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Fnsi 01 Apr 2008

Siddi e Natale all'incontro con le forze politiche: " Nei programmi elettorali dei partiti si parla poco di tv e radio, pochissimo di internet e per nulla di editoria, parola quasi dimenticata"

Nei programmi elettorali dei partiti in lizza per le prossime elezioni politiche "si parla poco di tv e radio, pochissimo di Internet e per nulla di editoria, parola quasi dimenticata''.

Nei programmi elettorali dei partiti in lizza per le prossime elezioni politiche "si parla poco di tv e radio, pochissimo di Internet e per nulla di editoria, parola quasi dimenticata''.

Roma, 1 apr. (Apcom) - E' questa la constatazione da cui e' partita la Federazione della Stampa, il sindacato dei giornalisti, che questa mattina per ''colmare questo vuoto'' ha organizzato un incontro con tutte le forze politiche. All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario Ricardo Franco Levi (Pd), Cesare Salvi (Sinistra Arcobaleno), Giuseppe Giulietti (Articolo 21), Valdo Spini (Ps), Marco Beltrandi, Rodolfo De Laurentiis (Udc), Roberto Cuillo (Pd), Gianni Montesano (Pdci), Pancho Pardi (Idv) e, unico esponente del centrodestra, Maurizio Gasparri (An). Il presidente della Fnsi, Roberto Natale e il segretario, Franco Siddi, hanno ribadito che i giornalisti torneranno a chiedere, a chi vincera' questa tornata elettorale "interventi concreti per il settore, gravato da una situazione di crisi e un contratto di lavoro non rinnovato da oltre 3 anni". In primis certamente c'e' un intervento in favore della firma del nuovo contratto di lavoro, manche una "una legge per il settore che ridia slancio all'informazione nel nostro Paese". La revisione del sistema dei finanziamenti pubblici all'editoria, in particolare ai giornali di partito: ''Non vanno cancellati - ha sottolineato Siddi - ma vanno eliminati quegli elementi normativi che consentono ai pirati del settore di avere gioco facile''. ''Mi chiedo - ha detto Levi, che si e' impegnato a ripresentare da parlamentare la sua proposta di riforma dell'editoria rimasta al palo nella scorsa legislatura - se non sia venuto il momento in cui siano i gruppi parlamentari a finanziare direttamente i giornali che considerano proprio organi di partito''. Giulietti ha proposto di ''ripartire dalle parti condivise dei disegni di legge Bonaiuti e Levi, in particolare quelle relative alla semplificazione burocratica e amministrativa e alla riduzione dei contributi discrezionali, in particolare alle aziende quotate in Borsa, per premiare chi crea nuove occasioni produttive: su queste basi si puo' predisporre una nuova riforma che puo' essere approvata dal Parlamento entro sei mesi''. De Laurentiis ha invitato pero' la politica ad abbandonare le ipocrisie su questi temi: ''Avevamo presentato un emendamento alla Finanziaria 2007 per abolire il finanziamento ai giornali di partito, ma e' stato bocciato. Colleghi, ci vuole coerenza''. Per il direttore generale della Federazione degli editori, Alessandro Brignone, ''l'importante e' che si approcci la riforma dell'editoria con una visione industriale: bisogna vedere cosa serve alle imprese editoriali per restare sul mercato, piu' che mai nella prospettiva di un nuovo pareggio che potrebbe bloccare il Parlamento''. Fatta eccezione per la posizione piu' 'radicale' di Beltrandi, favorevole all'abolizione dell'Ordine dei giornalisti e a una riforma della Rai ''che affidi il servizio pubblico mediante appalti temporanei a soggetti vincitori di gara a livello nazionale e locale'', e per le accuse della Sinistra Arcobaleno, con Salvi e Montesano, '' per il conflitto di interessi diventato tabu' della campagna elettorale e per gli interventi restrittivi preannunciati da Pd e Pdl in tema di intercettazioni e liberta' di stampa'', qualche spiraglio al dialogo tra le parti si e' aperto sulla riforma del sistema tv e della Rai. ''Dobbiamo certamente adeguare la legge vigente ai richiami dell'Europa in materia di accesso alle frequenze - ha ammesso Gasparri, padre della legge 112 - visto che e' in piedi una procedura di infrazione. Non ci sara' comunque nessuna direttiva Ue che possa imporre una spartizione sovietica delle frequenze''. Quanto alla governance di Viale Mazzini, ''possiamo discuterne'', ha detto ancora l'esponente di An. ''Ma finche' la Rai resta pubblica, non vedo alternative a una nomina dei vertici attraverso il Parlamento, eletto dai cittadini''.

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