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Fnsi 13 Nov 2002

Sulla crisi Rai intervengono Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Snater e Usigrai

Sulla crisi Rai intervengono Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Snater e Usigrai

Sulla crisi Rai intervengono Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Snater e Usigrai

- L’immobilismo provocato dai conflitti all’interno del Consiglio di Amministrazione e dalle tensioni fra il CdA e il Direttore Generale determina una paralisi che si trasforma in un oggettivo vantaggio per la concorrenza privata. - La crisi degli ascolti non può essere nascosta con artifici comunicativi: nelle sette settimane fin qui trascorse del cosiddetto “periodo di garanzia” la Rai ha ceduto a Mediaset la supremazia nella prima serata; il 2002 è destinato a chiudersi con una forte riduzione del divario che la Rai poteva ancora vantare lo scorso anno. E’ illusorio pensare che questi dati non avranno ripercussioni sulla raccolta pubblicitaria del 2003. - Manca il piano industriale, e l’azienda ne paga le conseguenze sotto troppi aspetti: non vengono compiute le scelte sugli organici, pesantemente carenti in numerose aree produttive, e non viene promosso il rinnovamento tecnologico ormai indispensabile. - Egualmente vago è il piano editoriale: la sua elaborazione è uno dei compiti principali del vertice, che non può proporre confusi progetti di elaborazione “dal basso”. Servono chiare assunzioni di responsabilità. - Rimangono senza guida – e dunque condannati all’inazione o a scelte di cortissimo respiro – settori strategici per la competitività aziendale: dagli impianti alla pubblicità, dai new media alla fiction. - Quando invece le decisioni sono state prese, troppo spesso ciò è avvenuto con un esasperato ricorso a risorse esterne. Ed anche i nomi pronosticati per i prossimi incarichi confermano che il vertice mostra, nonostante gli impegni presi all’atto dell’insediamento, scarsa fiducia nelle capacità professionali di chi lavora in Rai e nelle aziende del gruppo. - Alto rimane – anche in questo caso contraddicendo un impegno iniziale – il ricorso agli appalti e al modello di produzione “chiavi di mano”, che lascia deperire le energie produttive. - Il superamento della divisionalizzazione è ancora un semplice annuncio: l’azienda resta così sospesa fra un futuro di ripristino dell’unitarietà e un presente di ulteriori nomine nelle divisioni, delle quali pure dovrebbe essere avviato il superamento. Non ne guadagna la linearità dei processi decisionali e la credibilità complessiva del gruppo dirigente. - I dissidi interni al vertice incidono sull’autorevolezza che la Rai può esibire nelle trattative in corso su normative fondamentali per lo sviluppo del servizio pubblico. Tanto nella discussione sul disegno di legge Gasparri, quanto nell’elaborazione del prossimo contratto di servizio, la Rai rischia un ridimensionamento, se non saranno individuate con certezza la risorse economiche per far fronte ai nuovi compiti assegnati al servizio pubblico (a partire dal passaggio al digitale terrestre). Di fronte ad un simile quadro, non si comprende il perché dei toni rassicuranti che il vertice usa per descrivere la situazione. Né può essere richiesto ai dipendenti e alle loro organizzazioni sindacali di schierarsi per questa o quella parte aziendale, a favore o contro l’uno o l’altro dei soggetti che concorrono alla guida della Rai. C’è un vertice, complessivamente responsabile dell’attuale stato aziendale, delle decisioni prese e di quelle rinviate. Questo vertice deve percepire in modo chiaro la preoccupazione e l’insofferenza con la quale la gran parte dei lavoratori vive il momento presente. Per questo Cgil, Uil, Snater e Usigrai chiamano i dipendenti della Rai e delle aziende del gruppo ad una assemblea, che si terrà mercoledì prossimo, 20 novembre, in viale Mazzini. Slc-Cgil Uilcom-Uil Snater Usigrai

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