«Le commissioni Trasporti e Cultura in seduta congiunta hanno approvato, in un tempo record, il regolamento sui criteri per l'erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'informazione in favore delle emittenti radiotelevisive e radiofoniche locali». È quanto affermano, in una nota, Michele Anzaldi e Roberto Rampi, relatori del provvedimento, rispettivamente, per la commissione Trasporti e la commissione Cultura.
«Il testo approvato – continuano – che arriva anche dopo il confronto con le principali associazioni di categoria del settore, contiene delle grandi innovazioni. I criteri con cui vengono individuati i soggetti beneficiari sono stati concepiti in modo da ridurre l'annoso problema della polverizzazione delle risorse. La platea privilegia, dunque, chi tutela maggiormente il lavoro, premiando in particolare le prime 100 emittenti che otterranno i punteggi più alti a fronte delle 600 totali».
Secondo quanto anticipano i due relatori, inoltre, «viene introdotta una maggiore semplificazione delle procedure, che verranno concentrate presso il Mise, cui spetterà l'esame delle domande di contribuzione, superando in questo modo lo schema troppo macchinoso dei CoReCom».
Rampi e Anzaldi concludono rilevando come «di grande importanza, tra le fattispecie che fanno scattare la revoca, sia l'inserimento dei casi in cui la testata televisiva o radiofonica crei o diffonda fake news».
Per il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, «il regolamento sui contributi all'emittenza locale approvato dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera introduce principi interessanti e sicuramente innovativi, ma non segna alcuna inversione di tendenza sul versante del contrasto al lavoro irregolare e alla lotta al precariato».
Inoltre, prosegue Lorusso, «la revoca dei contributi in caso di diffusione di notizie false è un passo in avanti nella lotta ad un fenomeno che non ha niente a che vedere con l'informazione, ma è fuori contesto perché il contrasto alle fake news va accompagnato da norme di sistema ugualmente urgenti - vedi cancellazione del carcere per i giornalisti, contrasto delle querele temerarie e tutela dei cronisti minacciati - sui quali il Parlamento continua a tergiversare».
Mentre, sul fronte del rilancio dell’occupazione regolare, «è stata persa l'occasione – conclude il segretario della Fnsi – per contrastare l'abuso di contratti di lavoro atipico per mascherare lavoro dipendente. Non è possibile che a chi percepisce aiuti pubblici, sotto qualsiasi forma, non vengano richiesti precisi impegni sulla tutela del lavoro e della lotta al precariato. Francamente, non c'era da aspettarsi niente di diverso: il lavoro è il grande assente di tutta la partita delle legge di riforma dell'editoria. Governo e Parlamento, pur introducendo principi e norme innovative, non hanno avuto il coraggio di osare e di invertire la tendenza».