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Associazioni 02 Feb 2010

Una delegazione dell'Assostampa e dell'Odg sarda allo sciopero generale del 5 febbraio proclamato dai sindacati confederali della Sardegna per contrastare la crisi che sta producendo effetti devastanti sul lavoro

L'Associazione della stampa sarda, sindacato unitario dei giornalisti sardi condivide le motivazioni dello sciopero generale proclamato per il 5 febbraio prossimo da CGIL, CISL e UIL. I giornalisti saranno comunque al lavoro per garantire l'informazione.

L'Associazione della stampa sarda, sindacato unitario dei giornalisti sardi condivide le motivazioni dello sciopero generale proclamato per il 5 febbraio prossimo da CGIL, CISL e UIL. I giornalisti saranno comunque al lavoro per garantire l'informazione.

 L'Associazione della stampa sarda fa sue le giuste ragioni e le richieste delle confederazioni sindacali: contrastare la drammatica crisi che colpisce soprattutto i lavoratori, i disoccupati, i precari e i pensionati della Sardegna, restituire la speranza di un lavoro stabile, chiedere un nuovo Piano di rinascita che contenga il riconoscimento dell'insularità, rinegoziare il rapporto Stato-Regione. Anche il mondo dell'informazione subisce gli effetti devastanti della crisi. Quasi la metà dei giornalisti professionali o sono precari o non hanno lavoro e molti sono stati costretti a cambiare professione. E' una situazione grave, anche perché se il giornalista precario è costretto a lavorare in assenza di garanzie contrattuali è meno libero o non è libero affatto.
Il sindacato dei giornalisti è convinto che l'informazione autonoma e trasparente costituisca una delle precondizioni indispensabili per lo sviluppo dei popoli e intende denunciare pubblicamente i pericoli concreti che la libertà di espressione corre nel nostro Paese. Crediamo pertanto che la Regione sarda, in virtù del Titolo V della Costituzione che definisce l'ordinamento della comunicazione materia di “legislazione concorrente”, dovrebbe dotarsi di una legge organica di sistema, in grado di supportare concretamente l'editoria minore, promuovendo l'imprenditorialità che crea lavoro e distinguendo tra editoria libraria e giornalistica; di garantire trasparenza negli interventi di pubblicità istituzionale; di tutelare le specificità culturali della nostra Isola; di assicurare il divieto di posizioni dominanti per non soffocare il pluralismo.
Per questo una delegazione di giornalisti sarà presente alla manifestazione che si svolgerà a Cagliari nella giornata dello sciopero.  

Lo sciopero non è contemplato tra le sue attività istituzionali, tutte disciplinate dalla legge, ma l’Ordine dei giornalisti della Sardegna condivide l’iniziativa unitaria e gli obiettivi strategici di Cgil Cisl e Uil e per questo motivo parteciperà alla manifestazione di Cagliari con una propria delegazione. E’ infatti apprezzabile che in un momento di così grave crisi economica e sociale il sindacato abbia privilegiato l’unità interna nella consapevolezza che le divisioni hanno sempre prodotto risultati negativi. Ed è condivisibile il documento di Cgil Cisl e Uil che sta alla base della protesta, documento che parte dall’emergenza per proporre soluzioni che guardino a una prospettiva di lungo respiro: un modello economico e sociale più equo e duraturo.

 Per svolgere pienamente il proprio ruolo sociale, a maggior ragione nel pieno di una crisi così devastante, il giornalismo ha il dovere di guardare innanzitutto verso i più deboli e di vigilare sui potenti. Nell’isola l’informazione si è tradizionalmente mostrata sensibile alle giuste lotte dei sardi per lo sviluppo e l’occupazione. L’Ordine dei giornalisti della Sardegna, nell’esprimere solidarietà a tutti i sardi che lottano per i lavoro, e fra questi ci sono oggi anche molti colleghi, ha già manifestato alle istituzioni regionali e alle organizzazioni sindacali la disponibilità a dare un contributo nell’elaborazione di progetti considerati urgenti. Primo fra tutti la riscrittura dello Statuto di autonomia. Perché sviluppi il principio della libertà di espressione, contenuto nella Costituzione, attraverso norme vincolanti (non a parole, come succede a livello nazionale) sul pluralismo editoriale: norme che vietino le situazioni dominanti, che disincentivino gli interessi extraeditoriali e che rafforzino quindi un sistema a esclusiva garanzia dei cittadini. Per crescere, la Sardegna ha bisogno di tutti: cosa possibile solo se saranno scongiurati condizionamenti e censure da parte di pochi.

@fnsisocial

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