici o di figli».

«I dati dimostrano come sia necessario prendere coscienza, perché il linguaggio è il primo passo per un cambiamento», aggiunge Mara Pedrabissi, presidente della Cpo della Fnsi. Un invito che arriva «non solo dal Manifesto di Venezia», ma anche «dal Codice deontologico dei giornalisti e delle giornaliste dell'Ordine che entrerà in vigore dall'1 giugno e ha raccomandazioni molto serie». (Da: ansa.it)

PER APPROFONDIRE
Di seguito è possibile scaricare in formato pdf tutti i materiali della conferenza stampa.

@fnsisocial

Articoli correlati