Serventi Longhi:
"Scioperiamo
per difendere
la democrazia"
Le accuse della Fieg
e la replica
del Segretario
La solidarietà
dell'Ordine
Confermato lo sciopero di oggi, martedì 10 giugno, dei giornalisti dei quotidiani e delle agenzie di stampa. La Federazione nazionale della stampa precisa che la protesta interesserà anche le strutture sinergiche nazionali e locali, i service collegati alle testate giornalistiche, i giornali telematici, i siti web, i portali internet, i giornali freelance, i collaboratori, i corrispondenti, i giornalisti degli uffici stampa degli enti pubblici e privati. Lo sciopero dei giornalisti è politico? «Lo rivendico se con questo si intende che è per la difesa del diritto ad essere informati, un diritto sancito dalla costituzione e che riteniamo sia in questo momento fortemente a rischio». Il segretario dell'Fnsi, Paolo Serventi Longhi, lo ha detto parlando all'assemblea delle redazioni di Roma, Milano, Firenze e Bologna del quotidiano, assemblea che si è conclusa con il voto a sostegno dello sciopero generale proclamato dalla Fnsi a difesa della libertà d’informazione. Quella di lunedì 9 è stata una giornata intensa, caratterizzata da molte prese di posizione sullo sciopero dei giornalisti italiani. Tra le molte dichiarazioni che si sono succedute, vi è quella del Segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Mai abbassare la guardia sul fronte del pluralismo dell'informazione – ha detto il leader della Cgil - la battaglia per il pluralismo dell' informazione non può essere fatta a stagioni, ma, in una società aperta e democratica, deve essere un impegno permanente». Il ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha sostenuto che lo sciopero dei giornalisti «è di natura politica». «In Italia c' è un' ampia libertà di informazione - ha osservato il ministro - e le tecnologie future aumenteranno questi spazi. Credo francamente che quello della Fnsi sia uno sciopero di natura politica che anche all' interno della categoria giornalistica trova molti dissensi». “I giornalisti fanno bene a mobilitarsi contro il rischio di un restringimento degli spazi di autonomia": così Fausto Bertinotti, in merito allo sciopero dei giornalisti. «Piena solidarietà» allo sciopero della Fnsi è stata espressa da Fulvio Fammoni segretario del sindacato dell'informazione (Slc) della Cgil. Per Fammoni «il caso italiano è un'anomalia grave nel panorama europeo». L'Ordine nazionale dei giornalisti, «certo che i giornalisti sapranno seguire, con serenità e spirito unitario, l'invito alla mobilitazione venuto dalla Federazione della stampa», invita le redazioni, i colleghi e gli ordini regionali a promuovere iniziative di dibattito sullo stato dell'informazione, coinvolgendovi i cittadini. Uno sciopero «sbagliato» e «ingiusto». Così la Fieg, la Federazione degli editori, definisce l'astensione dal lavoro indetta dalla Fnsi. «Lo sciopero proclamato dalla Fnsi - sostiene la Federazione in una nota - trasmette l'immagine di un sindacato dei giornalisti prigioniero di schemi e rituali vetusti, oltre che totalmente insensibile verso le reali condizioni della stampa italiana. In un momento nel quale le difficoltà dei giornali sono così gravi e i segnali di crisi in molte testate sono così evidenti, si colpiscono gli editori della carta stampata per responsabilità che non hanno e per problemi, quali quelli della Rai, sui quali non hanno nessuna possibilità di influire». «Appare davvero singolare che la Federazione degli Editori definisca sbagliato e ingiusto uno sciopero dei giornalisti per la libertà di informazione e per l'indipendenza dei media». Così la Fnsi ha replicato alla Federazione degli editori che ha criticato l'astensione dal lavoro proclamata dal sindacato dei giornalisti. «La Fieg - sostiene la Fnsi - si guarda bene dall'esprimere preoccupazione per un sistema nel quale il pluralismo è a rischio e dove la molteplicità delle testate, richiamata dal Presidente Luca di Montezemolo, è messa in pericolo da una proposta di legge che abolisce i limiti antitrust rafforzando così solo i soggetti finanziari più forti. Gli editori, come sempre, attaccano il Sindacato e non si preoccupano del fatto che i segnali di crisi dell'editoria dovrebbero determinare una posizione forte della Fieg a sostegno e non contro le motivazioni dello sciopero dei giornalisti. La realtà è che la Fnsi ha fatto una scelta giusta, fuori da ogni logica di schieramento, ma con motivazioni che riguardano i valori di autonomia che dovrebbero essere propri anche degli imprenditori. Purtroppo così non è: il problema è solo quello di contenere i costi, aumentando il precariato giornalistico e mortificando i diritti sindacali delle redazioni». «Non è lo sciopero che causa danni, ma - ha concluso la Fnsi - l'atteggiamento remissivo di questa classe editoriale che rischia di far perdere profitti, incassi dalle vendite e risorse pubblicitarie per la sua incapacità di contrastare con efficacia i tentativi di omologare l'informazione». «Il CdR dell'Ansa - si legge in una nota - si augura un'adesione compatta allo sciopero nazionale indetto dalla Fnsi. La libertà dell'informazione, l'autonomia professionale e l'indipendenza dei mezzi di comunicazione, per la cui difesa siamo chiamati a scioperare sono valori fondamentali per tutti i giornalisti, ma lo sono in maniera ancora più stringente per quelli dell'Ansa, fonte primaria di notizie per tutti i media». Piena adesione allo sciopero anche dai Cdr del gruppo Riffeser-Monti (QN, il Resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione), i quali “di fronte ad una ripetuta prassi della Poligrafici Editoriale di non rispetto degli scioperi proclamati dal sindacato unitario dei giornalisti, anche in presenza di una partecipazione quasi unanime dei redattori, sottolineano la loro comune preoccupazione per lo stato dell'informazione. I CdR chiedono ai colleghi - superando perplessità e dissensi che sono pienamente leciti - di partecipare alla giornata di protesta nazionale”.