«Un attacco alla professione giornalistica; un modo ulteriore per mettere sotto stretto controllo l'informazione del servizio pubblico». A lanciare l'allarme è l'Usigrai, sabato 25 gennaio 2025, dopo aver letto una circolare dell'ad dell'azienda «basata su un audit di cui non si conoscono i contenuti», in cui si annunciano i commissari sui programmi giornalistici dei Generi, quelli «che realizzano alcuni tra i programmi televisivi più visti della tv pubblica».
Con un documento diffuso venerdì 24 gennaio, l'amministratore delegato «annuncia che il controllo editoriale sui programmi non è più dei Direttori di Genere o dei conduttori e autori dei programmi, ma viene affidato a delle non meglio precisate strutture editoriali», denuncia il sindacato dei giornalisti Rai, che punta il dito contro «una circolare scritta in termini ambigui e approssimativi. Non si capisce – incalzano i rappresentanti sindacali – cosa siano queste nuove strutture, chi siano questi responsabili editoriali, in base a quali requisiti e competenze vengano scelti. A cosa servono e perché ora? Per controllare come richiesto da politici o, peggio, tv concorrenti, i pochi programmi che ancora fanno informazione? Per rispondere alle richieste di chi non tollera i giornalisti che fanno domande? Così si rischia di azzerare il lavoro che oltre 150 giornalisti da anni svolgono nei programmi di rete, ancora senza testata. Per metterlo alle dipendenze di un coordinatore amministrativo, in palese violazione della Legge sulla Stampa che prevede la presenza di una testata registrata, a garanzia dei principi di indipendenza della professione giornalistica».
Chiede ancora l'Usigrai: «Siamo alla vigilia di nuove nomine? La domanda è: suggerite da chi? Chi governa e come, in una Rai lasciata senza presidente e con tre testate da mesi dirette ad interim? Ancora una volta l'unica soluzione per garantire autonomia e pluralismo al Servizio Pubblico è l'immediata e necessaria riforma della Rai, secondo i principi espressi dal Media Freedom Act che ci chiede l'Europa».
La protesta dell'Usigrai innesca la polemica e viene appoggiata dall'opposizione in Parlamento, che rilancia l'urgenza di convocare i dirigenti Rai in commissione di Vigilanza, i cui lavori sono però fermi per il mancato accordo sulla presidenza del Cda di viale Mazzini.
«Non c'è nulla di normale nel mettere un controllore su programmi di informazione come Report che hanno, da sempre, un giornalista come autore e conduttore e oggi un direttore giornalista che supervisiona le puntate prima della messa in onda», torna alla carica, il giorno dopo la denuncia, il sindacato dei giornalisti del Servizio pubblico.
«I vertici Rai, ingessati dalla politica che impedisce loro anche di nominare i direttori di testata, eseguono le direttive di chi non gradisce le inchieste giornalistiche. Spacciano per normale il controllo editoriale sui programmi di informazione che vogliono affidare a un non meglio identificato dirigente che dovrebbe dunque decidere su un prodotto che ha figure giornalistiche di vertice con le qualifiche necessarie per realizzare e controllare ogni puntata. La verità è che stanno commissariando spazi di informazione che non riescono a bloccare in altro modo», continua l'Usigrai.
E aggiunge: «Non se ne accorge Unirai che infatti loda le iniziative dei vertici dell'azienda anziché occuparsi di chi ci lavora: colleghi giornalisti che si vedrebbero togliere da un amministratore la gestione della scaletta, degli ospiti, dei contenuti e delle redazioni. Un vero capolavoro di questo vertice che a soli pochi mesi dalla nomina, si muove come un'anatra zoppa, senza il potere di indicare nemmeno un direttore, tranne l'unico voluto dal governo, subito riassunto in Rai per tutta la durata del mandato dell'Ad. Per il resto c'è l'interim!».